Train de Vie Estate ospita a Napoli Evan

Cambio di rotta, dopo le sonorità sudamericane di Quique Escamilla, per gli appuntamenti musicali di Train de Vie Estate 2016, kermesse voluta dalla label Agualoca Records con la direzione artistica di Davide Mastropaolo, e ospitata nell’accogliente garden di Villino Manina. A esibirsi Evan che, per l’occasione, presenta l’omonimo cd di debutto.

Evan è la creatura musicale del compositore, produttore e dj Gaetano Savio.

Dopo il successo nel 2015 del suo brano “Fall In Love Part. 1”, selezionato anche da Gilles Peterson per il suo programma “Worldwide” in onda su BBC6 e per la raccolta Brownswood Bubblers 11, Evan decide di autoprodurre e pubblicare il suo primo, omonimo album. Dodici tracce di raffinato Nu-Jazz, con omaggi a Burt Bacharach, alla poetessa Maya Angelou, ai Bent e a Jaydee, tra un pezzo house, un brano strumentale, un arrangiamento acustico e una batteria elettronica TR-808. Evan rappresenta un ponte ideale tra la musica del passato e quella del presente, tra tradizione e contemporaneità, attraversando il funk, il soul, l’hip hop e l’elettronica, con il jazz a far da comun denominatore. Il primo singolo dell’album, “Don’t Quit”, con relativo remix e video, ha riscosso notevoli consensi, assecondando in pieno la volontà di Savio di fare jazz, senza farlo realmente, ma cogliendone elementi quali l’improvvisazione, l’assolo, l’interplay e il desiderio di contaminare. In questa fatica discografica, infatti, così come nelle performance live, pezzi anni ’80, opportunamente rivisitati, convivono accanto a brani house e ad altri più squisitamente acustici, d’estrazione più ‘jazzata’, se così si può dire, in una miscela eterogenea, che ne assicura varietà, ma anche armonia e progetto. L’intento è di recuperare e rivivere un patrimonio strumentale importante e una capacità interpretativa, quella dei suoi musicisti, in grado di mettere insieme più suoni. Il fatto di nascere come dj, di venire dall’hip hop, ma di essere anche un grande ascoltatore di jazz e di aver fatto regolari studi musicali ha permesso a Savio di confrontarsi tanto con le ascendenze pure del jazz, tanto di usare i sample, decostruendo e ricostruendo ogni singolo pezzo, proprio come l’improvvisazione e l’estro creativo fanno da sempre nel jazz. Un album, questo, che, pur tra beat e sample, difatti, resta comunque molto strumentale, dato che spesso Savio, scrivendo i brani, parte da un accordo, da una melodia, da un giro di basso. In tutto ciò la band con cui si esibisce il dj, producer, musicista e compositore ha rivestito un ruolo decisivo nella nascita di Evan, dal momento che spesso arrangiamenti e composizioni sono frutto della creatività degli strumentisti insieme a Savio.

Evan come gruppo nasce alla fine degli anni ’90, quando si chiamava ancora “Santa Avocada” e già si ispirava a quello che poi sarebbe stato definito nu-jazz e che, all’epoca, era più noto come lounge, un sound legato a colonne sonore, musica centro e sudamericana.

L’idea dell’album, come già accennato, resta quella di prendere contenuti, stili ed energia del jazz per travasarli nella musica contemporanea, assicurando al jazz un ruolo: quello di tenere insieme i vari tasselli sonori, di fare da amalgama, da collante mai invasivo, ma irrinunciabile, grazie a cui tutto il resto prende forma.

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