Teatro a Corte

Teatro a Corte alla Venaria Reale

Tre variazioni possibili sull’arte circense

Non casualmente, la seconda tappa dell’edizione 2017 di Teatro a Corte (7 ottobre, con replica l’8) si è realizzata interamente nella splendida residenza di caccia di Casa Savoia – di fatto, una reggia – a celebrare il decennale, non solo del festival, ma anche della riapertura della Venaria dopo il restauro che, riscattando decenni di colpevole incuria, ha finalmente restituito al pubblico le fascinose creazioni prospettiche del Castellamonte e dello Juvarra.

Transports Exceptionnels  dominique boivinNella successione dei tre spettacoli, si concretizzano altrettante moderne variazioni di quell’arte circense che caratterizza e qualifica la poetica del festival.

Ma bête noire, di Éclats de Rock, riporta ai tempi in cui al termine “circo” si associava l’aggettivo “equestre”. La bestia del titolo è un superbo, lucente stallone nero che irrompe, cavalcato a pelo, in una piccola arena sabbiosa. Ma non sono solo le evoluzioni cui il suo cavaliere lo guida, anche da terra, ad affascinare un pubblico di adulti e bambini; è la particolare forma di comunicazione che intercorre fra l’uomo (vestito di nero, capelli lunghi e scomposti) e l’animale; come una corrida senza sacrificio finale; come un rituale coreutico che coinvolge in modo paritario due soggetti animati, e rimanda a una civiltà ove più intimamente connessa era la relazione fra gli uomini e gli animali.Galileo deus ex machina

A seguire, sula piazza antistante il cortile della Venaria, la compagnia Beau Geste, con Transports Exceptionnels, sembra riprendere, dallo spettacolo precedente, il tema di un rapporto dialettico ma, in questo caso, l’antagonista del confronto non è un animale ma un‘escavatrice meccanica. I vetri della cabina di guida sono riflettenti, non vediamo il manovratore (ricordate Duel, di Steven Spielberg?) ed è naturale attribuire al marchingegno animato, che sembra muoversi autonomamente, un’indole e una volontà proprie, a volte inquietanti, non sempre prevedibili. È un rapporto complesso, che si dipana fra la macchina e il fragile uomo in camicia bianca, ed assume a volte l’apparenza di un balletto, ora simile a un reciproco corteggiamento, ora caratterizzato da una inquietante conflittualità. Sembrano riprodursi le dinamiche che si instaurano fra il domatore che, dopo aver obbligato il leone riottoso a compiere le evoluzioni richieste, giungeva a mettere la testa nelle sue fauci. Ma, in questo caso, le fauci e gli artigli della fiera sono il non meno temibile cucchiaio dentato dell’escavatrice. E l’effetto emotivo è il medesimo.

Galiléo è il titolo dello spettacolo finale, proposto della compagnia francese Deus ex machina. In questo contesto, però, quell’espressione latina sembra trascendere il significato originale, per suggerire le machinae leonardesche o addirittura la meccanica galileiana: l’etimo, in effetti è il medesimo: μηχανῆς. Ma la suggestione corre anche a ritroso, e si ripensa alla minacciosa escavatrice del precedente spettacolo. Ma anche il richiamo al meccanismo che, nel teatro greco, faceva calare dall’alto la divinità è pertinente: è infatti una immensa gru che, sfidando le leggi della statica, solleva ad altezze vertiginose, sopra la fontana luminosa, una grande, complessa struttura metallica fatta di cerchi luminosi incrociati, come orbite di pianeti. Su uno di questi, un giovane Galileo biancovestito scruta il firmamento col suo cannocchiale e si prodiga, doppiato in italiano, ad illustrare alcuni dei suoi esperimenti basilari per le “due nuove scienze”, mentre sulle facciate della Venaria si proiettano immagini della cosmologia secentesca.

Uno spettacolo di forte impatto visivo, nella tradizione specialmente francese di un rinnovamento dell’arte circense, qui declinata in termini di grandeur; che non risparmia il batticuore, indotto da trapeziste impegnate nella più spericolate esibizioni, né le vampate di fuoco, né il finale pirotecnico, seguito da una folla di oltre quattromila persone a naso in aria; i bimbi più piccoli sulle spalle dei genitori.

A dicembre, è prevista l’ultima fase di Teatro a Corte ma, per quella data, Beppe Navello, non sarà più il direttore artistico della Fondazione Teatro Piemonte Europa: lo salutiamo con affetto e gratitudine. A Valter Malosti, nuovo responsabile della Fondazione, assieme agli auguri di buon lavoro, rivolgiamo la preghiera di non dissipare la preziosa eredità di Teatro a Corte, ma di prendersene cura.

 

Claudio Facchinelli

Visto alla Venaria Reale il 7 ottobre 2017

 

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