“Trilogia dell’addio”, storie d’amore che nascono e muoiono in una Napoli metropolitana

Ottima scrittura e giusto melange di sentimenti ed intelligente introspezione nella seconda fatica letteraria di Vincenzo Torella per i tipi della Homo Scrivens

indexÈ forse il più celebrato momento di una storia d’amore, insieme al primo bacio: l’addio, la separazione, sono, per suggestione ed intensità emotiva, da sempre oggetto di poeti, scrittori, drammaturghi, sceneggiatori, musicisti e cantautori. Ognuno di noi ha, almeno una volta, vissuto quel momento, ed ognuno di noi ha creduto di essere unico in quel sentire, elaborando il distacco in maniera personale, più spesso dolorosa, a volte anche con inimmaginabile levità. Vincenzo Torella, giovane scrittore alla sua seconda esperienza editoriale, ci racconta tre storie in cui altrettante donne vivono questo momento. In “Trilogia dell’addio” abbiamo tre tipologie differenti di donna, una fotografa lesbica, un’irreprensibile impiegata borghese ed una rampante giornalista, che infrangono le proprie certezze contro il muro di altrettanti rapporti amorosi, che esse raccontano all’indomani di un addio, rivolgendosi proprio a coloro che fanno parte di quella metà staccata di una coppia che non c’è più.

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Vincenzo Torella

Tre donne che hanno vissuto tre storie difficili, improbabili, tutte e tre con persone straniere, quasi a voler simboleggiare, per l’autore, l’impossibilità di dialogo, l’incomunicabilità che spesso è alla base dei grandi amori e dei grandi addii. La fotografa omosessuale incontra la propria donna per caso, ad un tavolo di un ristorante, mentre questa è con il marito, annoiata da una vacanza che in realtà è un viaggio di lavoro per l’uomo, e nella solitudine scopre la passione per la donna che in quel rapporto a sua volta scopre le insicurezze affettive a cui non era abituata, che la trascinano in un vortice di continui addii, che si concludono con una definitiva presa di coscienza, all’indomani di una sua mostra fotografica. Ed è proprio ad una mostra fotografica che nasce la storia d’amore e passione fra la giovane impiegata e l’affascinante attore francese, un rapporto destinato a finire sin dal suo primo istante, ma che la consapevolezza di entrambi non eviterà loro un forte coinvolgimento emotivo, che la donna vive con dolorosa partecipazione, fino ad un imprevedibile, nella sua dichiarata prevedibilità, addio, all’indomani dello spettacolo teatrale dell’uomo, nello stesso teatro nel quale, probabilmente, nel corso di una conferenza stampa la giornalista incontra il suo giovane amante, uno studente spagnolo che non ci sta ad essere considerato un semplice toy boy per una milf “stronza ed arrogante” quale si manifesta la donna con lui, che, proprio grazie a lui, invece si spoglia dalle convenzioni e ritrova la semplicità di un rapporto maturo, anch’esso destinato a finire con una partenza. Tre storie belle e ben raccontate, con lo sfondo di una Napoli non consueta: quasi assente il bozzettismo di maniera, la città non è il paese del sole e dei colori, ma una città piovosa, dove i personaggi si incontrano in una dimensione mitteleuropea, in ambienti metropolitani, quali gallerie d’arte, teatri (dove vanno in scena spettacoli internazionali), locali underground, ed anche i mercatini caratteristici della città non sono l’abitudine quotidiana di una delle protagoniste, ma la scoperta ottenuta grazie alla frequentazione del suo amante spagnolo.

Un libro, quello di Torella, che racconta la vita attraverso gli occhi di un giovane che l’osserva  e la consuma con la consapevolezza di chi con curiosità si guarda intorno, ed il sentimento dell’amore lo descrive con passione, ma senza concessione al facile melo. Un libro, “Trilogia dell’addio”, che, grazie all’intreccio ideale tra le tre storie, alla descrizione degli ambienti ed alle indovinate creazioni dei personaggi, sarebbe ideale punto di partenza per una sceneggiatura cinematografica di sicuro impatto, ma che, nell’uso del verbo, è soprattutto un ottimo esempio di buona scrittura.

Gianmarco Cesario

TRILOGIA DELL’ADDIO di Vincenzo Torella – Ed. Homo Scrivens

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