Il 9 novembre, al Cts di Caserta, debutterà “Maldaurora”, che per la prima volta mette in scena la biografia di un personaggio controverso, amatissimo da chi lo conosce (e purtroppo non sono molti), considerato padre dei surrealisti, che ne hanno fatto un icona vivente: Isidore Ducasse, in arte Comte de Lautréamont. La sua vita breve e tormentata si trasforma in un monologo potente ed estremo, ma anche molto tenero, quasi infantile, griffato Antonio Mocciola e diretto da Giuseppe Brandi. Lo spettacolo rientra in un fortunato filone, quello del “naked theatre”, che il drammaturgo partenopeo porta in giro ormai da anni, e che in ogni occasione trova colori e significati diversi, a dimostrare che, per citare l’autore “un corpo solo, meglio se nudo, può raccontare meglio di ogni costume e scena, perchè quel che conta è l’anima”. E così sarà, nudo e crudo, per tutto il tempo, l’attore che lo interpreterà. Un’operazione che vede protagonista Francesco Petrillo, giovane talento cilentano, che abbiamo incontrato per una breve intervista su questo spettacolo e sulla sua promettente carriera.
Come nasce la scintilla che ti ha fatto divenire attore, e quale è stato finora il tuo percorso? Il fatto di essere nato in provincia è stato un limite o una marcia in più?
La scintilla, il sacro fuoco per questa arte meravigliosa nasce sicuramente sin da piccolo. Ricordo che rimasi incantato durante uno spettacolo di marionette, cercavo di capire cosa accadeva dietro le quinte , come riuscivano a dare vita a dei semplici pupazzi di pezza. Poi successivamente mi sono appassionato al cinema , al teatro rimanendo sempre sbalordito dalla capacità di alcuni attori di dar vita a personaggi completamente diversi tra loro. Così ho iniziato a farlo amatorialmente con la compagnia “I Triatisti” di Marina di Camerota (il mio paese d’origine) e successivamente mi sono trasferito a Napoli frequentando il Teatro ZTN diretto da Maurizio D. Capuano.. lì ho trovato la mia vera dimensione oltre che un ambiente che ogni giorno ti spinge ad tirare fuori sempre il meglio. Sicuramente arrivare dalla provincia ,da un piccolo paese del Cilento non è stato semplice perché ho dovuto rapportarmi con i ritmi e le abitudini della città , sono dovuto ripartire da zero, però essere cilentani significa anche essere testardi e sanguigni e credo che questa sia la mia vera forza.
Il 9 novembre a Caserta debutta un monologo che ti vede protagonista assoluto. Com’è stato l’incontro con l’autore di “Maldaurora”, Antonio Mocciola?
Io ho avuto la fortuna di conoscere Antonio Mocciola quasi cinque anni fa quando venne a fare delle prove al Teatro ZTN. Da quel momento è iniziata una collaborazione e un amicizia che ci ha visto più volte lavorare insieme . Ho lavorato con lui in “Occhi Delinquenti”, “Dispacci da Mosca ” e infine in “Maldaurora”. Lavorare con lui ti dà la possibilità di scavare a fondo nell’anima del personaggio che si interpreta e nelle tue corde più profonde , cercando di restituire quanta più verità possibile in scena .
Di cosa parla lo spettacolo, e nello specifico il tuo personaggio?
In “Maldaurora” analizziamo la figura di Lautreamont, poeta “maledetto” francese di origine Uruguaiana. Verrà analizzata la sua vita , il suo rapporto conflittuale con la madre, la sua misteriosa morte a soli 24 anni e la sua poetica . Normalmente a teatro si lavora per aggiunta, cioè inserendo elementi e caratteristiche del personaggio per arricchirlo sempre più. Invece in questo caso essendo questo personaggio dotato di incredibile sensibilità e raffinatezza ho dovuto lavorare di remissione, cioè usando una recitazione molto più misurata.
Per tutto il monologo sarai completamente nudo, affidando alla tua sola voce e al tuo corpo il senso dello spettacolo. Come ti approcci a questa esperienza? Come vivi il rapporto col tuo corpo? Il pensiero che sei da solo, nudo, davanti a tanta gente conosciuta e sconosciuta, ti da’ più carica, ti può intimidire o semplicemente ti concentri sul tuo ruolo?
Mi approccio a questa esperienza in maniera molto curiosa , sarà sicuramente uno stimolo maggiore e una sfida per fare sempre meglio. Io credo che un attore oltre alle proprie mani, alla propria voce la propria gestualità e alla propria anima deve essere in grado anche di accettare il proprio corpo e metterlo al servizio del personaggio che interpreta. Sinceramente essere nudo in scena non mi imbarazza , anzi essendo da solo in scena per tutta la durata dello spettacolo cercherò di sfruttare tutta la carica possibile per concentrarmi e dare il meglio di me .
All’interno del tuo percorso attoriale, come si inserisce “Maldaurora”? E’ il tuo primo monologo?
“Maldaurora” è il mio primo monologo quindi sarà una bella sfida. Non avere nessun aggancio , nessun compagno di scena , nessun aiuto mi darà l’opportunità di capire davvero di che pasta sono fatto. Non vedo l’ora di capire fino a che punto potrò spingermi senza mai perdere l’attenzione del pubblico, che dovrà essere necessariamente il mio miglior alleato.
Se dovessi indicare al pubblico che volesse conoscerti come attore uno spettacolo, uno soltanto, che ti rappresenta al meglio, quale indicheresti?
Io provengono dal Teatro ZTN dove lavoriamo prevalentemente con il teatro comico-umoristico, lavoriamo sui ritmi e sulla velocità di battuta. Sul comico ho dovuto lavorare parecchio, perché la comicità è davvero complicata come disciplina. Credo comunque che lo spettacolo che più mi rappresenta sia “Occhi Delinquenti” dove interpretavo Giovanni Passannante, quel personaggio anche per la sua appartenenza (era lucano), e per la sua indole ingenua e sanguigna è il ruolo che più di tutti si avvicina a me.
C’è qualcosa che in teatro, mai e poi mai, ti sentiresti di fare?
Per il teatro sarei pronto a fare tutto e ad accettare qualsiasi sfida , è la mia passione , il mio lavoro il mio mondo felice .
Se c’è qualcuno che ti ha fatto emergere come attore, a chi devi dire grazie?
Devo ringraziare Maurizio D. Capuano che è il mio mentore e il mio più grande insegnante e Antonio Mocciola che grazie alla sua generosità e al suo estro creativo mi ha dato la possibilità di prendere parte a spettacoli che hanno avuto risonanza anche fuori dal contesto teatro napoletano.