NTFI 2015 – “La riunificazione delle due coree”, gli amori impossibili di Pommerat

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A due anni dalla versione in lingua, al Napoli Teatro Festival torna “La Réunification des deux Corées” di Joel Pommerat. Nulla di politico, a dispetto del titolo. La metafora sulle due Coree, da decenni separate da un abisso (in primis) di civiltà, serve a ironizzare sulle difficoltà di unione tra due anime gemelle. Ecco così che, in 18 quadri, Alfonso Postiglione fa danzare e patire i suoi 9 attori, che a loro volta danno vita a 51 personaggi che, bravura del regista, non creano caos né dispersione, riempiendo gli spazi con intelligenza. Non tutto, forse, fila liscio. La temperatura teatrale viene e va, come una lampadina intermittente, ma molte cose restano impresse nella retina e nel cuore. La follia di una smemorata (la strepitosa Sara Alzetta con Paolo Musio in “Memoria”), il figlio perduto in “Bambini” (Aglaia Mora, Laura Graziosi, Armando Iovino, tutti molto in parte), il divertente “Matrimonio” (con una Gaia Insenga divertentissima, così come Giandomenico Cupaiuolo e Giulia Weber), ed il dramma del distacco in “Denaro” con Sara Alzetta (lacerante il suo scendere a picco nell’abisso del dolore) e Biagio Forestieri. Inappuntabili, come sempre, le musiche di Paolo Coletta. Se è vero che “ogni amore è infelice a modo suo”, come ammoniscono le note di regia citando Tolstoj, è anche vero che spettacoli come questo sono eleganti esempi di teatro di storie e di attori. In questo Napoli Teatro Festival in cui la freddezza troppo spesso fa capolino, l’amore narrato con controllato calore fa bene al cuore, e persino al cervello.
Napoli, Castel Sant’Elmo
Antonio Mocciola

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