La storia siamo noi
Vanni Piccolo infiamma l’Off-Off

Oggi si fa un gran parlare di genere, di fluidità, di quella libertà di essere e di esprimersi, di sentirsi e di vivere al di là di steccati e costrutti sociali che – a volte non senza esiti innaturali, ridicoli e forzati – stanno imprimendo alla contemporaneità una direzione tutta da conoscere e tener d’occhio. A molti degli odierni rapsodi di tale tipo d’evoluzionismo, sfugge però il lavoro e il senso di chi, per primo, si è fatto coraggio immergendosi nella fitta e intricata giungla delle rivendicazioni e delle battaglie (quelle vere), spianando loro una strada che oggi appare più come una passerella lustrata su cui sfilare e far sfilare qualsiasi cosa passi per la testa che come un lascito da valorizzare e del quale serbare il ricordo degli inizi.

Per fortuna che c’è Giovanni Piccolo, detto Vanni, da Bovalino, profonda Calabria, già insegnante, già preside di scuola media, già fondatore del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, già consulente della giunta capitolina Rutelli, oggi ottantaquattro anni di vita e di lotte che andrebbero raccontate anche e soprattutto là dove le generazioni formano la propria cultura e, ancor più, la propria coscienza. Ed è proprio la coscienza che Piccolo porta in una data unica al Teatro Off/off di Roma; una coscienza storica e personale, il racconto (a tratti letto, a tratti improvvisato, facendo ricorso al proprio giacimento inesauribile di accadimenti, esperienze e vita vissuta) di un’Italia che non viveva sul divano o con i neuroni essiccati dagli smartphone, ma che vibrava e pulsava di sangue e carne, di moti e di scontri.

In questo Paese appunto ancora con una coscienza (di classe), i “diversi” si fecero faticosamente largo, portando non solo la propria visibilità ma anche le proprie rivendicazioni, il proprio (ora tanto ovvio e naturale quanto improbo e osteggiato allora) diritto all’esistenza. “Lettera a un giovane amico” è quindi un lascito morale e soprattutto politico a chi tutto ciò non l’ha vissuto (o, peggio ancora, ne ignora l’esistenza), al di là di orientamenti sessuali o posizioni ideologiche. Scorrono sullo sfondo le rare e preziose immagini del Centro di Documentazione Aldo Mieli di Carrara e Piccolo, davanti ad un leggio o a centro palco, come un (ideale) anziano cantastorie davanti ad un (reale) giovane che lo ascolta incantato e assetato di sapere, ripercorre quegli anni con l’eccezionale capacità per chi attore non è, di imprimere sempre un tocco di ironia e di leggerezza anche alle pagine più buie o dolorose di quel percorso: da Stonewall al caso Braibanti, dagli scontri di piazza fino all’Aids, brusca cesura di quel patto di convivenza sociale che con tanti sforzi pareva raggiunto.

Aiutato dalla delicata mano registica di Mariano Lamberti che ha saputo teatralizzare, amalgamare, punteggiare con gli audiovisivi le dense pagine scritte di vita di Piccolo, lo spettacolo abbatte subito il limite di un reading ed entra appieno nel concetto di teatro. Di quel teatro privo di quarta parete, fatto anche di commozione, piccole indecisioni, emozioni che si rimpallano tra palco, platea e molti applausi a scena aperta. “Lettera a un giovane amico” non mette in scena nulla, è! Riportando in vita quella militanza e quell’energia che poi sfocia in un pianto liberatorio e catartico. Di quelli che oggi, per tale purezza e onestà, son quasi impossibili a trovarsi.

Francesco Giannotti

Teatro “Off/off” – Roma

3 aprile 2023

“Lettera a un giovane amico” di Vanni Piccolo

regia Mariano Lamberti

con Vanni Piccolo, Orazio Rotolo Schifone

in collaborazione con il Centro di Documentazione Aldo Mieli di Carrara

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