Il Cicalone nazionale

Oggi ho avuto il grandissimo piacere di intervistare Simone Cicalone, famoso youtuber romano autore di un successo dietro l’altro. Allenamento, alimentazione, storie di vita, interviste e sacrificio, sono i punti focali del suo canale e del suo racconto quotidiano. Simone, che ha un passato da pugile e da kick boxer, ha un’enorme passione per la tecnologia e per il videomaking. Grazie ad una narrazione particolare ed efficace riesce a raccontare con disinvoltura e senza falsi moralismi uno spaccato della società spesso relegata in un angolo dal sistema Mainstrem.

Chi è Simone Cicalone?

Simone Cicalone è un personaggio che sente l’esigenza pungente di raccontare delle storie. Oggi sul web per colpire e influenzare il pubblico c’è la necessità di stupire. O si punta sulla bellezza, come ad esempio accade spesso su Tik Tok, o per emergere cerchi di trasmettere un messaggio puntando sui contenuti. Nel tempo mi sono reso conto che facendo casino sono riuscito a farmi ascoltare. E riesco a farlo perché racconto, parlo e spiego. Per riuscire a raggiungere un pubblico sempre più vasto mi sono reso conto che avevo bisogno di diversificare le tematiche affrontate nei video.

Come nasce la tua passione per lo sport e il videomaking?

Sono sempre stato affascinato dalla tecnologia, dalle telecamere e dal videomaking. Pensa che quando ero ragazzo insieme a degli amici avevamo iniziato a girare un film amatoriale, una sorta di romanzo criminale ante litteram. Ci eravamo impegnati tanto e avevamo girato la scena di una rapina e di un’aggressione sotto al tunnel della Salaria (ride nd.r.). Quando ho aperto il canale YouTube nel 2007, caricavo dei video incentrati sul pugilato. Una delle mie prerogative è sempre stata l’arma dell’ironia. Infatti nei miei primi video prendevo in giro alcune figure “esaltate”, in particolare i buttafuori old style e i krav maghi, come chiamo io gli istruttori di autodifesa improvvisati. Molti dei miei primissimi video erano delle semplici parodie, che spesso, però, venivano scambiati per video reali. Poi, pian piano, ho iniziato a caricare video più frequentemente e con maggiore costanza, cercando di creare un percorso ben definito.

Come mai hai deciso di aprire un canale YouTube?

L’ho fatto principalmente perché volevo avere un spazio dove poter caricare i miei video (un qualcosa sulla falsa riga di MySpace e Facebook).

Come nasce il format Quartieri Criminali?

È nato innanzi tutto per appagare la mia voglia di raccontare. Volevo spiegare anche alle persone che non sono di Roma i vari quartieri che la compongono. Ne ho parlato con Mattia Faraoni e poi il format ha preso vita. Cerco di mettere in luce delle zone di questa città che difficilmente finiscono sotto ai riflettori, se non per fatti negativi.

Se incontrassi un genio e avessi tre desideri per migliorare Roma, cosa domanderesti?

Bella domanda! Sicuramente gli chiederei di eliminare il traffico privato, così da abbattere l’alto tasso di inquinamento. E ovviamente potenzierei il servizio di trasporto pubblico, magari incentivando la politica dei mezzi elettrici. Poi gli domanderei di semplificare l’apparato burocratico, che strozza questa città, potenziando l’amministrazione e i servizi online. Infine metterei un prezzo prestabilito per le abitazioni, per evitare le speculazioni. E impiegherei tutte quelle persone che hanno perso il lavoro nel controllo del territorio.

Tra tutte le storie che hai raccontato quale ti è rimasta particolarmente impressa?

Sicuramente il video in cui racconto il litigio con un Krav mago al supermercato. Quella storia mi ha lasciato l’amaro in bocca. Come ti ho detto, spesso uso l’ironia per svegliare la gente.

Come ti spieghi il successo che stai riscontrando soprattutto tra i giovanissimi?

Spesso i feedback e i messaggi che ricevo dai giovanissimi mi fanno capire che oggi molti ragazzi non hanno una guida, un punto di riferimento. Ricevo spesso domande che si dovrebbero fare ad un genitore, o ad un parente. Molti di loro in me vedono una persona seria con cui possono comunicare e con cui possono relazionarsi. In me non vedono uno che punta il dito, o che giudica: mi vedono semplicemente come uno di loro!

Come si combatte il bullismo?

Ora il bullismo sui social è combattuto soltanto tramite un algoritmo che blocca determinate parole. Per me ci dovrebbero essere dei tutor in carne e ossa, non solo l’intelligenza artificiale, delle figure specializzate con il compito preciso di sorvegliare, che possano garantire ordine sul web, un Nucleo anti bullismo!

Un progetto che ti sta a cuore, ma che ancora non hai realizzato.

Vorrei tanto entrare in altri media, grazie alla meritocrazia acquisita sui social e alla gavetta fatta in questi anni!

 

Il coraggio non è l’assenza di paura, ma piuttosto il giudizio che c’è qualcos’altro più importante della paura.

Ambrose Redmoon

 

Valerio Molinaro

 

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