Vittorio Brandi, tutte le sfumature dell’arte

E’ pronto a debuttare, dal 4 al 5 marzo, al Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, con un nuovo testo di Antonio Mocciola, per la regia di Giorgio Gori, anche in scena assieme a Maria Rosaria Virgili. Vittorio Brandi ha dalla sua un talento vero, con tantissime sfumature, e che anche in questa occasione farà emergere.

“La retorica delle puttane” indaga sui rapporti clandestini, sul sesso nascosto o rimosso, e sulle sue conseguenze. Uno spettacolo torbido che ti vede tra i protagonisti. Come si colloca nel tuo percorso artistico, molto variegato?

Credo che nel pensiero di un attore debbano regnare la curiosità e il mettersi costantemente in gioco e in discussione, che sia anche in un solo genere. Per quanto mi riguarda, faccio parte di quella fetta di artisti che questa sete la saziano “vagando” da un genere all’altro. Questa sfumatura d’arte, che fino a circa un anno fa non pensavo potesse appartenermi, si è rivelata una delle esperienze più suggestive, immersive e soprattutto formative del mio percorso. Forse proprio perché c’è un’importante dose di veridicità… che lo si accetti o no.

Il tuo personaggio nasconde un alone di ambiguità e mistero, qual è stato l’approccio nell’affrontarlo?
La costruzione del personaggio è partita da un grande numero di domande e curiosità sorte durante la prima lettura. In particolare sono due quelle che mi hanno dato l’input: Qual è il bisogno più grande che lo spinge ad irrompere nella vicenda? E, perché adotta modi differenti di approcciarsi agli altri due personaggi? Sono bastate poche parole del nostro autore, Antonio Mocciola, per aprire un mondo di risposte che ha portato finalmente alla nascita di Cesare, come lo ha definito Antonio, “occhio della moralità”.

I testi di Mocciola affrontano il nudo in chiave anti-erotica, un simbolo quasi mistico. In questo caso che messaggio dà, e cosa provi nel recitare completamente nudo, come accadde nel bellissimo “Gli smarriti”?

In generale, in questa sceneggiatura la nudità del corpo serve ad amplificare la messa a nudo dell’animo umano, la soggezione e lo squallore che vengono esaltati ancor di più nella seconda metà dello spettacolo. Nello specifico, invece, il nudo rende Cesare un personaggio comunemente terreno, come gli altri, prima di rivelare una natura insolita.
Per quanto riguarda ciò che provo, ho dovuto svolgere un gran bel lavoro di disinibizione già un anno fa, come dicevo prima, per “Gli smarriti”. Ricordo la prima volta in cui mi sono messo alla prova, e soprattutto ricordo la stranissima sensazione, dopo aver provato, di “sentire” i vestiti addosso, e questa esperienza mi ha fatto riflettere tanto. Capita troppo spesso che diamo per scontate certe cose solo perché sono ormai radicate nella nostra routine. Non dico di spogliarsi per forza davanti a degli estranei per capirlo, ma basterebbe anche solo spogliare gli occhi e cominciare a vedere le cose per la loro reale importanza.

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