Toni Servillo in scena con “Elvira”, “Per un’erotica del teatro”

Attore, regista, tecnico-scenografo, Louis Jouvet è una figura chiave della scena francese tra le due guerre. Già uomo di fiducia di Coupeau al Vieux-Colombier nel 1924 fonda una sua compagnia installandosi in un teatro  – esistente ancor oggi – che porterà il suo nome: Athénée – Louis Jouvet.  Consolida la sua fama proponendo perlopiù un repertorio francese, legando il suo nome alla drammaturgia del contemporaneo Giradoux e non smettendo mai di ricercare in quanto comédien, di osservare, riflettere partendo sempre dal testo teatrale, per meglio comprendere il rapporto attore-personaggio. I suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue lezioni – che dal 1939 teneva al Conservatoire di Parigi – saranno pubblicate tutte postume.

Nel gennaio del 1986 l’attrice e regista francese Brigitte Jacques trascrive, dalla versione stenografata, le Sette lezioni di Louis Jouvet a Claudia sulla seconda scena di Elvira nel “Don Giovanni di Molière, dando vita e mettendo in scena, in una tournée internazionale, Elvire – Jouvet 40. Nello stesso anno Strehler, nel triplice ruolo di traduttore, attore e regista inaugurò la nuova sede del Teatro Studio con Appunti su Elvira o la passione teatrale.

A trent’anni dal primo allestimento italiano Jouvet e le sue lezioni di teatro sulla costruzione del personaggio, sull’opera molieriana tornano in scena nel corpo, nella voce e nella gestualità di un sempre impeccabile Toni Servillo.

Tra il febbraio e il settembre 1940, mentre la Repubblica di Vichy diveniva realtà, Jouvet chiuso nel suo teatro provava fino allo sfinimento il Don Giovanni di Molière, costruendo con Claudia il personaggio di Elvira; una donna innamorata e offesa che incontra l’uomo che le ha spezzato il cuore. Un teatro deserto e inattivo, una pedana, tre sedie, un tavolino e delle poltrone in platea coperte da un telone bianco. C’è abbandono e solitudine, si avverte la paura, ma c’è l’arte che isola, salva e regala la bellezza. Claudia è volenterosa, ha voglia di carpire di imparare dal suo maestro, si lascia sfiancare pur di raggiungere l’obiettivo, pur di immergersi nel personaggio. Petra Valentini, nel suo recitare delicato e quasi timido, incarna perfettamente la fragilità mista a tenacia di questa giovane donna.

Ma il vero protagonista della pièce è senza dubbio Jouvet-Servillo: l’attore, il regista, lo studioso, il maestro. Il maestro che ci insegna la differenza tra il personaggio raciniano invaso dal dolore della ferita e quello di Molière che vive in una sorta di beatitudine straziante. Il maestro che ci illumina affermando che «l’intelligenza del teatro è un senso» e che «recitare significa smuovere la propria sensibilità». Servillo è elegante e ineccepibile nell’incarnare Jouvet, anche laddove dà vita alle sue nevrosi reiterando battute e gesticolando di continuo. Ma ciò che più colpisce nell’interpretazione di Servillo – va sottolineato recitazione e allestimento non sostenuti da giochi di luci o cambi di scena perché non possono esserci essendo delle prove, tutto è rigorosamente scarno, tutto si appoggia sull’interpretazione, e sulla parola – è la passione. La passione per ciò che si fa, in ciò che si crede. La passione per il teatro, la scena, il testo drammaturgico, il personaggio. Servillo sale e scende dal palcoscenico, suda, si infervora, stigmatizza le sue spiegazioni affinché vengano comprese. Attraverso questa sua bruciante passione Toni Servillo omaggia il teatro, la storia del teatro: Molière, Racine, Jouvet, Strehler; ma soprattutto instilla in noi spettatori il desiderio, la voglia di scoprire più a fondo la personalità di Jouvet, di rileggere Molière, di vedere in scena il Don Giovanni. Essere i destinatari, per una sera, di questa passione assoluta e contagiosa…è appagante!

Mariarosaria Mazzone

Napoli, Teatro Bellini, 24/01/2017

(Elvire Jouvet 40)
di Brigitte Jacques
da Molière e la commedia classica di Louis Jouvet ©Éditions gallimard

traduzione
Giuseppe Montesano

con Toni Servillo
e con
Petra Valentini, Francesco Marino, Davide Cirri

costumi Ortensia De Francesco
luci Pasquale Mari
suono Daghi Rondanini
aiuto regia Costanza Boccardi

regia
Toni Servillo

coproduzione
Teatri Uniti, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

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