“LA SCUOLA DELLE MOGLI” boccia la regia

Il sipario si apre e una semplice melodia barocca rimanda verso un tempo ormai passato. Ci si aspetta una corte, ma di regale c’è solo il costume del protagonista, per il resto una scena spoglia, finta, essenziale, anche troppo, che almeno non tarda rivelarsi utile allo svolgimento della trama.

Malgrado l’immediata dirompenza di Enrico Guarnieri (Arnolfo) si avverte la fatica di mantener la scena comica quando la spalla non é degna, e di certo, questo goffo notaio non lo é.

Per fortuna l’intervento é breve e pian piano lo spettacolo prende vita. Un crescendo di comicità, tanto serrati i tempi da sentir persino la mancanza di qualche pausa, ma la grandiosa prova interpretativa di Guarnieri non ne prevede. É un vivace recitare, un trascinare il pubblico senza mai esitare. Coinvolgente, esilarante, tanto che la risata non é trattenuta nemmeno dai servitori, abilmente interpretati daVincenzo Volo e Amalia Contarini.

Il dialetto catanese, scelto per la rilettura del testo, accresce l’ilaritá fornendo modi di dire e appellativi, insieme con intercalari divertenti e mai volgari. Certo ci si poteva sforzar di trovar un escamotage più originale piuttosto che calar il testo nella Trinacria, semplicemente ad avvalorare il banale cliché di gelosia che si attribuisce agli uomini siculi.

Il testo é infatti incentrato sull’ossesione di Arnolfo di aver una moglie onesta, che di certo lo preserverá dall’ esser cornuto. Sceglie la giovane Agnese, tenuta segregata, privata di istruzione e di qualsiasi contatto con il mondo esterno. A far da guardia in questo “castello di carta” i due fedeli servitori.

Ma non basta fedeltà e accortezza per salvar la ragazza dalle rimostranze amorose del giovane Orazio (Marco Amato).

L’intrigo si snoda con chiarezza e, data la semplicità di un testo, sicuramente obsoleto, seppur di notevole importanza letteraria, non permette equivoci che possano almemo crear un briciolo di suspance.

Anzi, purtroppo, proprio il finale, dopo un travolgente secondo atto, dove é impossibile trattener risate di gusto, appaiono nuovi personaggi interpretati in maniera indegna. Lenti, insicuri, scoordinati e impacciati, fanno piombar di nuovo la scena in quel piatto quadro iniziale. Un vero peccato al cospetto dell’impareggiabile vis comica di Guarnieri.

Lo spettacolo si configura, ciò nonostante , buono e assolutamente divertente, sebbene il taglio registico di Guglielmo Ferro non risulta per nulla attuale, lasciando il testo nella sua settecentesca dimensione, malamente riproposta.

La grandezza dei Classici é nella capacità di prestarsi ad interpretazioni, messe in scena e idee rappresentative che superano i confini spazio temporali. Se questo lavoro non viene attuato, allora perché proporli?

 

Roma, teatro Quirino, 09 maggio 2015

Elena Grimaldi

LA SCUOLA DELLE MOGLI

di Molière
e con Enrico Guarnieri  Nadia De Luca   Rosario Marco Amato   Vincenzo Volo
Amalia Contarini   Mario Sapienza   Pietro Barbaro
Ciccio Abela   Gianni Fontanarosa
scene Salvo Mangiagli
costumi Riccardo Cappello
disegno luci Andrea Chiavaro
regia Guglielmo Ferro
Share the Post:

Leggi anche