“Letter to a man”, una magica discesa verso la follia

Le messinscene di Wilson sono ormai riconoscibili al primo sguardo: luci neon sull’arco di proscenio, luce trasparente sul fondo della scena e i volti degli attori truccati di bianco come fossero maschere. Rinnovandosi e perfezionandosi il regista americano reitera la sua cifra stilistica consapevole di riuscire a emozionare sempre il pubblico.

Dopo il debutto spoletino al Festival dei due Mondi, Wilson si affida per la seconda volta – dopo il successo del 2013 di The Old Woman – all’étoile di fama internazionale Mikhail Baryschnikov mettendo in scena al CRT di Milano Letter to a man. Lo spettacolo è tratto dai diari del 1919 di Vaslav Nijinsky, il ballerino e coreografo russo che scoperto da Djaghilev rivoluzionò per il suo virtuosismo e la profondità delle sue interpretazioni i Balletti russi. Idolatrato dall’Europa tutta divenne leggenda, leggenda che si acuì con il disvelarsi della sua follia, i cui diari ne sono aperta testimonianza.

Wilson ci fa vedere e ascoltare le parole di Nijinsky. Ogni capitolo del diario ha la sua scena, la sua atmosfera, la sua immagine; immagini create con oggetti giganti, proiezioni, luci cangianti, suoni stridenti, musiche dissonanti, e ovviamente il corpo e il volto-maschera di Baryschnikov. Ogni scena-capitolo è staccata dall’altra, i cambi, fatti a vista, producono un effetto straniante, un ciak amplificato all’ennesima potenza sancisce la fine e l’inizio di ogni singolo segmento. L’attore, impeccabile e solo sulla scena, non proferisce parola; i tormenti e i pensieri di Nijinsky sono raccontati da voci fuori campo: la fine della guerra, gli inizi con Djaghilev, l’omosessualità irrisolta, la relazione con la moglie, il rapporto con Dio. Ascoltare i pensieri dà la sensazione di sentire le voci che probabilmente avvertiva il ballerino, si è trascinati insieme a lui nella sua discesa verso la follia. La mise en scène soffre un po’ in lentezza ma se vi è un apparato scenico ben costruito, un’interpretazione attorica fatta di solo volto e corpo ma pur sempre ineccepibile, delle musiche – curate da Hal Willner – che ne sottolineano l’essenza poetica, beh lo spettacolo diviene magico

Mariarosaria Mazzone

Crt, Teatro dell’Arte

Milano, 12/09/2015

Robert Wilson | Mikhail Baryshnikov
LETTER TO A MAN
USA 

ideato e diretto da
Robert Wilson con Mikhail Baryshnikov

tratto da i Diari di Vaslav Nijinsky
testo di  Christian Dumais-Lvowski
su concessione di  The Vaslav and Romola Nijinsky Estate

progetto di Baryshnikov Productions e Change Performing Arts
commissionato da  CRT Milano e Spoleto Festival dei 2Mondi

 

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