Muriki

Oggi ho avuto il piacere di intervistare Attilio Errico Agnello, capofila del progetto musicale Muriki (nome che fa riferimento ad alcuni primati della foresta atlantica il cui senso di comunità è molto forte). Il loro nuovo omonimo EP, fruibile sulle migliori piattaforme digitali dal 22 giugno scorso, è stato pubblicato da Redgoldgreen in collaborazione con “Programmazione Puglia Sounds Record 2020/21”. Un percorso che ruota attorno ai ritmi e al calore dell’afro-funk, caratterizzato anche dall’improvvisazione. Temi strumentali si coniugano con la contaminazione di ritmi e suoni dell’Africa e dal Mediterraneo, dove i testi nascono da un approccio ritmico all’uso della parola cantata, dalla ricerca lessico/etimologica oltre che sonora del linguaggio usato.

 

Buonasera Attilio, ci racconti il tuo percorso artistico?

Ciao buonasera! A riguardo posso dirti che la mia vita artistica ha sempre seguito il percorso della musica indipendente. Nel tempo, come musicista e autore, ho prodotto, con le formazioni del momento, canzoni e dischi reggae, funk e di altri generi Black, per poi approdare a questo progetto afrobeat che ho voluto contaminare con la musica mediterranea del sud Italia.

Cosa vuole trasmettere la vostra musica?

La musica trasmette musica, ovvero l’emozione istintiva che si ha verso determinati suoni e ritmi, ciò è diverso per ognuno, ognuno ha la sua musica che risuona dentro. Spero che la nostra abbia abbastanza risuonatori! Certo ovviamente anche le parole sono fondamentali per esprimere ciò che mi sta a cuore, ovvero vivere questa vita e questa terra con responsabilità e consapevolezza positiva.

Come nasce l’amore per i ritmi dell’afro-funk?

Nei miei ascolti c’è un po’ di tutto e come ho detto prima c’è soprattutto musica black. Ciò che ascoltiamo, in una maniera o nell’altra, ha un debito con l’Africa, con i modi ritmico melodici di una tradizione antichissima. Tutta la musica Popular moderna a cominciare dal Jazz sino a tutti i generi della nostra epoca non esisterebbe se non ci fossero stati gli africani coinvolti loro malgrado nella storia degli occidentali. Io ho scoperto in qualche modo l’origine, ciò che sta alla base di questo processo, e me ne sono innamorato.

Cosa c’è alla base di “Involution”?

C’è un discorso sulla colonizzazione mentale, ovvero quella condizione in cui ci si sottomette a uno stato di minorità, che viene imposto sia materialmente che psicologicamente. Involution è un discorso di manipolazione e prigionia e infine di liberazione dai condizionamenti esterni. Se ci pensate è un discorso applicabile a tutto ciò che ci circonda!

Un genere musicale lontano dalle vostre corde in cui vi piacerebbe cimentarvi?

Suono questa musica perché ci sono cresciuto e, anche se ascolto veramente di tutto, faccio solo quello che in un dato momento sento nelle mie corde, anche perché non mi sentirei a mio agio a suonare cose che non mi appartengono.

Attilio ci dici la canzone della tua vita.

No, non saprei davvero che dirti. Ce ne sono talmente tante che scegliendone solo una farei torto a tutte le altre che mi hanno accompagnato e fatto crescere come musicista.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua vita?

Ho iniziato a studiare musica da piccolo e una volta che apri quella porta e ci metti un piede dentro ti si apre un mondo di scoperte continue. Da allora ancora non mi sono fermato.

Il tuo film preferito?

Ce ne sono diversi, anche se non sono un vero esperto di cinema. Mi piacciono le belle storie raccontate bene. Mi piace sia il cinema italiano che straniero, ma per restare in tema trovo calzante qualcosa di leggero e geniale allo stesso tempo: The Blues Brothers.

Che passioni hai oltre la musica?

Mi piace cucinare, c’è creatività e tanto da scoprire e poi mi rilassa dallo stress quotidiano.

Come vedi il futuro del panorama musicale italiano?

Non so che rispondere…Se si parla di panorama musicale italiano, mi dispiace ma vedo solo quello commerciale; per avere altre vedute ci si deve spostare sempre un po’ fuori dall’Italia. In alcune interviste mi sono espresso in maniera molto critica, ma non è solo una questione di gusti musicali, bensì una questione di spazi. Mi piacerebbe che anche altri generi oggi minori riuscissero in futuro a conquistare dignità e giusto spazio nella musica popular italiana.

Che rapporto hai con i social e con i tuoi fan?

I social sono uno strumento più o meno efficace per raggiungere e presentarti ai tuoi potenziali fan. Il più o meno dipende sempre dalle risorse che si possono mettere su questo piatto, se si può spendere si possono raggiungere virtualmente molte persone, diversamente ci si arrangia.

Come musicista esordiente colgo certamente gli aspetti positivi promozionali e cerco di stare in partita, ma non mi dispiacerebbe tornare a una vita meno virtuale in favore della reale. Uscire e andare a un concerto e vivere realmente la musica o altri spettacoli è vita con emozioni vere che nessuna diretta streaming può surrogare.

 

“Il pittore dipinge su tela. I musicisti dipingono invece i loro quadri sul silenzio.” – Leopold Stokowski

 

Valerio Molinaro

 

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