Franchino non è un criminale

Oggi ho avuto il grande piacere di scambiare quattro chiacchiere con Alessandro Bologna, alias Franchino er Criminale. Istruttore di pugilato, boxeur e amante della buona cucina, Alessandro/Franchino negli ultimi mesi è salito alle cronache e il suo personaggio sta letteralmente spopolando sui social, su Twitch e su YouTube. Dotato di un’innata autoironia, giramondo innamorato degli altrui usi e costumi, Alessandro con perseveranza, intelligenza e caparbietà è riuscito a ritagliarsi un ruolo decisamente significativo nel mare magnum del web. Elementi che lo contraddistinguono sono la sua schiettezza e la sua spontaneità, in un mondo sempre più scadenzato dall’utile e dai rapporti superficiali e arrivisti.

Ciao Alessandro. Come nasce il personaggio di Franchino?

Buonasera a tutti. Franchino non è un nick che mi sono scelto. Mi è stato affibbiato dal buon Simone Cicalone, durante un episodio di un suo video. In quell’occasione mi trovai nella condizione di dover sostituire all’ultimo minuto in palestra un tipo grande e grosso. Il personaggio risultò subito simpatico e venne acclamato dal pubblico. Così decidemmo di girare un secondo episodio. Non ti nascondo che all’inizio mi vergognavo, poi con il tempo mi sono abituato perché per me è diventato a tutti gli effetti un lavoro. Se ci riflettiamo poi ogni quartiere ha un proprio Franchino er criminale.

Chi sono per te i veri criminali?

Per me criminale non è chi ruba per fame, per bisogno, ma chi lo fa perché spinto dal demone del potere. Spesso sono i politici i veri criminali.

Hai superato i quarant’anni e metà della tua vita l’hai spesa viaggiando. Ti è mai mancato qualcosa dell’Italia?

Nella mia vita ho viaggiato molto. Sono stato in Olanda, Irlanda, Svezia, Sud America, Africa, Stati Uniti. Ho vissuto perfino per un periodo in Costa Rica, dove per lavoro mi occupavo di riparare le tavole da surf. In generale non ho mai sentito troppo la mancanza dell’Italia. In questo Paese, purtroppo, ci sono pochi pregi rispetto ai molteplici difetti. Quando ero più giovane avevo pensato che mi sarei trasferito a vivere da Parigi in su, poi le cose sono andate diversamente e sono tornato. Nella mia vita mi sono sempre reinventato.

Come ci è finito su YouTube un tipo come te?

Il web per me è una parabola, un po’ come la vita se ci pensi. I tempi sono scaglionati da tre frasi: nasci, cresci e muori. Il web è un’esperienza, se così la vogliamo chiamare, a tempo determinato. L’importante è sempre rinnovarsi. Continuerò fino a quando mi piacciono i contenuti che porto e sono naturale, poi, in caso, mi dedicherò ad altro.

Come è cambiata la società?

La società rimane per me la solita schifezza di sempre. Sono cambiate invece le richieste delle persone. Io e Cicalone ci siamo evoluti nel nostro piccolo. All’inizio rappresentavamo scenette cringe, ora Simone con le sue inchieste ha sdoganato un certo tipo di realtà. Anche io ho compiuto un percorso. In tre anni sono passato dallo sport al cibo.

Una cosa bella e una cosa brutta di YouTube.

Ti rispondo indicandoti la stessa cosa, sia in ambito positivo che negativo: la libertà. La libertà ti permette di esprimerti, ma ha dei paletti che non puoi prevaricare, è una libertà spesso circoscritta. Questo per me rappresenta un limite. Poi, però, grazie a internet ho anche avuto la possibilità di conoscere tante belle persone come Lorenzo Pratt, Dario Morello, Ugo Borghetti, amici che vedo anche al di fuori dei video. Un’altra cosa negativa e stressante è che ricevo dieci minacce al giorno, proprio a causa della mia genuinità e schiettezza.

Facciamo un passo indietro. Come ti sei appassionato al pugilato?

Mi sono appassionato da ragazzino. Avevo circa quattordici anni quando un amico di mio fratello più grande di me mi fece innamorare di questo sport. Poi crescendo ho anche iniziato a praticarlo.

Oltre al cibo e il pugilato hai altri interessi?

Il mondo del cibo rappresenta solo una cartella della mia vita. Sicuramente non parlerei mai di un argomento che non mi appassiona, non mi troverete mai a fare video sulle automobili. Invece mi piacerebbe molto portare contenuti sui viaggi. Quello è un argomento a me affine e credo che potrei sicuramente dire la mia.

Come hai reagito nel vedere il documentario sulla tua vita realizzato “A panatura der supplì” realizzato dai ragazzi di Black Orange?

È stato molto bello, sia vedere il risultato finale che girarlo. Abbiamo girato per tre giorni dentro casa mia, me li ritrovavo ovunque. Mi è piaciuto dar loro una mano. Io credo molto nel fatto che bisogni aiutare chi ha talento. Spesso molti “personaggi di successo” non lo fanno e per me questa è una cosa inconcepibile; questo, per me, è un dovere etico.

Come ti è cambiata la vita negli ultimi sei mesi?

Vi racconto una curiosità: a gennaio del 2022 con YouTube ho guadagnato 191 euro. In quel momento davanti a me si apriva un bivio, continuare, o abbandonare tutto. Ho scelto di resistere e sono stato ripagato dalla mia perseveranza. I miei video piacciono perché sono semplici e diretti è per questo che il mio canale è esploso. Devo ringraziare la mia costanza.

Con chi ti piacerebbe fare un video?

Mi sarebbe molto piaciuto girare un video con Gigi Proietti.

Hai qualche consiglio da dare a un giovane Youtuber?

Come diceva De André nella mi vita ho avuto pochissime idee ma in compenso fisse. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di provare e di insistere. Purtroppo linee guida non esistono. I gusti degli utenti sono come la morale, mutevole nel tempo e nelle longitudini.

I tuoi tre film preferiti.

Fragola e sangue; La mia droga si chiama Julie e La vita sognata degli angeli. E ovviamente tutti i film con gli Avengers [ride n.d.r.].

Quali sono i tuoi video preferiti del web?

Sarò onesto, la tv non la vedo da venticinque anni e YouTube lo vedo pochissimo: prima lo usavo solo per ascoltare la musica.

Le tre canzoni della tua vita.

La città vecchia di De André. Eskimo di Guccini. E Boogie di Paolo Conte.

 

Essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari.

De André

 

Valerio Molinaro

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