La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve!

Oggi ho avuto il grandissimo piacere di intervistare Patrizio Rispo. William Shakespeare era solito ripetere questa frase: “non aver paura della grandezza: alcuni nascono grandi, alcuni la conquistano e alcuni la ricevono dall’alto”! Patrizio sicuramente è uno di quegli attori nati con la grandezza nel DNA e con uno spiccato talento cucito addosso come una seconda pelle. Il virtuoso artista napoletano interpreta da più di vent’anni Raffaele Giordano, pilastro e vera e propria anima della soap opera “Un posto al sole”. Insieme a Patrizio ho ripercorso alcuni passi della sua brillante carriera, uniti tutti da un invisibile fil rouge rappresentato dal suo viscerale amore per la recitazione e il cinema!

Cosa rappresenta per te il teatro?

Il teatro rappresenta per l’attore la bottega dove esercitarsi. La tensione e l’energia che trasmette il pubblico è un qualcosa che non si riesce a spiegare bene con le parole. In teatro l’attore deve fronteggiare un costante confronto con sé stesso. Da spettatore, invece, mi sento di affermare che il compito del teatro non deve essere solo quello di divertire, ma anche quello di turbare gli equilibri. Il pubblico deve essere sempre il fulcro, il focus verso cui indirizzare un dialogo. Per questo bisognerebbe attuare una politica di svecchiamento del teatro tramite un continuo aggiornamento.

Patrizio sei un grande amante della cucina. Chi ti ha trasmesso questa passione?

L’amore per il cibo e la cucina è una tradizione della famiglia Rispo. Cucinare deve essere un gioco, un po’ come la recitazione. Per me è fondamentale l’aspetto creativo di questa arte: mi piace giocare con gli ingredienti e lasciarmi cullare dall’ispirazione del momento. Quando ero un ragazzo e la domenica andavamo a pranzo da nonna eravamo anche cinquanta, sessanta persone e lì si respirava un’aria gioviale e la cucina era vista come un luogo magico. Mi ricordo inoltre che quando vivevo a Roma, agli inizi della mia carriera, ero diventato famoso tra gli altri attori per i piatti che preparavo!

Come è stato affiancare Massimo Troisi durante le riprese di Ricomincio da tre?

Anche quell’occasione la ricordo come un bellissimo gioco! Massimo era il vero Comico, con la c maiuscola. Era esilarante e aveva una grandissima personalità, uno di quei talenti che nascono raramente in un secolo. Era un poeta, sapeva raccontare la realtà in maniera fantasiosa e brillante: sarebbe diventato un grandissimo autore!

Qual è il segreto per mantenere in vita un personaggio come Raffaele Giordano per così tanti anni?

Io assomiglio inevitabilmente a Raffaele. Ho avuto una rara possibilità, ossia quella di crescere con il personaggio che interpreto. Il segreto per non annoiarmi e non annoiare il pubblico è raccontare un uomo che reagisce agli stimoli quotidiani che la vita gli offre. Agli sceneggiatori chiedo io stesso continue modifiche, perché il trucco è quello di non adagiarsi, ma cercare un continuo cambiamento.

Un regista italiano e uno straniero con cui vorrebbe lavorare.

Italiano sicuramente Paolo Sorrentino. Stranieri ti dico Scorsese, Coppola, Woody Allen e Tarantino.

Il tuo film preferito?

C’era una volta in America e Il Padrino.

Una curiosità relativa a Un posto al sole.

Recitare in Un posto al sole per me rappresenta una palestra costante. Ci sono state scene che ho dovuto interpretare che mi hanno segnato in maniera profonda. Tornavo a casa turbato e non riuscivo a togliermi del tutto i panni di scena. Mi torna in mente il periodo difficile in cui dovevamo rappresentare e raccontare la morte di Rita, la moglie di Raffaele e gli episodi in cui Raffaele aveva perso la vista e ho dovuto girare per tre quattro mesi il ruolo del non vedente.

A quale lavoro sei maggiormente legato?

I ricordi più belli sono legati al teatro, dove vivi un microcosmo di vite. Un film che racconta perfettamente queste emozioni è Turné di Gabriele Salvatores. Ogni giorno cambi città e il tuo mondo muta. Mi manca moltissimo il teatro, ma spero di poter tornare su un palcoscenico quanto prima.

Qual è il futuro del cinema? Scomparirà di fronte all’ingente potere delle nuove piattaforme streaming?

Credo che queste due realtà possano convivere insieme e supportarsi. Lo sta dimostrando anche il botteghino con i nuovi film usciti ultimamente in America: Godzilla vs. Kong, ad esempio, nonostante sia trasmesso anche online ha fatto registrare degli incassi pazzeschi nei vari cinema.

Ti senti realizzato?

Assolutamente no. Sono una persona con un’indole inquieta, rinnovo costantemente i miei obiettivi. Sogno di fare il grande cinema e mi piacerebbe che si cominciasse a raccontare anche la Napoli dei talenti, della borghesia illuminata e non soltanto cavalcare gli aspetti più folkloristici e violenti di questa città meravigliosa. Ci sono aspetti e personalità illustri che meriterebbero maggior luce.

Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo.

David Lynch

 

Valerio Molinaro

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