“Siamo tutti in pericolo”. Siamo tutti Pierpaolo.

Potrò mai con pura passione operare se so che la nostra storia é finita?“.

Un pavimento di cronaca, un tavolo, una macchina da scrivere, un letto e una sedia.

La nudità non celata e la voce di Pasolini si interroga sul presente, mentre il pubblico accede all’intimità.

Voce fuori campo racconta scorci di una Roma violenta e degradata, di una realtà discutibilmente mutata.

Alla sua scrivania Pasolini batte sulla sua macchina parole di denuncia.

Estate 1975 :L’Italia é un paese di serieB, nonostante la classe dirigente voglia far credere nell’evoluzione post industriale, nella possibile rinascita e crescita del ceto proletario, l’Italia é e resta un paese di serie B.

Feroce la critica nei confronti dei dirigenti democristiani, le cui foto si alternano sullo sfondo. Uomini immorali, traditori della vera fede e dell’umanesimo, privi ormai di ideologia, colpevoli di detener il potere senza alcuna vocazione al governare.

Pasolini professa l’urgenza di un “processo” che smascheri i responsabili e miri alla creazione di una coscienza politica. Solamente in questo modo sarà possibile ridare dignità al Paese.

Le cronache fanno sfoggio di omicidi efferati, di inaudita violenza e crudeltà. Nella Roma bene, bande di pariolini accrescono l’ambiente criminaloide.

Pasolini cerca le cause di un tale disfacimento nel consumismo, anticamera della distruzione, di uno stato ormai privo di pietà.

Settembre 1975: Pasolini propone il suo progetto di riforma con l’abolizione della scuola dell’obbligo e della televisione. Entrambi colpevoli della creazione di modelli irraggiungibili che altro non fanno se non alimentare la delinquenza o di contro la passività, e con essa l’infelicità. Uomini deboli quelli che Stato crea, uomini incapaci di partecipare attivamente alla vita politica e attraverso questa elevare il paese

 

Lo spettacolo travolge nella sua immobilità. Pasolini preda del suo appassionato vivere. La sessualità contrastata e sofferta si mostra senza veli eppur con tutto il pudore che solo l’amore può conferire.

La crudeltà prende le vesti di un gerarca fascista. Il sonno perturbato di Pasolini, la contraddittoria ripugnanza nei confronti del proprio eros, i ragazzi:” son migliaia. Non posso amarne uno”.

 

Lo spettacolo “Siamo tutti in pericolo” é tratto dall’ultima sua intervista, conclusasi alle 18 del pomeriggio del 1 novembre 1975.

La stessa notte Pasolini sarà ucciso, dopo aver suggerito lui stesso il titolo di questa ultima intervista: Siamo tutti in pericolo.

Profetico? Innegabile.

Il pericolo sociale e politico, pericolo morale, pericolo…

 

Lo spettacolo lascia sospesi e sorpresi. Son passati quarant’anni dalla sua morte e nulla pare sia mutato se non nel modo più banale peggiorato.

 

Daniele Salvo ha scelto le ultime parole di Pasolini per il suo spettacolo, e ci si chiede come mai per Lui si parta sempre dalla fine. Personaggio senza dubbio, la brutale sua scomparsa ne ha accresciuto il mito, ma quello che é certo, é che quanti non han vissuto quegli anni sentono forte il desiderio di conoscenza. In ogni giovane si alimenta il desiderio del “peccato non averlo conosciuto” e della volontà di fare, agire, vivere, nonostante.

 

Gianluigi Fogacci ci regala un Pasolini delicato e puro. La pulizia della recitazione dona assoluta e meritata dignità a colui che ha vissuto e operato, creduto e chissà se vinto o perduto.

 

Roma, teatro Vascello, 05 marzo 2015

Elena Grimaldi

La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
in collaborazione con Fahrenheit 451 Teatro
SIAMO TUTTI IN PERICOLO
L’ultima intervista di Pier Paolo Pasolini

regia e drammaturgia Daniele Salvo
con Gianluigi Fogacci, Raffaele Latagliata e Michele Costabile
immagini video Indyca, Torino
scene e costumi Erminia Bassi

 

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