“In girum imus nocte et consumimur igni”, la fragile esistenza

Sul palcoscenico del Teatro Cantiere Florida Roberto Castello mette in scena incertezza e instabilità dell’uomo moderno.

A fulgure et tempestate, Libera nos Domine!
A flagello terraemotus, Libera nos Domine!
A peste, fame et bello, Libera nos Domine!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris, Te rogamus, audi nos!
Ut pacem nobis dones. Te rogamus audi nos!

Fulmini e tempeste, terremoti, peste, fame, guerra: queste erano le paure dell’uomo antico. Egli recitava le rogazioni, vere e proprie preghiere per proteggere da qualunque male le seminagioni. Ma oggi l’uomo cos’è e sopratutto cosa, o chi, teme?

Al Teatro Cantiere Florida di Firenze va in scena “In girum imus nocte et consumimur igni”, una coreografia che mette in scena l’uomo moderno strumento di un sistema, ingranaggio di un meccanismo, fantoccio in mano al tempo tiranno. Roberto Castello è l’autore di questa danza narrativa e drammatica, realizzata con quattro interpreti del gruppo ALDES, associazione di artisti e operatori culturali che nasce come progetto politico. Tre donne e un uomo in nero, vestiti “a lutto”, si muovono con soli stop al buio, in una  rappresentazione che procede in avanti, come per immagini, anzi meglio, per dia-positive: fotografie in bianco e nero che hanno bisogno dell’attraversamento della luce per essere osservate.

Soli, su un in-girumpalcoscenico che si lascia plasmare da studiate proiezioni luminose, i quattro interpreti sono come fantasmi stanchi, esausti, sfiniti che continuano, inarrestabili, la propria corsa verso uno sconosciuto punto di arresto. Alla base, un campionamento ritmico che si ripete sempre uguale a se stesso integrato, di tanto in tanto, di parte aggiuntive; ad accorparsi è soprattutto una voce che fa irruzione in questo beat musicale per scandirne tempo e durata. La danza e la musica, infatti, si muovono in parallelo, o meglio, seguendo le regole di uno stesso “gioco”. Entrambe sono costruite su un loop, ovvero sul senso di una ripetizione e, soprattutto, sul procedere senza interruzione. La coreografia, per buona parte dell’intera durata, è costruita su camminate-immobili, metafora stessa di una vita perennemente in corsa che non porta a raggiungere alcun traguardo. Un’esistenza declinata all’infinito: dovere, agire, fare. In questa successione reiterata di immagini, emergono le caratteristiche dell’uomo contemporaneo, socialmente e politicamente solo anche se parte di una stessa comunità. Quelle paure antiche legate alla sola forza di una natura avida e generosa, sono state sostituite da “nuovi” tormenti che rendono instabile il presente e incerto il futuro.

in-girum

La danza vuole restituire proprio questo senso di fragilità e incertezza esistenziale; le camminate che procedono nonostante la fatica, le perdite di equilibrio, la postura abbandonata con le spalle in avanti, definiscono un uomo esausto, orfano in un mondo caotico e ingestibile. Un mondo stretto e asfissiante come lo spazio che la luce illumina di volta in volta delineando tanti, diversi, perimetri scenici. L’individuo risulta destabilizzato e indebolito ma nulla sembra generare in lui un sentimento di sconfitta. Avidi, alienati, istintivi, eccitati ma impoveriti, dominanti e dominati: quegli uomini siamo noi, uomini liberi  ma «che girano in tondo nella notte consumati dal fuoco».

Firenze – TEATRO CANTIERE FLORIDA, 15 dicembre 2016

                                                                                                                      Laura Sciortino

IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNIdi: Roberto Castello; interpreti: Mariano Nieddu, Giselda Ranieri, Irene Russolillo, Ilenia Romano; assistente: Alessandra Moretti; luci, musica, costumi: Roberto Castello; costumi realizzati da: Sartoria Fiorentina, Csilla Evinger; produzione: ALDES; con il sostegno di: MIBACT / Direzione Generale Spettacolo dal vivo, Regione Toscana / Sistema Regionale dello spettacolo.  

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