“L’Internazionale” da Bracco a Meola la storia Mignon, eroina-canzonettista

10665756_881852585189075_2719186813185902680_nGrande merito di Giovanni Meola è certamente quello di aver riportato in scena un’opera di Roberto Bracco, uno dei più grandi drammaturghi del XX sec, candidato perfino al Premio Nobel e ignobilmente ostracizzato dalla cultura engagè del ventennio per le sue posizioni antifasciste e per l’ostentato rifiuto ad entrare nell’Accademia d’Italia.

Dietro una vicenda apparentemente ordinaria, per quanto ordinaria possa essere la dimensione bellica che fa da sfondo al testo, L’Internazionale, atto unico di Roberto Bracco, racconta la storia di una giovane e avvenente canzonettista, interpretata con grande attenzione da Sara Missaglia, le cui prospettive “internazionali”, dal punto di vista morale e intellettuale, sono assai più vaste di quello che la sua professione di “frivola” donna di spettacolo potrebbe far credere.

Mignon, in realtà, eroina fredda ed essenziale nella sua assoluta modernità, di frivolo non conserva proprio nulla e giganteggia sulla scena sin dal principio, sin da quando, maestosa, come la divinità greca da cui prese nome il nostro continente, si avvolge, come fosse una stola, in una grande cartina geografica dell’Europa e ci scruta, conservando nello sguardo una consapevolezza ambigua e terribile al tempo stesso, quella consapevolezza che, senza enfasi e senza eccessivi effetti sentimentali, svelerà al pubblico nel bellissimo monologo finale.

Mignon, dunque, nella rielaborazione scenica di Giovanni Meola è, sin da principio, la creatura enigmatica che incarna nella studiata sobrietà dei suoi gesti e delle sue parole, il senso stesso del paradosso politico e sociale in cui l’intera società è immersa: attraverso il personaggio di Mignon, trasformato in evocativo e gnostico simbolo metatemporale, Giovanni Meola sembra volerci mettere in guardia sul ratto d’Europa che oggi, come ai tempi di Bracco, si consuma in sordina, nel silenzio complice e imbelle delle persone che vivono al nostro fianco o di coloro i quali sarebbero preposti all’ordine e alla difesa del diritto.

Renzo, interpretato con cura da Luca Di Tommaso, e il Cavalier Aprile, un magistrale Luigi Credendino, sono lo specchio della nostra inettitudine, dei nostri vani affanni, delle nostre inulti e piccole ambizioni.

Intanto, Mignon ha gli occhi fissi sull’Europa e sulla muta apocalisse che sta devastando il futuro della nostra gioventù.

Claudio Finelli

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