Sister Act

“SISTER ACT”, una storia quasi vera

La Compagnia della Rancia, Belia Martin e Suor Cristina illuminano il Verdi di Firenze.

Record di incassi per “Sister Act”, il musical della Compagnia della Rancia diretto da Saverio Marconi, in scena da giovedì 26 a domenica 20 gennaio al Teatro Verdi di Firenze. Tutto brilla di paillettes, lustrini e note alte, gli spettatori sono impazienti di vedere Suor Cristina Scuccia, la giovane suora dalla voce melodiosa vincitrice, nel 2014, del talent show televisivo “The Voice of Italy”.

Dal cinema al teatro, “Sister Act” non mette mai in dubbio il suo essere adatto a un vasto pubblico; la capacità di far ballare da seduti, di far cantare nella testa, di pensare che la vita in un convento non sarebbe poi così male, a patto di poter cantare nel coro di Suor Maria Claretta. I colorati anni ’70, ricordati nostalgicamente anche da chi non li ha vissuti, fanno da cornice alla curiosa storia di Deloris Van Cartier, un’aspirante pop star in cerca di una brillante carriera o di un posto nel mondo adatto a lei. Belia Martin, madrilena dai tratti afro, è perfetta per il ruolo della protagonista; già amatissima nella versione spagnola del musical, la sua voce trova una casa nel cast di Saverio Marconi e arriva in Italia. La situazione pericolosa, quasi drammatica, in cui si trova la cantante, risulta simpatica e stimola il riso: proprio come nella commedia, il tragico è reso nel suo contrario, divertente, ridicolo, e il contrasto, nonostante tutti conoscano il plot di “Sister Act”, è capace di sorprendere.

Le scenografie e i costumi rispettano il contrasto: in un lampo, senza accorgersene, si passa dagli anni ’70 all’austerità delle mura del convento severamente controllato dalla Madre Superiora, interpretata da Francesca Taverini; da mini abiti, colori sgargianti, pantaloni a zampa d’elefante e stivali appariscenti alle semplici e ordinate divise da suora, rigorosamente nere e bianche. Gran rumore e silenzio, azione e movimenti sommessi. Un convento sembra il luogo meno adatto per nascondere una donna come Deloris, libertina, esuberante, colorata e rumorosa, catapultata in una realtà in cui le sembra di non poter vivere neanche pochi minuti. La Madre Superiora è della stessa idea e prega Dio di liberarla dalla giovane donna, ma nel frattempo pensa di occuparla in qualche passatempo; Deloris, nei panni di Suor Maria Claretta, è una cantante: chi meglio di lei potrebbe prendersi cura del malandato coro del convento, ormai frequentato solo da pochissimi fedeli? Il convento non è poi così silenziosamente insopportabile; Deloris scopre che le consorelle, apparentemente fatte con lo stampino, hanno caratteri diversi, anime diverse, che sotto lo stesso vestito si nascondono colori che hanno voglia di venire a galla, di divertirsi, di far divertire.

In nome della cosa che più amano al mondo, Deloris il canto, le consorelle Dio, iniziano a cantare, a farlo come la nuova sorella, Suor Maria Claretta, insegna loro. La Madre Superiora è sconvolta, teme per il buon nome del suo convento; Eddie, il poliziotto che cerca di proteggere Deloris, è preoccupato poiché i sibili di un fantastico coro ecclesiastico si stanno diffondendo in tutta la città e sulle pagine dei giornali. Ma intanto la chiesa attira quantità di fedeli che non vedeva da tempo, ammaliati da note soul e funky e dagli inusuali lustrini sugli abiti delle suore e di Monsignor O’Hara. È un messaggio modernissimo, tutt’altro che vintage: se era attuale negli anni ’70, lo è oggi a maggior ragione, in un mondo dove si fanno guerre in nome di un Dio a cui sempre più persone non credono, un Dio non cercato, non frequentato, non pensato, talvolta odiato. E per essere coerenti all’odio, o peggio all’indifferenza, si cancella quello che davvero conta di Dio e del credere: lo stare insieme, amarci per quello che siamo, fondare la propria forza sull’amore e sull’amicizia, cercare il proprio posto, qualunque esso sia, senza arrendersi ma con la capacità di guardare senza giudicare tutto quello che, inevitabilmente, incontreremo percorrendo la nostra strada.

Una storia che spesso ci insegna che prendere i voti significa accettare per convenienza una vita che, altrimenti, sarebbe meno facile, ci mente beffardamente quando al mondo ci sono persone come Suor Cristina Scuccia la quale, pur avendo sposato un’esistenza che, agli occhi di tutti appare di sacrificio, è riuscita anche a realizzare il suo sogno di diventare una cantante, regalandoci la gioia di ascoltarla e di credere nella sua felicità di amare il suo Dio, ma anche di amare la vita. Simbolico il fatto che Suor Cristina indossi i panni di Suor Maria Roberta, la novizia che aspetta la chiamata, rinchiusa nella propria obbedienza e tuttavia indecisa sul da farsi: se prendere i voti o scappare con Deloris e scegliere una vita opposta a quella che sta già vivendo. Ci chiediamo se a Suor Cristina siano mai passati per la testa gli stessi pensieri di Suor Maria Roberta; in un dialogo struggente in cui la novizia si confida con la cantante pop, questa le dice che solo seguendo il suo cuore potrà trovare il proprio posto nel mondo. Tra sacro e profano, tra chi vuole ascoltare la parola di Dio o il messaggio di una giovane suora e chi vuole godersi un grande spettacolo, “Sister Act” si chiude con un’esplosione di energia, un canto al cielo e un look kitsch degno delle migliori star anni ’70.

Firenze – Teatro Verdi, 31 gennaio 2017.

Benedetta Colasanti

SISTER ACT – Di Alan Menken; liriche: Glen Slater; testo: Cheri e Bill Steinkellner; dialoghi aggiunti: Douglas Carter Beane; regia: Saverio Marconi; traduzione e liriche italiane: Franco Travaglio; direzione musicale: Stefano Brondi; coreografie: Rita Pivano; scene: Gabriele Moreschi; costumi: Carla Accoramboni; disegno luci: Valerio Tiberi; disegno suono: Emanuele Carlucci; interpreti: Belia Martin (Deloris Van Cartier), Pino Strabioli (Monsignor O’Hara), Suor Cristina (Suor Maria Roberta), Francesca Taverni (Madre Superiora), Felice Casciano (Curtis), Marco Trespioli (Eddie), Claudia Campolongo (Suor Maria Lazzara), Manuela Tasciotti (Suor Maria Patrizia), Silvano Torrieri (Joey), Vincenzo Leone (De Niro), Renato Crudo (TJ).

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