“Omkretz”, emozioni in più dimensioni

La Stazione Leopolda fa da scenografia minimalista per la coreografia di Cristina Caprioli.

Turbano e avvolgono come un temporale i movimenti di Philip Berlin e Ulrika Berg, protagonisti di “Omkretz”, in scena alla Stazione Leopolda. È il secondo spettacolo firmato da Cristina Caprioli, ospite a Fabbrica Europa. Un palcoscenico spoglio, una semplice pedana rettangolare illuminata da due lampade laterali, con il pubblico disposto sugli altri due lati. Il ballerino entra in scena e si dimostra capace di interagire con ogni singolo muscolo del suo corpo, creando un valzer di emozioni. È una danza che sembra seguire il ritmo del battito del cuore, lo scorrere del sangue, gli impulsi nervosi. Movimenti rotatori a 360°, un ciclone che a volte percorre le traiettorie create dalla luce e altre volte le rifugge, perché, come il vagare distruttivo dei cicloni, la danza in “Omkretz” non ha una logica, o almeno sembra non averla.

OmkretzLa seconda danzatrice si unisce al primo. È il secondo uragano sulla superficie dello spazio scenico, già desolata ma infestata da energie invisibili. I due performers si alternano o danzano insieme. Non sono quasi mai in sincronia, effetto evidentemente voluto, ma che un po’ disorienta. Alla danza segue il camminare, al camminare di nuovo la danza; alla staticità segue il moto. Sono gli stessi ballerini che spostano le lampade, per crearsi nuove traiettorie da percorrere, nonché nuovi disequilibri per gli spettatori. Il punto di vista è molteplice; spazio, luce e movimento creano forme geometriche solide, che sembrano mutare a seconda della posizione da cui sono ammirate, ma che in fondo sono sempre la stessa cosa. In breve, un organismo lineare che, se scomposto, non rende l’idea dell’insieme, ma piuttosto del caos; un po’ come ammirare il sistema solare da una posizione impensabilmente distante (dall’esterno), o osservarlo da uno dei relativi pianeti (dall’interno).

Molto singolare, quasi ipnotica, è la musica, in parte eseguita dal vivo, di Yoann Durant, il quale fa un uso esclusivo di vari strumenti a fiato. Anche riguardo alla sonorità, le sensazioni sono molteplici; da un lato sembra tornare in una dimensione di rumori originali e primordiali, dall’altro possiamo immaginare di trasportarci in un futuro distopico. Insomma, disorientamento in più dimensioni. Un’avanguardia attualissima quella della Caprioli, che può coglierci alla sprovvista come hanno fatto le avanguardie artistiche con il pubblico del primo Novecento.

Firenze – STAZIONE LEOPOLDA, 14 maggio 2015.

Benedetta Colasanti

OMKRETZ – Coreografia: Cristina Caprioli; Danzatori: Philip Berlin, Ulrika Berg; Partitura sonora e musica dal vivo: Yoann Durant; Tecnici: Lumination of Sweden.

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