Fin dove può portare l’insicurezza personale? E’ probabilmente proprio questa la domanda che è alla base di “Pretty, un motivo per essere carini”, terzo episodio della trilogia di Neil LaBute iniziata nel 2001 e portata in scena da Filippo Nigro e Fabrizia Sacchi per la regia di Fabrizio Arcuri.
Lo scenario iniziale mostra una coppia nel pieno di un litigio e tra linguaggi per nulla diplomatici ed oggetti volanti, lanciati col chiaro intento di colpire l’altro, lo spettatore viene a scoprire la futilità di tale bisticcio, ovvero un semplice dialogo, riguardo la bellezza, del protagonista con il suo migliore amico.
Da quel momento, per il personaggio interpretato con grande maestria e naturalezza da uno dei pupilli di Ozpetek, sarà un escalation di incomprensioni e torture psicologiche che lo porteranno a mettere in discussione il rapporto con le persone che gli sono care.
Frizzante in molti punti, specialmente nel primo atto, un filo sotto tono invece nel secondo, “Pretty” mette in luce il precario equilibrio sul quale spesso si fondano le relazioni e quanto spesso purtroppo tra amici si approfitti della cortesia e della gentilezza di qualcuno per poter approfittare di occasioni che sbeffeggiano la comune morale.
Se i due protagonisti svolgono benissimo il proprio ruolo, rendendo perfettamente credibile il disagio umano di un rapporto minato da insicurezza e labilità, ma dotando il tuto di una forte ironia, i coprotagonisti, Giulio Forges Davanzati e Dajana Roncione risultano altrettanto calati nella parte, specialmente il primo, dotato di ottima espressività e presenza scenica.
Perfettamente riuscita la regia di Fabrizio Arcuri che ha dimostrato di saper utilizzare al meglio gli attori e gestire la scenografia girevole capace quindi di mutare location d’azione in un batter d’occhio in modo naturale e veloce.
“Pretty” è dunque una commedia divertente ed apparentemente leggera, ma capace di celare un certo spessore ed una buona profondità.
Gaetano Cutri
Napoli – Nuovo teatro Nuovo 15 gennaio 2014