Le oscillazioni della memoria nei “Memory Plays” di Dario Marconcini

“Silenzio”, “Notte” e “Voci di famiglia” per la prima volta insieme al Teatro Era di Pontedera.

Per una serata ci siamo addentrati nei labirinti ingannevoli della memoria e dell’oblio grazie alla sapiente e raffinata guida di Dario Marconcini, regista e interprete di “Memory Plays, la trilogia pinteriana”. Il programma prevedeva la messa in scena di tre pièces di Harold Pinter, “Silenzio”, “Notte” e “Voci di famiglia”, presentate per la prima volta insieme con il debutto in prima assoluta del breve intermezzo “Notte”. Sul palcoscenico, accanto a Marconcini, due attori eccezionali: Giovanna Daddi e Emanuele Carucci Viterbi. La loro recitazione, efficace e controllatissima, ha conquistato gli spettatori grazie al sapiente uso delle pause, dei silenzi e dei ‘non sguardi’. Davanti alle scene essenziali, ma mai banali di Riccardo Gargiulo e Valeria Foti (bellissime le fotografie che facevano da sfondo), i tre attori si sono addentrati nella retorica drammaturgica di Pinter svelando le patologie dei suoi personaggi. Una sintassi teatrale che scompone e ricompone la realtà a proprio piacere, creando dei cortocircuiti di spazio, tempo e comunicazione durante i quali si ha il sospetto che la verità sia ben altra rispetto a quella che ci viene presentata.

Silenzio    037Così è, ad esempio, in “Silenzio”, atto unico del 1969. In una sorta di veranda che si apre significativamente su un paesaggio nebbioso e labirintico, come nebbiosa e labirintica è la memoria, i tre protagonisti – Ellen, Rumsey e Bates – siedono elegantemente su un alto sgabello da bar, una poltroncina imbottita e una sedia di vimini. Pur rievocando un passato comune, i tre restano isolati nella propria solitudine, incapaci di comunicare. Sul filo della memoria ripercorrono ricordi che dovrebbero essere intrecciati e che invece creano tortuosi percorsi di reticenze e silenzi, dove il non detto vale più della parola, e dove i piccoli e grandi tradimenti della memoria insinuano la sensazione di qualcosa di impercettibile e minaccioso. Gli stessi meccanismi si ritrovano nel contemporaneo “Notte” (1969), breve intermezzo di non più di dieci minuti. In una sera come tante un uomo e una donna (Giovanna Daddi e Dario Marconcini), seduti a tavola, ripercorrono il loro primo incontro. Eppure i rispettivi flussi della memoria non riescono ad approdare a un ricordo condiviso, anche solo un dettaglio o un breve frammento di un amore che comunque si percepisce ancora presente, seppur vissuto in un’estrema solitudine.

Voci di famiglia  0167+scrittaCon “Voci di famiglia” si fa un salto temporale nella drammaturgia pinteriana di oltre dieci anni. Eppure solitudine e memoria sono ancora le protagoniste. La pièce fu scritta nel 1981 e fu inizialmente pensata come radio-play. Presenta infatti una struttura a monologo in cui i due protagonisti affidano a lettere forse mai scritte la propria esperienza emotiva nei confronti dell’altro, senza mai trovare un’occasione di incontro e di ascolto. Nella messa in scena di Marconcini essi sono simultaneamente in scena, separati da una sottile parete di tessuto trasparente che sa di polvere e decadenza e che rappresenta una distanza incolmabile fatta di rancori e vendette. Da una parte il figlio (Emanuele Carucci Viterbi), lontano da casa e coinvolto in un mondo corrotto in cui abitano personaggi-simbolo del degrado metropolitano; dall’altra la madre (Giovanna Daddi) che, nella vana attesa di notizie del figlio, si rifugia nel ricordo della dolcezza del passato, rispolverando una memoria che viene legittimo domandarsi se non sia ingannevole.

Pontedera (PI) – teatro Era, 24 ottobre 2015

Lorena Vallieri

MEMORY PLAYS, LA TRILOGIA PINTERIANA: SILENZIO, NOTTE E VOCI DI FAMIGLIA di Harold Pinter. Regia: Dario Marconcini; scene e luci: Riccardo Gargiulo e Valeria Foti; Produzione: Associazione Teatro Buti.

Interpreti: Emanuele Carucci Viterbi, Giovanna Daddi e Dario Marconcini.

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