Poco dopo aver compiuto 27 anni, Giorgio Gori, attore napoletano dalle mille risorse, porterà in scena “Hotel Royal”, dal 15 al 16 febbraio al Teatro Tasso, insieme a Gemma Boccalossa, Federica Schiattarella e Fabrizio Russo. “Sono tre storie apparentemente diverse – racconta Giorgio, che cura anche la regia – in cui si ride, si scherza, si ironizza sui modi d'essere dell'uomo. Pur essendo ambientato all'Hotel Royal di Roma, lo spettacolo è sponsorizzato dall'Hotel Royal Continental di Napoli”. Tratto da “Appartamento al Plaza” di Neil Simon, Gori ci ha messo del suo: “Ho cercato di innestare lo humour inglese con la comicità italiana. Spero di esserci riuscito!”. Strano percorso, quello di Giorgio, passato dal cabaret al teatro impegnato di ricerca, per poi tornare alla forma leggera: “Fin da piccolo – racconta – ero portato a far divertire. Nel 1999 m'improvvisai cabarettista e capii che quella era la mia strada. M'iscrissi all'Accademia Il Primo, che mi ha formato come uomo e come artista, e che ringrazio tantissimo ancora oggi. Ho affrontato testi come Terremotus, Elettra, Ecuba, Yerma, ma con la faccia che mi ritrovo il mio destino era il comico, e così mi lancio in concorsi di cabaret a livello nazionale, arrivando spesso fino in fondo, e vincendo il Premio Taranto”. Arriva quindi l'iscrizione alla Scuola di Cabaret diretta da Mimmo Sepe nel biennio 2005-06, e l'ingresso al lavoratorio Zelig di Napoli (“dove conosco Alessandro Siani”). Da lì, si definisce il “personaggio” Giorgio Gori: “Faccio anni di serate, di gavetta, di cabaret ma anche molti ruoli accanto a Giacomo Rizzo, “Vacanze a Baia Domizia” con Ciro Giorgio e Nando De Maio, molte tv private e debutto anche come autore scrivendo 30 puntate di Ars Cafè. E ho capito che scrivere mi piaceva quanto recitare, e mi tentava la regia...”. Altro giro, altra corsa: “Quando nel febbraio 2011 ho diretto “Noccioline e pistacchi” e poi al Bolivar “Sognando il teatro” che ebbe un gran successo di pubblico e critica, mi si è accesa la lampadina. Amo il teatro più che il cabaret, in tutte le sue forme. E in futuro, perché no, mi piacerebbe fare la Commedia dell'Arte, magari la Locandiera”. Qualche no, però, ogni tanto va detto: “ Non farei mai spettacoli a sfondo politico – ammette – non è il mio range, anche se ovviamente ho le mie idee. Il teatro si può fare con pochi mezzi, molti giovani e grandi idee, non servono sempre grandi nomi. Personalmente amo scegliere testi poco rappresentati, proprio per dire alla gente: guardate, c'è anche altro!”. Si definisce esuberante, fiero, orgoglioso... “ma anche molto timido, solo sul palco mi sento padrone di me”. E un mito dichiarato: “Christian De Sica. Un grande attore, che talvolta imito persino”. Una nuova sfida all'orizzonte: “Ad Aprile torno al Teatro Tasso di Napoli per “E se la vita fosse?” con Noemi Calvino, in cui uniremo danza, cabaret e teatro”. Di sperimentare non si finisce mai.
Antonio Mocciola