Oggi scambiamo quattro chiacchiere con Giulia Soi, bravissima autrice televisiva, che si autodefinisce “storyteller con il vizietto del web”. Poliglotta, parla correntemente e insegna cinque lingue, tre vive e due morte, Giulia è una fucina di creatività, un mare magnum di fantasia!
Chi è Giulia Soi?
Prima di tutto, sono una a cui piace scrivere e cerco di farlo ogni volta che posso.
Scrivo per la televisione e a oggi ho all’attivo più di venti programmi. Scrivo di serie televisive per diverse testate, scrivo sui social dove molti mi conoscono per il mio progetto satirico Giulia sotto la metro e per il format #siamoserie. Nel 2019 ho scritto il mio primo romanzo “Glitch – Figli di un dio confuso” (Ed. della Goccia). Quando non scrivo, sono anche un’inguaribile ginnasta, una cantante per diletto e una viaggiatrice patologica.
Lavorare nel mondo della televisione ti ha fatto perdere un po’ della magia che avevi quando eri solo una spettatrice?
Direi di no. Me ne accorgo ogni volta che le vicissitudini della vita mi portano a stare lontana dallo studio, dal set o dal montaggio per un po’ di tempo: non esagero, ne soffro da morire. Non nascondo che le difficoltà e lo stress che il mio mestiere comporta normalmente – e in maniera particolare in questo periodo – con il passare degli anni iniziano a farsi sentire.
Nonostante tutto, però, l’incantesimo che si crea nel realizzare un programma, quella tensione febbrile che regna durante le riprese o durante un’intervista, lo slancio creativo che anima il montaggio di una puntata o di un servizio, sono ancora oggi la parte più intensa della mia vita e spero proprio che continui ad esserlo.
A quale format sei maggiormente legata?
Premetto che la risposta a questa domanda nel tempo cambia sempre. Adesso, ad esempio, mi sento molto affezionata a “Prima dell’alba”, il viaggio notturno che Salvo Sottile ha compiuto tra il 2018 e il 2019 su Rai3. Per questioni affettive, però, scelgo di citare il primo programma in cui ho lavorato come autrice. Si chiamava “La regola”, era condotto da Francesca Barra ed è andato in onda tra il 2005 e il 2006 su Marcopolo Tv.
Concepito come un reality show alla vecchia maniera, era pensato come una goliardica ricerca del Santo Graal a squadre e miscelava intrattenimento, divulgazione, cultura e consigli di viaggio. Sono passati 15 anni, ormai, ma tra me e me sogno ancora una seconda edizione!
Perché in Italia c’è così tanta paura nel voler sperimentare?
Io non parlerei di paura. Certo, bisogna pensare alle caratteristiche dei vari canali, alle tipologie di audience e alle piattaforme, così come bisogna tener conto delle esigenze del nostro pubblico che ha indiscutibilmente un’età media avanzata.
Sono vincoli di cui la produzione di format originali non può non tener conto. Allo stesso tempo, però, non costituiscono un limite assoluto per la sperimentazione. Anzi, a volte stimolano la nascita di idee nuove e diverse.
Qual è un Format televisivo straniero che non funzionerebbe mai nel nostro paese?
A mio modo di vedere, la chiave del successo di una trasposizione di un format straniero sta nell’adattamento. Ci sono format gloriosi, spesso game show come “Ok il prezzo è giusto” o “Chi vuol essere milionario” o corazzate come “X factor” e “Il grande fratello”, che per loro natura non hanno bisogno di essere declinati. Altri invece necessitano di un lavoro maggiore che accosti il contenuto alle inclinazioni di ogni singolo paese.
Anni fa, ad esempio, volevamo portare in Italia una serie televisiva di grande successo in Spagna e, in seguito alla semplice traduzione dei copioni, il progetto venne fermato. Ancora oggi, però, sono convinta che se fossimo arrivati alla fase di adattamento e trasposizione vera e propria avremmo trovato la chiave giusta per proporlo al pubblico italiano.
In fondo, la sitcom “La tata” – che da noi ebbe grande successo per la sua protagonista di origini italiane – nella sua versione originale narrava le vicende di una ragazza polacca. Quindi…nulla è impossibile!
Sei anche una scrittrice di romanzi. Come ti cimenti nei vari tipi di scrittura?
Ho delle linee guida assolute per ogni linguaggio e che cerco di tenere sempre presenti. La scrittura per la televisione non può prescindere dall’uso delle immagini, quella per i social dal coinvolgimento capillare del lettore, quella per i giornali dall’accuratezza e dall’efficacia della notizia.
La scrittura di un libro ha altre regole, che a me piace fondere con quelle degli altri linguaggi. In fondo, l’intento da cui parto ogni volta è quello di raccontare una storia che invogli il lettore a scoprirne la fine. Se per farlo riesco ad attingere dai meccanismi e dalle tecniche dei vari linguaggi che ho a disposizione, il processo diventa più divertente per me e spero anche per il lettore.
Ci vuoi raccontare il progetto FÉRMATE 2020?
Volentieri. Si tratta della seconda edizione del concorso letterario del mio progetto “Giulia sotto la metro”. Ormai da cinque anni racconto su Facebook le tragicomiche disavventure quotidiane dei passeggeri dei mezzi pubblici romani.
Quest’anno, naturalmente, il tema è “la metro del Covid”. I partecipanti avranno tempo fino al 7 dicembre per raccontare in maniera ironica e costruttiva un proprio viaggio sui mezzi avvenuto dall’inizio del lockdown a oggi.
Qui tutti i dettagli:
Progetti futuri.
Attualmente, sto lavorando a un importante documentario per una piattaforma internazionale di cui per ora non posso fornire ulteriori dettagli. Contemporaneamente ho da poco avviato una nuova collaborazione con una testata giornalistica per cui scriverò di serie televisive. E, lentamente ma senza demordere perché il tempo è tiranno ma io cerco sempre di ribellarmi, porto avanti la stesura del mio secondo romanzo.
Parla dei rapporti intergenerazionali e di come i social media li influenzino ogni giorno. Al momento è ancora in pieno working progress, ma – come si dice? – se son rose fioriranno!
Tutti i nostri sogni possono diventare realtà se abbiamo il coraggio di perseguirli.
(Walt Disney)
Cara Giulia in bocca al lupo per i tuoi progetti!
Valerio Molinaro