Corriere Spettacolo, mediapartner del progetto In-box, ha intervistato il presidente di Straligut Teatro che, insieme al direttore artistico Fabrizio Trisciani, ha dato inizio alla formazione della rete.
Nato per dare spazio alle compagnie emergenti e creare una rete teatrale nazionale, oggi il progetto In-box è giunto alla sua sesta edizione con un numero record di partecipanti (319) e allargando ulteriormente la sua compagine: i partner sono giunti a quota 37. Lo scorso 6 maggio la Giuria si è riunita per scegliere i quattro finalisti che potranno esibirsi dal vivo nei giorni 29 maggio al Teatro Cantiere Florida di Firenze e 30 maggio al Teatro delle Arti di Lastra a Signa. In attesa di questa due giorni abbiamo intervistato il presidente di Straligut Teatro Francesco Perrone, ideatore di In-box insieme a Fabrizio Trisciani (direttore artistico) e Serena Imperiale. Si ricorda che In-box dal 2010 al 2013 è stato sostenuto dalla Regione Toscana e dal 2012 da Fondazione Toscana Spettacolo.
Prima di parlare di In-box ci interessa sapere di più di Straligut Teatro, l’associazione che ha dato vita al progetto e capofila della grande rete teatrale che state creando.
F. Perrone: Straligut Teatro è un’associazione che si occupa di promozione e diffusione teatrale. Siamo nati nel 2004 come compagnia, il nucleo iniziale era formato da un gruppetto di studenti universitari (eravamo 4/5). Nel corso degli anni abbiamo pian piano modificato il focus delle nostre attività dedicandoci al teatro didattico, alla formazione, all’ospitalità e alla gestione di spazi teatrali con una progettualità sempre più complessa. Inizialmente avevamo residenza artistica nel Comune di Siena (in quel periodo abbiamo organizzato la rassegna di teatro off “Teatrinscatola”, all’interno della quale è nato appunto In-box). Successivamente, dal gennaio 2013 (e fino al 2015), siamo passati in residenza artistica a Monteroni d’Arbia e ci occupiamo della gestione del Teatro comunale Supercinema. In questi anni abbiamo avuto modo di collaborare con diversi festival e di organizzare stagioni di teatro di prosa, di teatro ragazzi, attività didattiche nelle scuole e corsi di teatro a più livelli.
2009: Come nasce In-box?
F. Perrone: Per la III edizione di “Teatrinscatola” decidemmo di indire un bando che mettesse in palio due repliche nella programmazione dell’anno in corso. Il nostro intento, sin da subito, non era quello di finanziare e produrre un nuovo spettacolo, piuttosto di dare la possibilità di circuitazione a spettacoli già allestiti.
A nostro parere il problema italiano è proprio questo: le compagnie non hanno modo di presentare i loro lavori e, soprattutto, non ricevono una retribuzione adeguata. Come compagnia teatrale abbiamo preso consapevolezza di questa situazione, purtroppo in seguito a esperienze che ci hanno profondamente segnato. Di fatto le condizioni economiche e lavorative proposte in giro non sono adeguate per una compagnia, ma sono le uniche occasioni per fare qualche replica, diventano una sorta di investimento sperando in una qualche visibilità che a volte neanche si concretizza (facendo repliche senza pubblico). La nostra mission quindi è stata da subito quella di cercare spettacoli di qualità già esistenti per poterli promuovere in nuovi spazi. L’idea fondamentale è quella di selezionare e promuovere le eccellenze teatrali emergenti, non solo in senso anagrafico; intendiamo “emergenti” quelle compagnie per cui alla qualità dello spettacolo non corrisponde adeguata visibilità. Lo scopo, inoltre, è quello di sostenere la loro ricerca dandole dignità economica e artistica.
Naturalmente era necessario creare una rete, che nasce a livello regionale nel 2010 (seconda edizione) coinvolgendo sei spazi (dei primi partner Murmuris e Teatro Popolare d’Arte sono ancora presenti) e con il sostegno dalla Regione Toscana. In questo modo si offriva alle compagnie una circuitazione reale e condizioni economiche garantite (un tour di repliche a cachet fisso). Uno dei principi su cui si basa In-box è, infatti, la trasparenza: chiarezza nelle condizioni contrattuali e rispetto per gli impegni presi (ad esempio quello, da contratto, del pagamento del cachet entro 30 giorni dalla replica).
