La Compagnia della Fortezza diretta da Armando Punzo omaggia l’opera di Jean Genet con gli attori-detenuti del Carcere di Volterra.
Vagabondi, delinquenti, marinai. Il fascino del proibito, l’istinto antisociale e la vita in carcere. Sono temi che si rincorrono continuamente nelle opere di Jean Genet, il quale può rivendicare il titolo di “santo” tra coloro che vivono ai margini di una società apparentemente irreprensibile. Solo abbattendo il clichè del perfetto e incorruttibile la “redenzione” è accessibile a tutti. Bisognerebbe accettarsi per ciò che si è, con vizi e virtù, con onori ed errori, e cercare solo di fare meglio. Questa è sicuramente una lezione preziosa di uno degli appuntamenti imperdibili del VolterraTeatro (festival internazionale di teatro, musica, arte e poesia che pervade la cittadina di Volterra per qualche giorno all’anno da ormai 28 edizioni): lo spettacolo “Santo Genet”, messo in scena dalla Compagnia della Fortezza all’interno delle mura del carcere di Volterra, la bellissima Fortezza medicea. Gli attori-detenuti offrono i loro corpi e le loro anime alla scena. Non è solo teatro. È una sorta di rito che riunisce sacro e profano e in cui gli officianti sembrano sacrificare proprio se stessi.
Emozioni potenti, parole profonde e recitazione viscerale caratterizzano lo spettacolo che Armando Punzo ha allestito negli spazi della Fortezza, luogo che da 25 anni è palcoscenico di tante rappresentazioni e che cerca di essere riconosciuto come primo “Teatro Stabile in carcere”. Un progetto che cerca concretamente di realizzare l’integrazione tra città carceraria e città fuori le mura, progetto che vede nel VolterraTeatro Festival la possibilità di rendere reale questa utopia. L’ingresso in carcere e l’incontro con i detenuti-attori sembra davvero rappresentare quel passaggio in un «castello interiore» auspicato dalle prime parole di Punzo all’inizio della messinscena. Si entra in una condizione esistenziale nuova, in cui amore e morte, vita e teatro si fondono; gli interpreti sono esseri incompiuti, ancora alla ricerca di qualcosa che li completi. In alcuni casi basterebbe un po’ d’amore o di pace a farli uscire dal tormento per giungere alla «luce». Dopo essere stati portati in processione circondati da marinai in divisa (simbolo erotico per eccellenza per l’autore francese) in uno spazio completamente immacolato, inizia il viaggio: gli spettatori vengono traghettati nei salons di Irma (le stanze del bordello di “Le Balcon”) ai lati di un corridoio lungo e stretto, simile a quello delle navi da crociera (e lo confermano i suoni lontani del vento e dei gabbiani).
A questo punto ognuno assiste al “suo” spettacolo, poiché in ogni angolo un attore recita la sua scena, il personaggio si confessa, racconta la sua storia, regala la sua interiorità. Tutti contemporaneamente. Il pubblico viene liberamente attratto dall’uno, poi dall’altro; vaga tra le stanze, allestite con le opere dell’artista Mario Francesconi che torna a Volterra con un percorso concettuale e filosofico dedicato alla figura di Genet e che stavolta diventa parte della scenografia dello spettacolo, oltre alle scene di Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni e Punzo. I monologhi a cui si assiste sono squarci di vite mortificate, ai corpi martoriati si affiancano in un ossimoro personaggi dagli abiti sontuosi e ricchi di ornamenti (costumi di Emanuela Dall’Aglio), uno stile kitsch che caratterizza molte opere del teatro del disagio, della morte e della crudeltà di Genet, come anche di autori quali Artaud e Cocteau. La narrazione di ogni esistenza appare come una cerimonia, una messa, a volte assume l’aspetto di un rito funebre; intanto la musica di Andrea Salvadori culla coloro che attraversano i salotti come a calarli in un sogno.
Una volta fuori, tornati all’aperto, circondati dal bianco e con il sole accecante (alto e caldo alle cinque del pomeriggio), sembra di aver vissuto un’allucinazione in cui immagini oniriche e deliranti si accavallavano tra gli ori e gli specchi del bordello. E in fondo ognuno ha visto un riflesso anche di sé, perché nessuna anima resta pura e incontaminata come le regole morali e sociali vorrebbero farci credere. La Compagnia della Fortezza, attraverso le parole di Genet, ha accompagnato gli spettatori in un viaggio all’interno delle proprie ossessioni, delle bellezze e delle brutture dell’anima umana, nell’infinito mondo interiore rimasto inesplorato. Un invito, l’ultimo, ad affrontare il mistero e a rendere la propria vita un teatro, luogo di confine (come la morte) «dove ogni libertà è concessa», a volte molto più vero della vita di tutti i giorni.
Volterra (Pi) – CARCERE DI VOLTERRA, 22 luglio 2014
Mariagiovanna Grifi
SANTO GENET – Regia e drammaturgia: Armando Punzo; Autore: da Jean Genet; Scene: Alessandro Marzetti, Silvia Bertoni, Armando Punzo – Mario Franceschini; Costumi: Emanuela Dall’Aglio; Musiche originali e sound design: Andrea Salvadori; Aiuto regia: Laura Cleri; Movimenti: Pascale Piscina; Video: Lavinia Baroni; Direzione tecnica: Carlo Gattai, Fabio Giommarelli; Light designer: Andrea Berselli; Suono: Alessio Lombardi;
Interpreti: Armando Punzo e i detenuti-attori della Compagnia della Fortezza (Antony Talatu Akhadelor, Pietro Giorgio Alcamesi, Salvatore Altieri, Vincenzo Aquino, Bledar Arapaj, Aniello Arena, Gaetano Arena, Yosmeri Armais Castilla, Mohammad Arshad, Antonino Arrigo, Giuseppe Calarese, Rosario Campana, Pierangelo Cavalleri, Antonio Cecco, Salvatore Centro, Ivan Cepika, Luca Coluccelli, Virgilio Cosentino, Ismet Cuka, Bardhok Cuni, Pierluigi Cutaia, Gianluigi De Pau, Fabrizio Di Noto, Fation Dine, Domenico Donato, Nicola Esposito, Giovanni Fabbozzo, Alban Filipi, Pasquale Florio, Daniele Frati, Domenico Gallo, Giuseppe Giella, Pasquale Giordano, Heros Gobbi, Domenico Grande, Rocco Grande, Nunzio Guarino, Lotfi Hajahned, Noureddine Habibi, Vladimir Ibaj, Arian Jonic, Altin Kadrija, Ibrahima Kandji, Naser Kermeni, Marco Lauretta, Carmelo Dino Lentinello, Wei Lin, Luca Lupo, Matteo Macchiarelli, Gentian Makshia, Antonino Mammino, Angelo Maresca, Fatmir Marku, Gianluca Matera, Massimiliano Mazzoni, Gaspare Mejri, Hidalgo Luis Anibal Mena, Raffaele Nolis, Edmond Parubi, Anton Pernoj, Luciano Petraroli, Alessandro Praticò, Armando Principe, Angelo Privitera, Gennaro Rapprese, Hamadi Rezeg, Antonino Romeo, Franco Salernitano, Michele Salerno, Danilo Schina, Vitaly Skripeliov, Roberto Spagnuolo, Massimo Terracciano, Domenico Tudisco, David Tuttolomondo, Alberto Vanacore, Danilo Vecchio, Alessandro Ventriglia, Giuseppe Venuto, Qin Hai Weng, Jian Dong Ye, Antonio Zambo; Con la partecipazione straordinaria di Isabella Brogi.
Foto: Stefano Vaja.