Arrivato al quarto anno di direzione del Napoli Teatro Festival, Luca De Fusco non può non esprimere la sua soddisfazione nel raccogliere i risultati di una campagna di apertura nei confronti di una società teatrale che fu a dir poco scettica, all’indomani del suo insediamento sulla duplice poltrona di direttore, per l’appunto, del Festival che otto anni fa l’allora ministro della cultura Francesco Rutelli volle come il più rappresentativo per l’Italia, e quella dello stabile del capoluogo campano, che quest’anno celebre il decennale di attività. Quattro anni di tensioni, che, con pazienza certosina, De Fusco è riuscito a sciogliere gradualmente, grazie alla sua politica di accoglienza che ha fatto si che potessero tranquillizzare coloro che temevano emarginazioni che solitamente, purtroppo, avvengono ai cambi di vertici di strutture così istituzionali.
È vecchia abitudine, consolidata dagli anni, incontrarci nel suo studio lì, alla Fondazione Campania dei Festival, alla cui presidenza è appena assurto Luigi Grispello, dopo il triennio che ha visto in carica Caterina Miraglia, dimissionaria per incompatibilità con il suo ruolo di assessore regionale. Ogni anno, ad ogni incontro, abbiamo registrato le sue esternazioni orgogliose, ma anche i suoi malcontenti e le sue dichiarazioni spesso hanno trovato facile attenzione in chi leggeva le interviste, a volte creando anche momenti di tensione con chi legittimamente dissentiva.
Va da se che, per il cronista, risulta particolarmente doloroso abbandonare l’idea di poter condire con una manciata di pepe la pur gustosa minestra, per cui, pur in un’atmosfera di pacifico compiacimento, la domanda con cui affrontare quest’intervista non può non essere che questa:
Quest’anno quindi nessuna polemica?
Una polemica in realtà vorrei esprimerla : e si tratta di quello che prevede la proposta di legge “Valore e Cultura” riguardo alla riforma del teatro. È evidente che la scelta di creare i Teatri Nazionali sia assolutamente necessaria, quello che però vorremmo contestare è la scelta, non tanto di limitare l’idoneità a quattro città di cui la più meridionale è la capitale, poiché a riguardo stiamo lavorando,grazie all’impegno dei soci che cercheranno di far rientrare il nostro stabile nei parametri stabiliti dalla riforma, in modo che Napoli abbia quanto a nostro parere è di suo legittimo diritto, ma la famosa regola che vorrebbe che il Direttore artistico non sia un regista, o meglio, che non diriga spettacoli programmabili nel teatro da lui diretto. Credo che questa regola sia assolutamente anti-culturale. Il più importante teatro italiano, il Piccolo di Milano, è stato per decenni diretto da Giorgio Strehler, che è stato un grande Direttore quanto un grande regista, e l’elenco sarebbe lunghissimo. Credo che sia ingiusto proibire ad un regista di esprimersi nel teatro da lui diretto, una regola che non è presente in nessun Teatro Nazionale al mondo. Detto questo io sono pronto a rinunciare alla mia attività artistica a Napoli, in favore della direzione dello stabile, ma trovo che questi cavilli restrittivi siano limitativi e poco costruttivi. Lo stesso vale per il cavillo che ha reso insostituibile la direzione dello stabile di Roma a Ninni Cutaia, il quale, pur essendo un manager, ha dovuto rinunciare per incompatibilità con la sua funzione pubblica di dirigente del Mibact e a lui va tutta la mia solidarietà, una scelta obbligata dal Ministro Franceschini dopo che la nomina di Cutaia era stata ufficializzata dal consiglio d’amministrazione dello stabile capitolino.
Passiamo al Festival. Un programma molto compatto, che si svolgerà nell’ambito di poco più di due settimane
Sì, cominciamo il 6 giugno, per poi chiudere il 22, con una serie di appuntamenti di grande interesse
Si ripete l’esperienza dei cantieri teatrali. Quali sono i tre spettacoli pensati per il festival, e le cui prove saranno visibili anche al pubblico?
Torna, dopo la bellissima esperienza con “La Casa di Bernarda Alba” di due anni fa, Lluis Pasqual, che metterà in scena un’orginale traduzione in napoletano di “Finale di Partita” di Becket, a cui sta lavorando la scrittrice Valeria Parrella, e che vedrà protagonisti Lello Arena e Giovanni Esposito, quindi “Il Sindaco del Rione Sanità” di Eduardo De Filippo, diretto da Marco Sciaccaluga con protagonista Eros Pagni, in coproduzione con lo Stabile di Genova, ed il mio “Giardino dei Ciliegi”, capolavoro di Cechov, che vede in scena una foltissima compagnia, tra cui Gaia Aprea e Claudio Di Palma.
