Il campione.

Oggi ho avuto il piacere di intervistare Mattia Faraoni. Mattia, kickboxer e pugile, nella sua carriera ha vinto la medaglia di bronzo ai mondiali e agli europei di WAKO e per tre volte è stato campione italiano. Ha combattuto e vinto in eventi come Enfusion, Oktagon Bellator e Petrosyanmania. Nel pugilato ha vinto il Campionato italiano assoluto 2014, il Guanto d’Oro 2013 e il Campionato italiano universitario 2013.

Ultimamente Mattia è salito alla ribalta insieme a Simone Cicalone per la serie su YouTube Quartieri Criminali, format che racconta nella loro realtà e quotidianità le varie zone difficili della città di Roma.

Buonasera Mattia, come stai?

Molto bene grazie. È un vero piacere poter rispondere alle tue domande!

Cosa rappresenta per te lo sport?

Lo sport è tutto, è vita! Non rappresenta soltanto la semplice attività fisica per mantenermi in forma, ma è diventato un lavoro che mi rappresenta e mi catapulta nel sociale. È una realtà che mi avvolge a 360 gradi. Mi permette di confrontarmi costantemente sia con me stesso che con gli altri.

Quando è nato in te l’amore per il pugilato?

Quando avevo quattordici, quindici anni, venendo dal mondo del karate e della kickboxing, avevo voglia di migliorare e potenziare le braccia. Appena ho iniziato a fare pugilato è scoccato l’amore per questa disciplina meravigliosa.

C’è stato un momento nella tua carriera in cui hai pensato di gettare la spugna?

Mai. Ti dico la verità. Ho avuto molti alti e bassi, ma non ho mai pensato di “arrendermi”!

Il match più incredibile che hai affrontato.

Bella domanda. Forse il Bellator del 2018. Era un match di K-1. Ho affrontato un incontro da infortunato: avevo subito la rottura completa del tendine brachiale del bicipite. Ho perso, ma la notizia di aver affrontato un match con un simile infortunio ha fatto moltissimo scalpore e la risonanza mediatica fu enorme. Mi sono operato, sono rientrato e ho affrontato nuovamente l’avversario con cui avevo perso e l’ho battuto. Fu una soddisfazione incredibile.

Il format che conduci insieme a Simone Cicalone, Quartieri Criminali, sta spopolando sul web. Te lo aspettavi?

Ti confesso che agli inizi pensavamo che questo potesse essere un format interessante e innovativo, perché mette in luce una realtà che difficilmente si vede sui social o su YouTube. Noi parliamo con la gente del quartiere, che spesso ha sbagliato e si è redenta, e mettiamo in risalto aspetti che altrimenti resterebbero in ombra. Onestamente, però, non potevo immaginare l’ondata di successo che sta avendo Quartieri Criminali! È una grandissima soddisfazione!

In questi quartieri difficili che andate a visitare, qual’ è la cosa che la gente ti ripete maggiormente?

La cosa che mi viene ripetuta maggiormente è che spesso in queste realtà periferiche non esiste una valida alternativa alla noia, ai muretti e alla strada. Non ci sono seri progetti sportivi, musicali o culturali che possano coinvolgere il quartiere.

Secondo te Roma è una città irrecuperabile?

Tendo ad essere una persona ottimista, quindi credo che Roma non sia irrecuperabile. Andando avanti il livello di civilizzazione aumenterà. I quartieri che abbiamo visitato insieme a Simone trent’anni fa erano messi decisamente peggio.

La tua canzone preferita.

Amo moltissimo il genere rock e il blues. Tra tutte le canzoni che adoro ti dico Stairway to Heaven dei Led Zeppelin e Tie your mother down dei Queen.

Come ti vedi tra dieci anni?

Mi piacerebbe molto avere una mia palestra e poter continuare a insegnare e a fare video!

 

Chi non osa osservare il sole in volto non sarà mai una stella.

William Blake

 

 

Valerio Molinaro

 

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