Accade raramente di incontrare un artista come Tindaro Granata.
Dopo la conclusione della prima replica al Teatro dell’Orologio interrompe timidamente gli applausi per fare un’ammissione di colpa: “scusate, so che non è bello che un attore parli a fine spettacolo perché si rompe la magia del teatro però volevo dire che questo ritorno a Roma per me ha un significato particolare. Come racconto nello spettacolo sono venuto qui per fare questo mestiere ma prima di riuscire a farlo ho lavorato come cameriere in un ristorante dietro a Largo Argentina dove venivano le compagnie che erano in scena al Teatro Argentina. Mentre servivo loro la cena, io pensavo che avrei dovuto esserci io al loro posto. Ma come diceva mio nonno è utile tutto quello che succede nella vita infatti a me questa esperienza è servita per scrivere questo spettacolo. Stasera porto gli stessi pantaloni che utilizzavo per fare il cameriere.”
Bastano una sedia ed un telo bianco per permettere al giovane attore siciliano di incarnare la storia di quattro generazioni della sua famiglia che si intreccia con i fatti di cronaca della sua terra natìa.
Il racconto inizia e si conclude con due fatti drammatici: il suicidio del bisnonno, Francesco Granata, successivo alla scoperta di una malattia incurabile che l’avrebbe fatto morire “chianu chianu” ed il suicidio di un amico, Tino Badalamenti, successivo all’indagine per delitti di Mafia ricaduta sul padre.
Nonostante la tragicità di questi eventi non c’è tempo per la tristezza o per il dolore, si viene coinvolti da un vortice di racconti e personaggi in un ritmo serrato e piacevole. “Antropolaroid” si ispira al “Cunto” siciliano per poi allontanarsi e trovare un linguaggio nuovo che arriva all’intimità dello spettatore. Si sorride, ci si commuove e ci si immedesima. Si percepisce l’umanità di questo attore che parla di sé per parlare delle storie di molti, per ricordare il suo passato ed affermare la forza della passione che porta fino a dove uno lo desidera. La stagione di Dominio Pubblico inizia il 2015 con uno spettacolo che porta con sé energia, speranza e forza.
Roma, Teatro dell’Orologio, 9 gennaio 2015
Erika Morbelli