Il nuovo cortometraggio griffato Antonio Mocciola e diretto da Giorgia Filanti assembla con coraggio attori di comprovato mestiere, ad altri più giovani. Tra questi c’è Silvio Pennini, di Sezza (Latina) ma di stanza a Roma che abbiamo incontrato per una breve intervista.
“Carne riconoscente” é il tuo primo cortometraggio da attore? Come ti approcci a questa esperienza e come è nato l’incontro con Giorgia Filanti e Antonio Mocciola?
No, ho lavorato ad altri corti prima, ma è il primo con una produzione. Ho incontrato Giorgia e Antonio lavorando al monologo “Gleba”.
Con la Filanti e con Mocciola hai già lavorato a teatro, con “Gleba”. Come ricordi quell’esperienza?
Gleba è un battesimo nel fuoco per me, primo spettacolo da solo in scena (ovviamente legato a doppio filo con Giorgia che supervisiona dalla regia)
Il film parla di plagi, rapporti malati e omosessualità. Come descriveresti il tuo personaggio?
Credo che Giorgio, in una relazione, si auto-collocherebbe sempre nella parte posteriore, trainato dal motore (l’altro), il suo carattere non consente di scendere abbastanza in basso da perdere tutto e risalire. La paura di qualcosa sempre peggiore che non riesce a caricare la molla che lo spingerebbe fuori dal guscio. Non ho trovato grandi punti di contatto tra me e il personaggio, ma sono fiducioso nell’operare di Giorgia
Comparirai sul grande schermo in un ruolo difficile, in cui ti si vedrà completamente nudo. Che tipo di emozioni accompagnano questo esordio così inusuale?
L’esordio e il nodo (non ancora sciolto) con la nudità è avvenuto in Gleba. Questo è il secondo mattone, ed è un corto, per cui l’impegno deve essere massimo e concentrato nei pochi giorni di ripresa.
Quali sono i tuoi prossimi impegni teatrali?
La terza edizione di Hotel Dante (di Roberto d’Alessandro) in scena a marzo presso il Teatro Italia, e qualche progetto non ancora delineato.