In sei anni di In-box proviamo a fare un bilancio in termini di numeri: siete partiti con 6 partner e 6 repliche per arrivare a?
F. Perrone: Dunque al momento abbiamo ben 37 partner e il totale delle repliche assegnate ai vincitori è arrivato a 40. C’è da sottolineare che il numero di domande giunte non è cambiato tanto negli anni, anche se questa sesta edizione abbiamo raggiunto il record di partecipanti (319): sin dal primo anno abbiamo ricevuto circa 260/270 domande e il numero non è diminuito neanche a fronte dei cambiamenti apportati al bando. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo deciso di renderlo più “selettivo”, volevamo individuare la fisionomia tipo del “vincitore”: per esempio abbiamo escluso la danza (anche se il dibattito è ancora aperto e non si esclude un reinserimento in futuro) e abbiamo richiesto solo spettacoli di teatro di prosa, che fossero già prodotti, di compagnie professioniste e con un limite di durata (almeno 45 minuti). Come dicevo, nonostante i requisiti d’accesso siano diventati più selettivi, il numero di partecipanti è rimasto stabile fino all’anno scorso; invece il dato che muta notevolmente riguarda le repliche (e i partner quindi) che stanno raddoppiando di anno in anno, e questo ci fa molto piacere. Anche perché noi vorremmo che, come a volte è già accaduto, In-box fosse volano per nuove proposte, vincerlo dovrebbe permettere di ottenere anche altre repliche fuori bando.
In sintesi quali sono le caratteristiche peculiari di In-box?
F. Perrone: Tre concetti chiave della rete In-box: trasversalità (gli spazi sono molto diversi tra loro per tipologia, per storia, per dimensioni, per contesto e per pubblico), partecipazione non gerarchica (stesso peso al tavolo di progetto e in giuria) e autofinanziamento (ogni partner versa 1100 euro, 1000 per coprire il cachet degli spettacoli e 100 per sostenere direttamente In-box).
Come nascono le collaborazioni con i partner?
F. Perrone: Inizialmente, come spesso accade, per affinità elettive con realtà che già conoscevamo a seguito di collaborazioni e coproduzioni. Poi abbiamo cominciato a fare richiesta a diverse realtà del mondo teatrale italiano, siamo andati a cercare spazi che ritenevamo potessero essere adatti per il progetto. Da quest’anno sono stati gli spazi a chiamarci per sapere meglio come funziona e per chiederci di entrare nella rete; questo significa ovviamente che si è creato un interesse intorno al progetto.
In questi sei anni c’è un momento particolare da ricordare o una compagnia/uno spettacolo a cui vi siete legati di più?
F. Perrone: Non credo di fare torto a nessuno nel dire che siamo rimasti particolarmente affezionati, anche per il rapporto che si è creato successivamente, al vincitore del 2011: “Titanic” di Alberto Astorri e Paolo Tintinelli. Si può dire che loro rappresentano proprio la compagnia simbolo che In-box vuole promuovere: sono due attori quarantenni con un progetto di compagnia che dura da 15 anni (giovani, appunto, ma esperti), il cui spettacolo è nato nel 2007, ma ha fatto pochissime repliche. Questo è un punto importante: è stato premiato nel 2011. Uno spettacolo non è vecchio se non è stato visto. Gli spettacoli vivono di repliche, di contatto con territori e pubblici diversi. Altrimenti sono spettacoli inediti. Siamo contenti anche del fatto che la vittoria di In-box ha rilanciato non solo lo spettacolo, ma la compagnia: hanno avuto anche altri riconoscimenti successivamente. Lo scopo del progetto è proprio questo.
