Dario Fo e Franca Rame

Coppie d’oro: Dario Fo e Franca Rame

Lo scoop in diretta TV

Nel febbraio del 1987 i giornali non parlano d’altro. La notizia è ghiotta. L’attrice Franca Rame, durante la sua partecipazione a Domenica In, dove era per promuovere lo spettacolo “Il ratto della Francesca”, in scena in quei giorni al Teatro Tenda di Roma, ha dichiarato in diretta televisiva, a Raffaella Carrà, di essere stanca dei tradimenti di suo marito, Dario Fo, e che intende lasciarlo.

Il bluff e un po’ di pepe

Piovono sia critiche e che attestati di solidarietà. Come sempre la coppia fa discutere. Sull’Unità (unico giornale ad aver stroncato “Il ratto della Francesca”) Michele Serra utilizza l’accaduto per confermare una disistima nei confronti della svolta “pop” della coppia, intitola il suo articolo “Anche tu, Franca, nella videolavatrice della signora Carrà”. Serra vi sottolinea una caduta di stile ed una perdita di dignità. Dopo qualche settimana, il caso si sgonfia come un soufflé. Franca dichiara di aver bluffato. Voleva dare una lezione a Dario, ed un po’ di pepe all’intervista con la Carrà. In realtà, dichiara ora, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo.

Il racconto della violenza

Mesi dopo l’episodio domenicale, il 28 novembre del 1987, in un’altra trasmissione ad alto tasso di popolarità, “Fantastico 8”, Franca ritorna in tv. A condurre la trasmissione del sabato sera è Adriano Celentano, che presenta quello che sarà l’intervento di Franca come un “triplo salto mortale all’indietro”. La cronaca di quei giorni è tempestata da una recrudescenza di uno dei più esecrabile dei crimini: lo stupro. Franca, al suo ingresso sul palco del Teatro Delle Vittorie, annuncia che reciterà un monologo dedicato all’argomento. Dice che essersi ispirata ad un articolo, letto anni dietro sul periodico “Noi donne”. Sono anni che lo presenta in teatro al suo pubblico nell’ambito dello spettacolo “Parti femminili”. Il pezzo è straziante, la crudezza delle immagini evocate dalle parole, e delle sensazioni della protagonista, lasciano senza fiato.

Un fatto realmente accaduto

Anche in questo caso i commenti della stampa e degli opinionisti non mancano. La regista Lina Wertmuller, ad esempio, afferma che il pubblico andasse prima preparato, la giornalista Camilla Cederna, invece, ha parole di apprezzamento per il valore sociale dell’operazione. Quello che il pubblico scoprirà poco dopo è che, contrariamente a quanto dichiarato in diretta Tv dall’attrice, il monologo è una fedele ricostruzione di quanto accaduto nel 1973 alla stessa Franca.

Il crimine e le connivenze

Ci vorranno 25 anni dall’accaduto, quando ormai il crimine è in prescrizione, nel 1998, viene stabilito che lo stupro è stato opera di un gruppo dell’eversione di destra. Lo hanno utilizzato come arma offensiva nei confronti dell’attrice che con suo marito ha intrapreso dal 1968 una lotta politica apertamente schierata a sinistra. Si scopre il coinvolgimento anche di esponenti delle forze dell’ordine e dello Stato. Qualcuno, il giorno della violenza, negli ambienti dell’estrema destra, ha persino brindato per quanto avvenuto. Accanto a Franca, in quei giorni come sempre, c’è Dario.

Le origini di un amore

Dario e Franca si conoscono nell’estate del 1951 sulle tavole del palcoscenico dove interpretano la rivista “Sette giorni a Milano” con Tino Scotti. Franca è la soubrette della compagnia, Dario il comico. Bionda e bellissima lei, dinoccolato e “con denti da coniglio ed occhi azzurri” (parole di Franca) lui. È Franca a prendere l’iniziativa, baciando Dario, dopo averlo spinto contro il muro. Si sposano pochi mesi dopo, e da allora non si lasciano più.

