“The Jail – Chi è libero dentro è libero ovunque”: così parlò gReY the Mime

Al Teatro dell’Affratellamento la creatività pantomimica di Luigi Benassai incontra l’arte figurativa di Clet per la regia di Giulia Cavallini.

Può un luogo penoso e oscuro, come l’edilizia squallida e scomoda di un cubicolo detentivo, rappresentare un’occasione di libertà piuttosto che di segregazione forzata? A quanto pare si, e ce lo dimostra molto bene l’attore siculo Luigi Benassai con il suo ultimo lavoro “The Jail – Chi è libero dentro è libero ovunque”, in scena in due anteprime al Teatro dell’Affratellamento di Firenze per la regia di Giulia Cavallini. Una collaborazione originale che risulta essere una raffinata très d’union con le raffigurazioni creative di Clet, artista di strada francese nonché scenografo dello spettacolo, molto conosciuto in ambito toscano per le sue bizzarre ed estrose riproduzioni di cartelli stradali tutt’altro che convenzionali. Un progetto ambizioso, sviluppatosi dal profondo bisogno dell’interprete siciliano di sperimentare l’emancipata espressione del suo personaggio, meglio conosciuto come gReY the Mime, un comunicatore nato che con elegante deformabilità riesce persino ad evadere dagli schemi prestabiliti della classica pantomima. Per chi ancora non lo conoscesse, il piazzale degli Uffizi è il posto che più spesso ospita le sue performances.

Ma l’attività teatrale di Luigi Benassai ha libera manifestazione a partire dal 1996, per giungere tre anni dopo all’universo mimico mediante lo studio delle esibizioni di altri artisti romani che esercitavano questo intrigante mestiere a piazza Navona. Già nel 2002 fa il suo ingresso nelle vie ciottolate fiorentine, ideando uno spettacolo di strada del suo mimo – clown in crescente trasformazione, fino a conquistare platee internazionali come quella di Art Basel nel 2012. Una ricerca plastica la sua che dura ormai da vent’anni, aperta alle più svariate formule comunicative, nata dal felice incontro con danzatori e mimi del Cile, della Francia e della Grecia, fagocitati dallo stesso comune multiplo: il sorriso dei passanti guardinghi.

Anche nella sua ultima rappresentazione, “The Jail”, guidato dall’accurata regia di Giulia Cavallini, ci mostra come il teatro sia un cammino con le porte spalancate da varcare, un percorso che si estende in metri quadrati di miscela creativa, oggetti animati dall’immaginazione e dal talento, luoghi allegorici carichi delle nostre letture più intime. Un’esplorazione continua parafrasata anche in questo spettacolo, che l’ha visto scompagnato protagonista sul palco, solitario uomo imprigionato tra le sbarre di un’isolata e dimenticata prigione. Incredulo della sua permanenza obbligata in questo spazio ristretto che solo a guardarlo fa paura, si difende come può dal vuoto che lo attanaglia, abituandosi poco per volta al suo coatto destino. Giusto l’allontanamento chimerico guidato dal suo estro creativo lo guiderà verso una via di fuga possibile, ironia della sorte l’unica capace di annientare gli spasmi tormentati dell’atroce realtà. Aiutato dalle sue doti artistiche e da una straordinaria filosofia di vita follemente umoristica, il suo status detentionis cambia forma e nobilita l’uomo, ma soltanto quello capace di liberarsi dai dolori terreni, per abbandonarsi e dare legittimo sfogo alla propensione insita dell’essere umano di definirsi e realizzarsi.

Firenze – TEATRO DELL’AFFRATELLAMENTO, 12 aprile 2015

Mara Marchi

THE JAIL, chi è libero dentro è libero ovunqueRegia: Giulia Cavallini; Ideatori del Progetto: Luigi Benassai e Giulia Cavallini; Scenografia: Clet; Costumi: Daniele Davitti; Luci e Suoni: Lorenzo Castagnoli e Gabriele Pineider; Foto: Raluca Tudor; Interpreti: Luigi Benassai, in arte gReY the Mime.

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