“Amerika” da Kafka a Scaparro l’eterna migrazione dell’uomo

eventi__amerika__1876__La straordinaria modernità della scrittura di Kafka non smette di stupire. Ne è la prova “Amerika”, in scena al museo ferroviario di Pietrarsa (sala dei 500) per il Napoli Teatro Festival. La storia di Karl Rosmann, giovane ebreo europeo, che giunge nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna, ma soprattutto per dimenticare un guaiaccio con una domestica, potrebbe tranquillamente essere ambientata ai giorni nostri, invece che all’epoca in cui fu scritta (metà anni ’20, e pubblicato postumo). Maurizio Scaparro lo sa bene e mette su, per questo riallestimento, un cast davvero notevole, in cui l’esperto Ugo Maria Morosi e l’eccellente Giovanni Anzaldo, nel ruolo del protagonista, fanno la parte dei leoni. Costumi (di Lorenzo Cutuli) e musiche dal vivo, ispirate alla musica yiddish e ben eseguite da Alessandro Panatteri (anche adattatore), Andy Bartolucci e Simone Salza, rendono più sapido un quadro dinamico e ben ritmato, con continui cambi di scene (curate da Emanuele Luzzati) e le medesime umiliazioni che ogni volta Karl è costretto a subire, cambiando continuamente divisa di lavoro. Sullo sfondo aleggia, inquietante, un’aria antisemita che all’epoca di Amerika (e ogni tanto anche ora) soffiava forte, ma italiani ed irlandesi non se la passavano molto meglio. Resta impressa, ad ogni modo, la prova assai vivida di Anzaldo, ed il buon cast, quasi tutto maschile (Giovanni Serratore, Fulvio Barigelli e Matteo Mauriello, e la brava Carla Ferraro). Maurizio Scaparro ha condotto con amore il lavoro di traduzione ed adattamento (con Fausto Malcovati) di un’opera che fu il canto del cigno dell’autore praghese, e che ancora stupisce, diverte e, soprattutto, commuove.

Antonio Mocciola

                                                                                                                                                     Napoli, 15-06-2014

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