Apre la stagione del teatro Dhemetra Di Bartolomeo nei panni di Mirandolina con la regia di Marco Toloni e Paolo Biribò.
Guai a fidarsi delle donne, una volta caduti nella loro rete non c’è pietà per nessuno. Lo sapeva bene Carlo Goldoni quando per la prima volta rese una semplice servetta protagonista di una sua commedia, dimostrando fin dove può arrivare l’astuzia e la determinazione del sesso femminile. La trama di “La locandiera”, andata in scena al Teatro Le Laudi di Firenze per la regia di Marco Toloni e Paolo Biribò, ruota intorno a Mirandolina, una ragazza semplice e di umili origini, neanche particolarmente avvenente, la cui spontaneità, unita a una grande intelligenza, la rendono davvero speciale.
Con le sue doti, tipicamente femminili, riesce a mantenere in piedi l’attività che il padre, morendo, le ha lasciato; ma ben presto si rende conto che senza una protezione maschile rischia di rimanere impicciata in affari di cuore di cui lei neanche si interessa. Gli avventori della locanda, infatti, sono tutti innamorati di lei e se la contendono giocosamente; non sembrano crearle alcun problema, ma quando arriva un misterioso Cavaliere che desta realmente l’attenzione della giovane la situazione precipita. In realtà per Mirandolina è solo una nuova sfida: «questo Signor Cavaliere» afferma di essere «nemico delle donne» e che «non le può vedere», ma non ha ancora incontrato quella che lo farà cedere alle sue lusinghe.
La regia di Toloni e Biribò è essenziale e asciutta, pochi elementi di scena e costumi che richiamano l’epoca senza essere eccessivamente pomposi (di Antonio Musa), e permette di apprezzare i singoli attori nella loro lucida interpretazione, a cominciare dalla sbarazzina Dhemetra Di Bartolomeo che bene rende la genuinità e la schiettezza della protagonista; accanto a lei i personaggi ben caratterizzati da Remo Masini, nei panni del Conte, e Goberto Teghini, nelle vesti del Marchese, spendaccione l’uno, spilorcio l’altro, entrambi adulatori della locandiera, ma anche nobili volubili e smisurati, sia nei piaceri che nei vizi. Un tocco di malizia e cialtroneria insieme viene regalato da Rosetta Ranaudo (Ortensia) e Chiara Ciofini (Dejanira), le commedianti che giungono in visita alla locanda fingendosi nobildonne: le due danno prova della vanità e della spavalderia di cui sono capaci le signore.
Convincente Fabio Rubino nella doppia faccia del Cavaliere, prima scortese e arrogante, poi disarmato e furioso a causa dell’amore che lo rapito. Completano un cast di riguardo Enrico Dabizzi, il fortunato cameriere Fabrizio che finirà per sposare Mirandolina, Giacomo Bandini, servitore del Cavaliere e testimone del suo repentino cambiamento, Filippo Antichi e Renzo Marilli, rispettivamente servitore del Conte e servitore della locanda. Ben architettato il gioco di luci e contro luci di Lorenzo Castagnoli che si integra con l’incalzante musica originale di Tommaso Hagge.
Firenze – TEATRO LE LAUDI, 18 ottobre 2014.
Mariagiovanna Grifi
LA LOCANDIERA – Regia: Marco Toloni e Paolo Biribò; Aiuto regia: Cristina Di Sciullo; Assistente alla regia: Giulia Ferruzzi; Costumi: Antonio Musa; Luci: Lorenzo Castagnoli; Musiche originali: Tommaso Hagge; Interpreti: Dhemetra Di Bartolomeo, Fabio Rubino, Remo Masini, Goberto Teghini, Rosetta Ranaudo, Chiara Ciofini, Enrico Dabizzi, Giacomo Bandini, Filippo Antichi, Renzo Marilli.