Nasce la Compagnia

Dopo la nascita del figlio Jacopo (1955) i due fondano la Compagnia Dario Fo e Franca Rame, e, nel 1962, la Rai offre loro la conduzione dello show abbinato alla Lotteria di Capodanno, Canzonissima. Quello che è certo è che la coppia con il mezzo televisivo ha da subito un rapporto a dir poco complicato. Infatti, per una serie di scenette satiriche, tra cui, soprattutto, una dedicata alla tragedia delle “morti bianche”, all’ennesimo intervento della censura, su due piedi decidono di abbandonare la trasmissione e la RAI.

Scelte difficili e nuovi circuiti

L’attività politica per loro diventa una “condizio sine qua no”, ed addirittura, nel 1968, decidono di abbandonare con la loro compagnia il circuito dell’Eti e fondano prima il Collettivo Nuova Scena poi, pochi anni dopo, La Comune. Il loro circuito è costituito dai circoli ARCI e i centri sociali. La drammaturgia di Dario Fo è surreale, ma fortemente ancorata alla realtà contemporanea, scrive di giustizia, femminismo, poteri occulti e devianza della finanza. Tutto espresso da un punto di vista apertamente schierato a sinistra. Franca condivide con lui il lavoro, la vita ed anche lo studio.

Nasce Mistero Buffo, un’ alchimia tra mistero religioso e giullarata

Grazie anche al repertorio di canovacci e scenari appartenente alla famiglia Rame, che ha origine dai comici dell’arte del 1600, nasce “Mistero Buffo”, una delle più alte vette qualitative della drammaturgia di Fo, in cui, in maniera assolutamente personale, pur se filologica, convivono le due facce del teatro medioevale, il mistero religioso e la giullarata, tutto filtrato attraverso la contemporaneità e l’immancabile graffio politico. Il successo in Italia è conquistato grazie al passaparola ed alla propaganda di sinistra, che però non sempre appoggia la coppia, che va avanti nelle sue battaglie senza tregua.

L’occupazione della Palazzina Liberty a Milano

Dal 1974 al 1980 Dario e Franca occupano la Palazzina Liberty di Milano che diviene la sede del loro laboratorio e della compagnia. L’azione non è senza strascichi, l’amministrazione comunale di Milano, capeggiata dal sindaco socialista Aldo Aniasi, fa di tutto per mandarli via. A sostegno della coppia di passionari artisti, gran parte degli abitanti del quartiere XXII Marzo in cui sorge la palazzina, ma anche tanta stampa e cultura straniera. Infatti all’estero il successo di Dario Fo e di Franca Rame supera addirittura quello in Italia.

I successi internazionali e il Nobel

“Chi ruba un piede è fortunato in amore”, “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, “Gli arcangeli non giocano a flipper” e “Morte accidentale di un anarchico” (ispirato alla morte dell’anarchico Pinelli) sono opere che vengono tradotte e rappresentate in tutto il mondo. Tanta stima maturata negli anni fuori dai ristretti confini italiani trova la più alta celebrazione il 10 dicembre del 1997. Dario Fo viene designato del Premio Nobel per la letteratura, è il sesto italiano a vincerlo in questa in questa categoria. Anche alla Sala dei concerti dei Stoccolma, luogo di consegna dell’onorificenza, Dario è accompagnato da Franca e, al momento della proclamazione da parte di re Gustavo, Dario mostra la foto della moglie. Un gesto che sancisce, ancora una volta, l’assoluta fusione che fa essere i due qualcosa più di una coppia, un vero e proprio elemento unico.

Bella Ciao!

Un’unicità che si spezza nel maggio del 2013, quando Franca muore, per le conseguenze ad un ictus cerebrale che l’ha colpita un anno prima. Questa volta lo ha lasciato davvero. Tre anni dopo Dario la raggiunge. Nel 2017, il Comune di Milano intitola la Palazzina Liberty a Dario Fo e Franca Rame.

   Gianmarco Cesario

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