Sei andata in scena senza togliere i “BIGODINI”. Oh, Mary che disastro!

Un telo nero da cui  le due estremità di un corpo femminile appaiono. Si muovono all’unisono come a cullarsi.

Scompare questo corpo “allungato” ed ecco apparire in scena due donne, due corpi, due entità indefinite. Davanti ad un microfono danno inizio alla narrazione: da un lato Mary, dall’altro? La Creatura, il figlio, Frankestein? I primi dubbi sorgono dalla platea. Poco si comprende e ancor meno si vede.

Per venti minuti si assiste ad una serie infinita di gemiti e contorsioni, i corpi delle donne si infrangono contro le mura simulando amplessi, la nudità accovacciata su una bacinella simula il parto. Graffiate le membra, umiliati i volti, dalle proprie stesse mani distorti e profanati.

La continua e unica domanda è: che significa?

Le note di regia descrivono uno spettacolo sulla dicotomia Mary Shelley-Frankestein, sulla difficile esistenza della scrittrice, le sue angosce, l’educazione tormentata, la madre morta di parto, gli aborti e la nascita di una creatura mostruosa, il dolore che è ad essa legato.

Bene, ma cosa appare in scena di tutto questo? Niente.

Si assiste a cinquanta minuti interminabili di esercizi fisici, quasi fosse una classe di Grotowski; manca del tutto il testo e, quando finalmente qualche parola si ode, altro non è che la pedissequa ripetizione di brani tratti dal romanzo di Shelley.

Impossibile definire teatro quello che si presenta come nulla. Penalizzate le due interpreti Cristina Gardumi e Federica Rosellini, le cui doti non riescono ad esprimersi se non nella presenza fisica.

Ancora una volta ci si chiede cosa sia quel che si vede. Chissà se non fosse proprio questo l’intento registico: dar vita ad una Creatura mostruosa.

 

Roma, teatro dell’Orologio, 20 maggio 2015

Elena Grimaldi

Bigodini

di Manieri / Rosellini

da Frankestein di Mary Shelley

Sala Gassmandal 19 al 31 Maggio ore 21:15

dal martedi al sabato ore 21.15 – domenica ore 17.45

con Cristina Gardumi e Federica Rosellini

 

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