Giovanni Marino attore ne “La forestiera”
“Porto la mia Salvia sul palco e nel cuore”

 

“La forestiera”, su idea e produzione di Rosalinda Cancro con la collaborazione di UniTre e la Pro Loco Salvia, é la seconda incursione di Antonio Mocciola a Savoia di Lucania. Questa volta, dopo l’omaggio al salviano di nascita Giovanni Passannante, l’autore e regista partenopeo (ma di fiere origini lucane) affronta la figura di una salviana d’adozione, bisnonna della Cancro, Flavia Zacconi, detta Clelia, che sarà interpretata da Valeria Bertani, reggiana proprio come l’artista che sposò un abitante del posto, Rocco Antonio Turco. In scena, assieme alla Bertani, anche Graziano Purgante e Vincenzo Vecchione. In un ruolo piccolo, ma che lascerà il segno, un notissimo personaggio locale, Giovanni Marino, che sorprenderà per la sua autenticità, e che abbiamo incontrato per una breve intervista.

 

Il 18 agosto sarai in scena in uno spettacolo che omaggia una “salviana d’adozione”, Clelia Zacconi. Com’è nata l’idea e cosa provi ad esibirti davanti ai tuoi compaesani, abituati a vederti in tutt’altre vestii?

L’idea è nata semplicemente in una chiacchierata tra amici  . Ho sempre avuto un occhio di riguardo per il teatro,mi ha sempre affascinato, e in passato ho anche  partecipato a spettacoli teatrali amatoriali. Sarà un’emozione particolare e spero di esserne all’altezza.

Avrai un breve monologo in cui esprimerai – da personaggio – un forte attaccamento alla tua terra. E’ così anche per te?
È stato, è,  e sarà sempre così per me. D’altronde ho investito nella mia terra, quindi ci tengo particolarmente e fortemente alle mie radici.
Il mondo dello spettacolo ti tenta? Faresti altre esperienze?
Certo, sarebbe bello intraprendere nuove esperienze. E riuscire a capire il mondo del teatro da dentro.
Il tuo paese è noto per aver dato i natali a Giovanni Passannante, a cui il vostro bar è dedicato. Cosa pensi di lui, e dell’eventualità di tornare al nome Salvia?
È stato un personaggio per me molto importante per la storia italiana. Ha avuto il coraggio di affrontare la monarchia, anche sapendo di poter morire, per degli ideali di libertà che includevano tutte le popolazioni del sud che in quel momento morivano di stenti.
Tornare al toponimo SALVIA sarebbe per me un orgoglio e senso di appartenenza e soprattutto credo che   il nostro Giovanni sarebbe contento della scelta.
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