“Il Giardino dei Ciliegi” farà parte di un focus dedicato a Cechov?
Sì, infatti abbiamo i programma ben tre “Zio Vanja”, diversissimi fra loro, uno diretto dall’argentino Marcelo Savignone, uno dal lettone Rimas Tuminas (basato su sport e acrobatica), ed infine un tradizionale allestimento russo di Andrei Konchalovsky, di cui vedremo anche “Le Tre Sorelle”. “Il Gabbiano”, primo capolavoro del grande autore russo, saà invece appannaggio del giovane regista italiano Gianluca Merolli. Ma oltre che con Cechov, la Russia sarà protagonista del festival con una serie di letture dedicate alla scrittrice Irène Némirosky.
Con il “Sindaco” si intende celebrare il trentennale dalla morte di Eduardo?
Certo, e lo faremo anche con lo spettacolo diretto da Francesco Saponaro “Dolore sotto chiave”. La grande drammaturgia napoletana sarà poi presenta anche con Enzo Moscato, quindi con Giuseppe Patroni Griffi, di cui Arturo Cirillo porterà in scena una drammatizzazione del romanzo “Scende giù per Toledo”, e Manlio Santanelli, con “Per oggi non si cade” la cui regia è firmata da Fabio Cocifoglia. Quest’ultimo sarà uno spettacolo che avrà una location particolare, quale un museo, e si svolgerà come una visita drammatizzata. Altra location originale sarà quella che vedrà il dormitorio pubblico ospitare Davide Iodice ed il suo “Mettersi nei panni degli altri/vestire gli ignudi”. Completano la nutrita schiera di artisti napoletani Giuseppe Sollazzo e Fortunato Cerlino.
La danza ancora protagonista del festival?
Apriremo proprio con uno spettacolo di danza, “Reshimo”, che vede in scena la Vertigo Dance Company, alla quale il pubblico del festival si è giustamente affezionato, e che porterà anche lo spettacolo “Mana”. Avremo anche un grande nome italiano, Emio Greco, da poco nominato direttore del Balletto Nazionale di Marsiglia insieme a Pieter C. Scholten, con cui firma anche lo spettacolo che porterà al festival, ispirato ad “The Improvising Society” dello scrittore Hans Boutellier.
Quest’anno protagonista anche l’infanzia
Sì, ma voglio precisare che non si tratta di teatro per l’infanzia, ma piuttosto di teatro il cui tema è l’infanzia. A parte, infatti, “Lebensraum” di Jakop Ahlbom, ispirato al cinema muto di Buster Keatone ed ad un interessante “Pinocchio” d’ispirazione circense diretto dallo spagnolo Gustavo Tambascio, il resto degli spettacoli compresi in questa sezione è teatro che poco a che vedere con il pubblico dei bambini, pur parlando di loro. Tra questi mi piace ricordare “Die Geschichte des Kaspar Hauser” , di Alvis Hermanis (con bambini travestiti da vecchi), ”Making Babies” da Anne Enright, ed “Arrevuoto 2014”.
Il festival di quest’anno torna a Pietrarsa
Abbiamo voluto, dopo la felice esperienza dello scorso anno, dare una seconda opportunità a questa cittadella del festival che abbiamo creato all’interno degli spazi del museo ferroviario. Oltre ad aver perfezionato nei servizi gli spazi dedicati all’accoglienza ed alla ristorazione, abbiamo voluto dare soprattutto una maggiore struttura all’anfiteatro ed alle sale che ospiteranno gran parte del nostro festival. Insomma per la seconda e, forse, ultima volta, oltre ai teatri cittadini, tra cui, naturalmente, le sale dello Stabile, Mercadante e San Ferdinando, il pubblico sarà accompagnato a Portici dove assisterà a gran parte del festival.
Quali sono le sue aspettative riguardo a quest’edizione del festival
Dopo l’esperienza dello scorso anno, che mi ha causato qualche brutta sorpresa (in particolare il riferimento è allo spettacolo di Peter Brook ndr), quest’anno tutto quello che vedrete sarà stato vagliato e controllato. Insomma, se in passato ho “comprato” a scatola chiusa, quest’anno sarò responsabile e consapevole di quanto andrà in scena.
E così, a due mesi dallo start di questa edizione 2014 del Napoli Teatro Festival, in cui il nostro giornale sarà protagonista con informazioni ed alcune, ci auguriamo, gradite novità editoriali, non ci resta che prepararci a questa piacevole maratona di due settimane di teatro.
Gianmarco Cesario