Gianluigi Capasso, l’architettura della musica – e viceversa

Gianluigi Capasso, classe ’86, è il classico musicista: dolce e stralunato, sembra sempre in balia di qualche sovrappensiero. Poi, sul palco, sfodera estro e talento. La passione sgorga quasi in fasce: “Da piccolo, ascoltando i Queen dai fratelli più grandi, o la lirica da mia madre – racconta – ho sviluppato un gusto già, in qualche modo, adulto. Allora andavano la grunge, gli Aerosmith, i programmi su TMC2, e io mi approcciavo all’esecuzione con la pianola della Bontempi o il flauto, fino ai 12 anni, quando ho imbracciato la chitarra classica. Candido Mormile e soprattutto Ciro Manna sono stati i miei maestri, mentre per la composizione Massimo Spinosa“. Eppure, gli studi vanno in tutt’altra direzione: “Mi laureo in architettura, vedevo certe dinamiche percettive e compositive che trovo nella musica – confessa – ma é proprio lì che ho appreso la progettazione, che ha poi agevolato i processi compositivi, e con l’applicazione suono-colore applicato agli spazi. Certo, ho qualche rimpianto per non aver frequentato il Conservatorio, ma tutto serve“. Tanti sacrifici, per costruire una professionalità: “Studiavo, tornavo alle 8 di sera e continuavo a studiare. Logico che la vita privata ne rimanesse assai sacrificata. Ma non mi pento neanche un po’“.

Arriva poi, nel 2011, il primo progetto importante: “Gli Sbirrofunk era un gruppo fondato da Giuseppe Caiazzo in cui, oltre al funk, avevamo inserito elementi di contaminazione hip hop, e la vittoria dei premi “Funk aid for Africa” e “Funk in Italy”, ma anche l’enorme folla del Pizza Village a Napoli con Tommaso Primo, e il trio vocale Le Kalika prodotto da Sound Fly, curato in tutti i dettagli, che ha avuto tanti riconoscimenti, i premi Carosone, Malafemmina, L’isola che non c’era a Milano ed altri. Sia con Tommaso che con le ragazze stiamo creando nuovi progetti, ed anche con tanti altri artisti, tra cui Greg Rega, con cui ho aperto alcuni concerti di Noemi“.

Non mancano anche le incursioni nel campo teatrale, con Pasquale Palma e Diego Sommaripa, regista di “Adolf prima di Hitler”, premio Mario Mieli 2022, o nel cinema – e del resto Capasso ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia – come la colonna sonora di “Resti”, cortometraggio di Federico Fadiga presentato al Festival di Venezia. Tra le tante soddisfazioni la vittoria di un concorso nazionale, a Bari, per la rivisitazione del Coriolano di Beethoven.

Una calma olimpica, mista a testardaggine e a una acuta sensibilità, sono i tratti di questo ragazzo napoletano che non ha avuto vita facile: “I miei – ricorda – non mi volevano musicista, la mia é stata quasi una sfida, aiutata forse dal destino. Eppure, a 12 anni, mi regalarono una chitarra per natale, senza che io sapessi suonarla. Il colpo di fulmine é scattato solo l’estate successiva. Si vede che doveva accadere!

Antonio Mocciola

Share the Post:

Leggi anche