“Addio alla Fine”, un silenzio mancato e un corpo parlante

La suggestiva sala delle locomotive nell’altrettanto affascinante sito della stazione ferroviaria di Pietrarsa ha fatto da cornice alla prima italiana della performance coreografica Addio alla fine.

Addio alla FineLo spettacolo, annunciato sin da subito itinerante, si apre nell’atrio della stazione dove una sorta di saltimbanco in marsina colorata ci accoglie avvertendoci che stiamo per entrare in un mondo parallelo, che siamo dei superstiti in procinto di partire; la partenza si sugella con l’arrivo dei ballerini vestiti a lutto con urna al seguito e finalmente ci introducono nella sala. Luci soffuse e un lungo corridoio con installazioni di vestiti da donna bianchi e neri ci conducono ai nostri posti sui quali troviamo delle giacche o camicie appese. Il palcoscenico è lungo quasi come si assistesse a una sfilata, solo qui inizia la coreografia dei sei danzatori, un ballo energico, vitale, colorato, volutamente ripetitivo ma mai stancante. La coreografia ha l’aspetto di un happening, essendo il palco una pedana è impossibile guardare tutti i performers, quindi si sceglie chi osservare. I sei ballerini Dereck Cayla, Quentin Dehaye, Emio Greco, Neda Hadji-Mirzaei, Kelly Hirina, Arnaud Macquet, Helena Volkov sono coinvolgenti nei gesti, nei corpi e negli sguardi e spendono tutto loro stessi sulla scena. Dalla sala delle locomotive si passa all’arena: platea all’aperto, un palcoscenico “classico” ma con il fondo scena panoramico, la coreografia sostenuta da musiche trascinanti e da un perfetto utilizzo delle luci resta impeccabile.

Agire per sottrazione è per definizione più efficace, gli interventi a flusso di coscienza dell’attore-guida Leandro Amato sono perlopiù incomprensibili, citare dei geni dello spettacolo – in questo caso l’irripetibile Federico Fellini – è sempre pericoloso, quasi mai si riesce nell’intento. Se Emio Greco e Pieter C. Scholten coreografi, registi e ideatori dello spettacolo avessero proposto la coreografia tout court lo spettacolo sarebbe stato più immediato e più d’impatto, il silenzio e soprattutto il corpo valgono più di mille parole.

Mariarosaria Mazzone

Napoli Teatro Festival Italia

Luogo Museo Nazionale Ferroviario di Napoli “Pietrarsa” – SALA DELLE LOCOMOTIVE

14/06/2014

COREOGRAFIA EMIO GRECO E PIETER C. SCHOLTEN
IDEAZIONE E DESIGN PIETER C. SCHOLTEN
CON DERECK CAYLA, QUENTIN DEHAYE, EMIO GRECO, NEDA HADJI-MIRZAEI, KELLY HIRINA, ARNAUD MACQUET, HELENA VOLKOV
GUIDA LEANDRO AMATO TESTO/TEXT BY BO TARENSKEEN
TRADUZIONE FRANCESCO DURANTE
VIDEO MAITE BERMÚDEZ, MOISES MORICOLI
SOUND DESIGN PIETER C. SCHOLTEN
LUCI HENK DANNER, PAUL BEUMER
COSTUMI CLIFFORD PORTIER
COPRODUZIONE ICKAMSTERDAM, HOLLAND FESTIVAL, THEATER A/H VRIJTHOF, NEDERLANDSE DANSDAGEN
IN COLLABORAZIONE CON ATER – ASSOCIAZIONE TEATRALE EMILIA ROMAGNA

Progetto finanziato
con POR FESR 2007-2013 “La cultura come risorsa”

Prima italiana
Paese OlandaItalia

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