“La serra” di Plini e le rigorose geometrie del caos

Al Metastasio di Prato un nuovo allestimento della pièce di Harold Pinter.

Dopo la prima assoluta al Teatro Bonci di Cesena, il 15 gennaio 2015, è stata presentata al Teatro Metastasio di Prato “La serra” di Harold Pinter per la regia di Marco Plini. Una pièce complessa, a tratti spietata, scritta nell’inverno del 1958 e rappresentata per la prima volta all’Hampstead Theatre di Londra il 24 aprile 1980. Una lunga gestazione, dunque, come ha dichiarato lo stesso Pinter: «Quando ho scritto “La serra” pensavo che nessuno la volesse, pensavo proprio che nessuno volesse sentir più parlare di me. Così l’ho messa in un cassetto. Quando l’ho ripresa in mano, qualche anno dopo, continuava a non piacermi. Ma nel ’79 le ho dato di nuovo un’occhiata e ho scoperto che era molto divertente… un lavoro davvero ‘duro’. Mi sono detto: proviamo a farne la regia». Anche così nascono i capolavori.

Pinter 2I temi che Pinter ha messo in campo, a volte solo (apparentemente) accennati, sono molti e complessi, a cominciare dallo scottante problema politico e sociale delle ‘prigioni’ psichiatriche, della loro inefficacia, della coercizione fisica e psichica, fino a coinvolgere i complessi rapporti interpersonali e di potere. E interessante è la lettura di Plini che mette in gioco, all’interno di limpide geometrie visive, la metafora pinteriana del meccanismo della violenza che si insinua, senza possibilità di fuga, nei comportamenti dei singoli personaggi. Ciascuno è caratterizzato da una propria forma di crudeltà, più o meno brutale, che si svela nello scorrere della commedia. Cosicché la prospettiva si ribalta e all’apparentemente rigoroso ordine iniziale si sostituisce il caos. Una crudeltà che si svela nei dialoghi, duri, ridotti all’essenziale e i cui nessi logici sono a volte ermetici. Il ritmo delle battute, veloci e frammentate, taglienti come lame, è reso bene da un ottimo cast di attori, tra cui spicca un eccezionale Mauro Malinverno nella parte di Roote. Ma non ha convinto del tutto la scelta registica di affidare il personaggio di Lobb a Elisa Cecilia Langone, trasformando il Ministro in una sorta di moderna Crudelia Demon.

Pinter3Belle le scene di Claudia Calvaresi, arricchite dal gioco di luci di Fabio Bozzetta. Giocando il bianco e il nero, e le sfumature del grigio, esse trasmettono un’immagine di un ordine rigoroso e di una gerarchia cristallina che contrasta sempre più con gli ambigui rapporti tra i personaggi. Dietro all’apparente efficienza dell’ufficio di Roote, assistito da un impeccabile Gibbs (Luca Mammoli) in elegante e formale completo nero, si nasconde un caos primordiale, dove desiderio di potere e promiscuità sessuale dettano le azioni. Al centro, sopraelevato, l’ufficio/acquario a cui tutti ambiscono, quello del direttore. Un luogo dalla doppia funzione, quella del vedere (e controllare), ma anche dell’essere visti (e invidiati). Esso svela l’ambizione del comando, ma anche la sua fragilità.

Prato – Teatro Metastasio, 15 febbraio 2015

Lorena Vallieri

LA SERRA – di Harold Pinter; traduzione: Alessandra Serra; regia: Marco Plini; scene e costumi: Claudia Calvaresi; musiche: Franco Visioli; luci: Fabio Bozzetta; assistente alla regia: Thea Dellavalle; produzione: Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Interpreti: Mauro Malinverno, Valentina Banci, Luca Mammoli, Fabio Mascagni, Giusto Cucchiarini, Francesco Borchi, Elisa Cecilia Langone.

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