Uva e parole

Male male” è il titolo del nuovo singolo e videoclip di Kelly Joyce featuring Fabrizio Bosso e Gilles Coffi Degboe, disponibile da martedì 16 novembre in tutte le piattaforme digitali distribuito da Universal. Vino e musica sono le due grandi passioni di Kelly Joyce Bale Simões De Fonseca, musicista francese, ma italiana d’adozione, conosciuta al grande pubblico semplicemente come Kelly Joyce. Con questo nuovo lavoro che mescola jazz manouche e il suo stile vocale tra pop-soul e R&B contemporaneo, Kelly ha deciso di percorrere una strada eno-musicale che vuole legare questi due mondi.

Ispirandosi al celebre scambio che fu di Mina e Alberto Lupo, Kelly ha voluto replicare l’accoppiata con il sommelier internazionale Gilles Coffi Degboe, ricreando quell’atmosfera di ironica leggerezza che ha reso celebre il duetto. La voce di Kelly ruota intorno a Gilles, tentando di sedurlo quando lui risponde con commenti freddi e analitici, richiamando la terminologia tecnica usata proprio nel mondo dei vini.

Se la cantante lo ammalia con i suoi eleganti vocalizzi, lui risponde distaccato: “Sei di un bel colore ambrato…ma poco equilibrata”. Al siparietto si unisce la tromba di Fabrizio Bosso, che s’inserisce tra i due come mediatore musicale tentando di calmare gli animi e alleggerire le tensioni.

Male male” è il primo capitolo del nuovo progetto DeCanto. Un termine che riassume l’anima stessa del concept: il “decanter”, strumento indispensabile utilizzato per ossigenare i vini più pregiati, accostato alla parola “canto”. DeCanto sarà quindi un album: una raccolta di canzoni dove Kelly svilupperà ulteriormente questo connubio tra musica e vino, coinvolgendo altri musicisti e personalità del mondo vinicolo.

Buonasera Kelly, ci racconti il tuo percorso artistico?

Sono figlia d’arte e ho trascorso la mia infanzia correndo dietro le quinte. Mio padre è bassista e arrangiatore, mia madre cantante e mia zia prima ballerina al Lido di Parigi. Ricordo benissimo le ballerine con le piume e strass che si preparavano per lo spettacolo. Si respirava un’aria frizzante assolutamente unica. Ho frequentato per sedici anni la Royal Accademy di danza classica, per otto anni ho studiato violino e per cinque il pianoforte.

Ma non ero assolutamente certa che sarei diventata un’artista. Studiavo con passione senza farmi tante domande sul futuro. Il mio primo progetto discografico l’ho realizzato a undici anni, erano canzoni per bambini!  Da lì in poi non mi sono più fermata con il boom nel 2001 dell’album “Kelly Joyce”. Ad oggi ho calcato moltissimi palchi, dai festival jazz al sagrato di San Pietro, cantando il Padre Nostro in inglese per la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Oggi sono al mio quinto album.

Cosa c’è alla base della tua musica?

Alla base della mia musica c‘è la contaminazione. Sono cresciuta in Italia, ma nata a Parigi e ho una nonna irlandese e un padre africano: direi proprio che non posso fare a meno, quando scrivo o interpreto, di fondere diversi stili.

Come è nato “Male male”? E cosa rappresenta per te.

“Male male” è stata scritta e cucita su di me da Roberta Faccani, l’ex cantate dei Matia Bazar. Ha saputo descrivere d’amore con un tocco d’ironia, mantenendo lo swing che mi contraddistingue da sempre. Giordano Tittarelli e Roberta, assieme alla direzione artistica di Nabuk (musicista di Lorenzo Cherubini, Pino Daniele, Ramazzotti), hanno realizzato il brano che traduceva il concept che avevo in mente. Gilles Coffie Degboe è una promessa della somellerie in Italia, e, grazie alla sua immagine internazionale, è stato scelto come ambasciatore per rappresentare e far conoscere all’estero due vitigni italiani. Fabrizio Bosso si è prestato a questo gioco divertente che unisce il mondo della musica al vino. Questa canzone per me rappresenta la realizzazione di un sogno, l’unione delle mie passioni.

Una sfida: un genere musicale lontano dalle tue corde in cui ti piacerebbe cimentarti?

Non ho mai cantato il folk romagnolo, ma vivendo a Rimini capisco il dialetto e mi divertirebbe cantare questo genere: lo farei, però, soltanto per gli amici.

La canzone della tua vita.

Il Valzer di Amélie” di Yann Tiersen, perché porta il nome di mia figlia e ascoltando quel pezzo mi dondolavo accarezzando il pancione immaginandomi come sarebbe stata.

Quando hai capito cosa avresti voluto fare da grande?

Quando ho smesso d’essere famosa ho capito che volevo tornare ad esserlo cantando. Prima mi era piovuto il successo addosso. Ora me lo voglio conquistare con un lavoro più consapevole.

Il tuo film preferito?

Il mio film preferito è “L’ultimo Samurai”, cult movie del 2003, diretto da Edward Zwick. Ne avrei altri mille da dire, ma per il momento ti citerei questo.

Sei una persona molto social e che rapporto hai con i tuoi fan?

Sto diventando social perché vorrei dare la giusta importanza a questo nuovo progetto. Ho un lato timido, quindi sto imparando ad aprirmi un po’ di più anche con i fan.

Come vedi il futuro del panorama musicale italiano?

Finalmente il panorama italiano, anche grazie ai Måneskin, ha un’immagine che si differenzia a livello di percezione internazionale dal neomelodico. L’Italia ha anche tanto altro da offrire. Vedo fermento e voglia di sperimentare.

Prossime date live?

Ci sono diverse date segnate sul mio calendario, ma alcune sono ancora top secret. Sicuramente all’inizio sarò a Torino e a Terracina, poi ce ne saranno molte altre.

 

Il vino è simile all’uomo: non si saprà mai fino a che punto lo si può stimare o disprezzare, amare e odiare, né di quante azioni sublimi o atti delittuosi è capace.

Baudelaire

 

Valerio Molinaro

 

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