Emanuele Di Simone sarà Rimbaud al Cts di Caserta
“Il mio Arthur, nudo e ferito, ma pronto a volare”

Il 10 novembre, al Cts di Caserta, debutterà “Ho scritto il silenzio”, che per la mette in scena la biografia di un personaggio considerato tra i più grandi poeti al mondo, Arthur Rimbaud. Diretto da Giuseppe Brandi e scritto da Antonio Mocciola, lo spettacolo rientra in un fortunato filone, quello del “naked theatre”, che il drammaturgo partenopeo porta in giro ormai da anni, e che in ogni occasione trova colori e significati diversi, a dimostrare che, per citare l’autore “un corpo solo, meglio se nudo, può raccontare meglio di ogni costume e scena, perchè quel che conta è l’anima”. E così sarà, nudo e crudo, per tutto il tempo, l’attore che lo interpreterà. Un’operazione che vede protagonista Emanuele Di Simone, giovane talento cilentano, che abbiamo incontrato per una breve intervista su questo spettacolo e sulla sua promettente carriera.

Come nasce la scintilla che ti ha fatto divenire attore, e quale è stato finora il tuo percorso? 

La scintilla di diventare attore è nata perché ho sempre desiderato farlo, anche se mi sembrava un mestiere impossibile, come quello dell’astronauta. Dopo l’ennesimo esame all’università, ho deciso di trasferirmi a Roma per fare un provino. Da lì mi sono iscritto a teatro, ho iniziato a fare doppiaggio, e così è cominciato il mio percorso.

Il 10 novembre a Caserta debutta un monologo che ti vede protagonista assoluto. Com’è stato l’incontro con l’autore di “Ho scritto il silenzio”, Antonio Mocciola?

Ho incontrato Antonio Mocciola durante la messa in scena della prima versione di uno spettacolo intitolato “Occhi delinquenti”. Mi vide recitare e mi propose di prendere il posto di uno degli attori. Accettai la proposta e iniziai a collaborare con lui insieme a due cari amici e colleghi. Da allora abbiamo realizzato altri spettacoli insieme, fino ad arrivare a questo nuovo progetto.

Di cosa parla lo spettacolo, e nello specifico il tuo personaggio, che al cinema fu interpretato da un giovanissimo Leonardo Di Caprio? 

Lo spettacolo racconta la vita del poeta maledetto Arthur Rimbaud, con un focus sul suo turbolento rapporto d’amore e odio con Paul Verlaine. La trama si svolge subito dopo lo sparo che Rimbaud subisce per mano di Verlaine. Leonardo Di Caprio interpretò Rimbaud nel film, mostrando questa continua altalena emotiva tra il desiderio di libertà e il legame complesso con Verlaine.

Per tutto il monologo sarai completamente nudo, affidando alla tua sola voce e al tuo corpo il senso dello spettacolo. Come ti approcci a questa esperienza? Come vivi il rapporto col tuo corpo? Il pensiero che sei da solo, nudo, davanti a tanta gente conosciuta e sconosciuta, ti da’ più carica, ti può intimidire o semplicemente ti concentri sul tuo ruolo?

Ho un buon rapporto con il mio corpo e mi tengo sempre in allenamento. Essere completamente nudo in scena è una sfida, e all’inizio ero titubante, ma quando entri completamente nel personaggio, ti dimentichi di essere nudo. La concentrazione è tutta sull’interpretazione e sulla profondità delle emozioni da trasmettere.

All’interno del tuo percorso attoriale, come si inserisce “Ho scritto il silenzio”? E’ il tuo primo monologo?

Sì, questo è il mio primo monologo, e non vedo l’ora di portarlo in scena. Le aspettative sono alte, proprio perché voglio affrontare questo progetto con tutto l’impegno possibile, essendo solo in scena senza colleghi con cui condividere il palco. Darò il massimo per riuscire al meglio.

Se dovessi indicare al pubblico che volesse conoscerti come attore uno spettacolo, uno soltanto, che ti rappresenta al meglio, quale indicheresti?

È difficile scegliere uno spettacolo che mi rappresenti al meglio, perché sono affezionato a tanti personaggi diversi. Ogni ruolo che ho interpretato mi ha lasciato qualcosa, quindi non c’è un personaggio specifico che spicca sugli altri.

C’è qualcosa che in teatro, mai e poi mai, ti sentiresti di fare?

Una cosa che non farei mai in teatro è l’opera lirica, perché non ho le competenze tecniche per cantare in quel modo. Amo il teatro, ma quello lirico richiede abilità specifiche che non possiedo.

Se c’è qualcuno che ti ha fatto emergere come attore, a chi devi dire grazie?

Devo molto a Carlo Cerciello, il mio primo maestro, che mi ha introdotto a questo mestiere. Ma è stato Maurizio Capuano a forgiarmi maggiormente, aiutandomi a crescere e a conoscermi come attore.

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