“La fontana di Bellerofonte 1820”, presentazione ad Avellino

clip_image007Presentazione del libro di Celestino Genovese

LA FONTANA DI BELLEROFONTE 1820

venerdì 28 febbraio 2014, ore 18.00 Convitto Nazionale “Pietro Colletta” Corso Vittorio Emanuele, 298 Avellino 

A discuterne con l’autore: 

Franco Festa, scrittore

Giuliano Minichiello, filosofo

Generoso Picone, giornalista

Sullo sfondo della diserzione dello squadrone di cavalleria guidato da Morelli e Silvati nella caserma di Nola e dei moti che porteranno Ferdinando I a concedere la Costituzione, per poi tradire il giuramento su pressione dell’Austria dopo solo nove mesi, si svolgono le vicende di Nennella, alle prese con la travagliata scoperta della sua femminilità, e di Luigino e Carlotta, che presidiano la purezza degli ideali giacobini, ma non sempre quella dei comportamenti privati. Sullo sfondo, il generale Guglielmo Pepe, il colonnello de Concilj, don Carlo e il suo amico Serafino Pionati, fra sospetti e ambiguità, sono impegnati ad arginare l’impazienza d’insorgere delle Vendite carbonare.
In un intreccio fra personaggi realmente esistiti e altri di fantasia, la grande Storia corre parallela alle microstorie dei protagonisti, in uno scenario di provincia, che nel Regno delle due Sicilie si trova a essere il fulcro della rivoluzione costituzionale del 1820.

Popolani e gentiluomini, ma anche spregevoli faccendieri e opportunisti, con le loro passioni e i loro drammi, si mescolano e animano le sette che danno vita all’insurrezione che, se per un verso rappresenta l’ultimo sussulto dei lasciti della Repubblica Napoletana del 1799 e di Gioacchino Murat, per l’altro segna i primi fermenti del Risorgimento italiano.

Celestino Genovese dipinge un affresco che, a partire dalla vita quotidiana dell’entroterra – Avellino, Monteforte, Lapio – offre uno sguardo d’insieme sulla corte napoletana e sull’intero scacchiere europeo: dal pronunciamento militare in Spagna all’Austria di Metternich, dalla Torino del principe di Carignano alla rivolta di Palermo e, attraverso il racconto di un singolare testimone, all’esecuzione a Vienna della Settima Sinfonia di Beethoven, diretta personalmente dall’autore per le teste coronate a congresso.

In un ordito dove si avvicendano e si sovrappongono fatti pubblici e privati, speranze e delusioni, sembra anche affacciarsi implicitamente l’idea che nella degenerazione della Carboneria napoletana – una sorta di P3 o P4 ante litteram – si prepari un humus favorevole per quella che, dopo la conquista piemontese e l’Unità d’Italia, diventerà la questione meridionale.
L’autore propone uno straordinario scenario della Napoli dei primi due decenni dell’Ottocento, sempre in bilico tra fedele ricostruzione storica e invenzione narrativa, condendo il tutto con un perfetto mélange linguistico tra italiano – la lingua della narrazione – napoletano e avellinese – la lingua del popolo.
Un poderoso romanzo storico, carico di umanità, e ancora attualissimo per capire la storia del Mezzogiorno d’Italia.

Celestino Genovese, psicoanalista, è stato professore di Psicologia dinamica presso la Seconda Università di Napoli. Nel suo campo ha pubblicato numerosi saggi scientifici, sia in Italia che all’estero. Questo romanzo costituisce la sua prima prova narrativa.

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