“Robinson”, alla ricerca di coordinate

Versiliana Upgrade Festival presenta il naufragio della danza contemporanea.

Sul palcoscenico del Teatro delle Scuderie Granducali di Seravezza non manca la danza contemporanea. Il 30 giugno va in scena, con gli Mk, “Robinson”, spettacolo coreografato da Michele Di Stefano e ispirato a “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe. Versiliana Upgrade Festival approda in un’isola deserta e sconosciuta al pubblico.

“Robinson Crusoe” è considerato il primo romanzo d’avventura moderno; quale opera letteraria, meglio di questa, può dunque essere adottata a soggetto di un balletto contemporaneo? L’arte contemporanea è un pozzo profondissimo da cui pescare cose sempre nuove; talvolta, però, i coreografi all’avanguardia decidono di non pescare niente. La scena è spoglia, il palcoscenico è stato privato del solito fondale nero e delle quinte. È una scelta chiaramente volontaria, quella di lasciare le pareti dello spazio scenico nella loro nudità, nel bianco del muro e nel grigio dei finestroni e della porta di accesso al palco. Scelta voluta, ma non per forza apprezzata come bella o come suggestiva o in quanto capace di rimandare ad altro. Lo spettatore ha davanti un niente, è in balia di un’attesa, nella speranza di arrivare a scoprire qualcosa. Ed ecco che compare uno strano personaggio con il corpo pitturato di giallo e di nero, forse un indigeno, che accoglie lo straniero Robinson in quella strana terra che per lui è casa. Il naufrago inizia a dialogare con l’isola, intraprendendo una danza che rispecchia un po’ l’estraneità della terra su cui è approdato e un po’ la bizzarria e la curiosità delle sensazioni che lo travolgono in quel momento.

Le scelte registiche si fanno chiare: il palcoscenico spoglio rimanda ad un’isola deserta, esotica, sconosciuta, ancora da riempire e da plasmare con l’opera dell’uomo moderno. E ciò accade, poiché Robinson porta con sé l’umanità, la capacità di popolare, anche da solo, un mondo fino ad allora vuoto ed incontaminato. Il messaggio, con un minimo di sforzo da parte del pubblico, arriva senza problemi. La performance, invece, non convince in modo costante. Gli interpreti svelano le proprie capacità tecniche, ma sembrano anche volerle tenere in penombra. La coreografia è scomposta, lo spazio è usato senza coerenza evidente. È un ripetersi di micro coreografie, è un continuo entrare ed uscire dei personaggi, i quali non hanno un ruolo ben definito all’interno della messinscena, fatta eccezione per Robinson e per un probabile Venerdì, personalità identificabili grazie alle iniziali impresse sul retro dei costumi. I danzatori eseguono gli stessi passi, ognuno sul proprio asse, senza coordinate spaziali univoche. Nel complesso, la mancanza di un senso immediato, porta a dissociare la coreografia dal tema e a un disorientamento generale. Proviamo però a ripensare al soggetto del balletto: Daniel Defoe, “Robinson Crusoe”, un’isola deserta in cui sopravvivere. La coreografia è forse allora un delirio psichico, una paura, uno smarrimento, un cercare disperatamente mezzi per tenersi in vita in un cosmo caotico.

Seravezza – TEATRO DELLE SCUDERIE GRANDUCALI, 30 giugno 2015.

Benedetta Colasanti

ROBINSON – Coreografia: Michele Di Stefano; interpreti: Philippe Barbut, Biagio Caravano, Saverio Cavaliere, Marta Ciappina, Andrea Dionisi, Laura Scarpini; musica: Lorenzo Bianchi Hoesch; disegno luci: Roberto Cafaggini; assistenza scenica: Davide Clementi; organizzazione generale: Anna Damiani, Valeria Daniele; promozione: PAV/Diagonale artistica; web: Biagio Caravano; produzione: Mk 2014, Teatro di Roma; in collaborazione con: Comune di Montalto di Castro e ATCL; con il contributo: MiBACT. Foto: Andrea Macchia.

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