La Città del Teatro Civile
Il sogno di Franco Di Corcia
l’Araba Fenice di Cascina

 

Dici Cascina e ti viene in mente, tristemente, la crociata anti-gay e anti-John Lennon di quella che la Destra ha candidato come presidente della Regione Toscana, Susanna Ceccardi, all’epoca sindaco della cittadina dell’entroterra pisano. Nella sistematica umiliazione della cultura in atto da anni dalla destra italiana, Cascina ha pagato un prezzo salatissimo con il tracollo del Politeama, moderno teatro in disuso, che ospitò – tra i tantissimi eventi negli anni d’oro – una delle ultime apparizioni live della compianta Giuni Russo. Adesso, grazie alle iniziative messe in atto da Cristiano Masi e Franco Di Corcia, un barlume di speranza potrebbe tornare a riscaldare i cuori di chi, a Cascina, ancora non si è lasciato del tutto ipnotizzare dalla strabordante campagna mediatica tutta orientata a destra. Una lista civica che vede la candidatura a sindaco di Masi e a consigliere comunale di Di Corcia cercherà di fare di Cascina un nuovo modello di Città del Teatro, partendo proprio dalle macerie provocate dalle gestioni passate. Di Corcia, nato in Svizzera da genitori campani, risiede in Toscana dal 1974, ed è un infaticabile promotore culturale fortemente radicato sul territorio. Il Teatro di Bo’, da lui fondato nella vicina Santa Maria a Monte, è una realtà ormai conosciuta, consolidata ed apprezzata, malgrado qualche interferenza di disturbo più o meno lecita. Vulcanico, trasgressivo, coraggioso ma anche umanamente coinvolto e addolorato dallo sfacelo che, anche nella terra di Dante, accerchia da ogni dove chi prova a far cultura, Franco Di Corcia ha un sogno, che ci piace divulgare con le sue stesse parole: “Dare a Cascina un Teatro a vocazione d’arte sociale, ovvero  valorizzazione della vocazione artistica territoriale, d’ambito regionale e d’impegno civile, centrata sul teatro ragazzi, sulla multidisciplinarietà dei linguaggi, sulla formazione e ricerca laboratoriale e sull’arte d’impegno sociale. Noi Crediamo che un Teatro Pubblico per perseguire la sua natura di “teatro d’arte per tutti” e abbracciare la complessità di una comunità di quartiere, debba operare in ascolto e in stretta connessione con associazioni, scuole e gruppi di cittadini. Arricchendosi di queste esperienze e mettendo in moto un meccanismo virtuoso di scambio reciproco. Visto poi la situazione venutasi a creare con la pandemia dove i Teatri pagano il prezzo più alto, noi guardiamo alla costruzione di un Teatro che investa sulla tutela e valorizzazione dei propri lavoratori, in ambito tecnico, artistico, comunicativo e amministrativo. Garantendo condizioni lavorative adeguate e una continuità tale per cui sia reso possibile un proficuo e necessario scambio dei saperi. E’ anche per questo che invitiamo tutti ma soprattutto la comunità degli artisti a votare e far votare Cristiano Masi per ripensare la Città del Teatro come ‘Città del Teatro Civile’ e come generatore di eventi diffusi capace di costruire economia e socialità oltre che qualità degli eventi”.
Nel terrorismo mediatico che annebbia le menti distratte di chi sottovaluta il pericolo di nuovi fascismi, ci piace credere che l’arte possa ancora, se non salvare, almeno curare questo mondo malato. Negli anni, probabilmente, i nostri posteri giudicheranno atti di commovente eroismo questi fenomeni attualmente di minoranza. Eppure, ogni seme darà un frutto. E, si spera, seminerà anche qualche rimorso. Ammesso che nella testa di chi si fa impaurire pure da una canzone (e che canzone!) ci sia ancora spazio per un grammo di cervello.

Antonio Mocciola

Share the Post:

Leggi anche