Insomma vincere In-box è un’occasione di visibilità per le compagnie e permette di ottenere anche ulteriori possibilità di replica oltre la tournée prevista…
F. Perrone: Sì, i benefit per le compagnie sono vari: tra quelli immediati ovviamente ci sono il tour retribuito e la visibilità presso il pubblico e gli operatori teatrali, a questo si aggiunge l’attenzione della stampa e l’avere un ufficio stampa dedicato; da non sottovalutare anche l’incremento dei numeri lavorativi (Enpals, borderò) e l’“indotto” di repliche extra bando; altri benefit a lungo termine sono gli ulteriori riconoscimenti che lo spettacolo o la compagnia può ricevere.
Passiamo a parlare di questa sesta edizione: il 6 maggio la Giuria si è riunita per scegliere i quattro finalisti, come è andata?
F. Perrone: Direi molto bene: è stato possibile parlare approfonditamente degli otto spettacoli arrivati in semifinale e molto facilmente abbiamo individuato i finalisti. La discussione è stata molto positiva, con una netta convergenza verso quei quattro titoli. Li ricordiamo: “Cantare all’Amore” della compagnia La Ballata dei Lenna, “Orfeo ed Euridice” della Compagnia Eco di fondo, “L’uomo nel diluvio” della Compagnia Amendola-Malorni e “Genesiquattrouno” della Compagnia Bruno-Villano. Si tratta di quattro spettacoli molto diversi tra loro, sia per le tematiche affrontate e per la scelta del linguaggio, sia per la composizione della compagnia; si passa dal monologo a una rappresentazione con tre attori, dall’autobiografia a tematiche etiche e sociali. Una grande varietà. Tutti i finalisti rispondono ai 4 criteri definiti dalla Giuria: qualità artistica, originalità di linguaggio e incisività dei contenuti; capacità di parlare a più pubblici; sostenibilità della scheda tecnica; ciclo di vita dello spettacolo.
Grande novità di quest’anno la presentazione dal vivo degli spettacoli finalisti in forma integrale in due giorni (29 e 30 maggio)…
F. Perrone: Fino al 2012 c’era un solo vincitore, nel 2013 sono stati premiati due spettacoli e le repliche sono state divise tra loro a quota fissa (16 al primo e 7 al secondo). Quest’anno si è deciso di raddoppiare gli spettacoli selezionati, grazie anche alla possibilità di avere a disposizione il doppio delle repliche, le quali verranno suddivise tra i finalisti senza quota fissa. Ecco l’importanza delle presentazioni dal vivo (oltre alla visibilità che viene data ai finalisti): i giurati potranno assistere interamente agli spettacoli, in presenza di un pubblico (pagante – anche queste repliche saranno ovviamente retribuite), e scegliere autonomamente che spettacolo ospitare nel proprio spazio. Questo anche per evitare che alcuni spettacoli tornino in spazi che già li hanno ospitati; inoltre avendo tanti partner cominciano ad essercene alcuni molto vicini geograficamente. La Giuria, quindi, si riunirà la notte del 30 per distribuire le repliche tra gli spazi e assegnare i titoli: il “vincitore” e i “selezionati”. In merito alle due repliche dal vivo è stato molto utile il sostegno, anche organizzativo, di FTS (Fondazione Toscana Spettacolo), del Teatro Cantiere Florida, di Murmuris Teatro e del Teatro Popolare d’Arte.
È previsto la possibilità che, durante i giorni di replica, ogni compagnia produca un progetto di formazione rivolto al pubblico da affiancare allo spettacolo: di che si tratta?
F. Perrone: L’azione di In-box è tanto più efficace quanto più riesce a radicarsi sul territorio dei teatri che compongono la rete. Viene richiesto alle compagnie un progetto di promozione teatrale per il pubblico, per portare gente a teatro, ma anche perché per avvalorare il teatro contemporaneo bisogna creare occasione di incontro con gli spettatori. Può essere una semplice presentazione dello spettacolo, un incontro con le scuole o un workshop. È la compagnia a scegliere cosa vuole accoppiare allo spettacolo. Anche questo, naturalmente, viene retribuito. È un modo in più per far apprezzare la compagnia e il progetto dal pubblico, il quale rappresenta il destinatario ultimo e più importante del nostro lavoro. Vincere In-box deve essere un marchio di qualità, non solo per gli addetti ai lavori.
Mariagiovanna Grifi