Dissonorata-Un delitto d’onore in Calabria: Saverio La Ruina per un monologo al femminile

In scena lo spettacolo Dissonorata, di Saverio La Ruina, che porta al pubblico una riflessione sul mondo femminile di questi ed altri tempi.

 

Riscoprire luoghi tradizionali e antichi della propria città è sempre un piacere. Ancor più se a farli scoprire è il Prologo dell’Ulivo e della Terra, appuntamento teatrale che anticipa la nuova stagione del Teatro Garibaldi di Bisceglie (inizio il 3 dicembre con Sogno di una notte di mezza estate, per la regia di Claudio Di Palma).

Questo prologo, dedicato alla terra e ai suoi meravigliosi quanto essenziali prodotti, porta alcuni frantoi e imprese locali della città ad ospitare spettacoli, incontri, degustazioni e visite guidate.

Ed è proprio nell’ambito del Prologo dell’Ulivo e della Terra – in collaborazione con Gal Ponte Lama, Linea d’Onda, Biciliae, Tra il dire e il fare, La luna nel letto, Pugliese conserve, Matrototaro food e i frantoi Di Molfetta, Galantino e Simone – che il pubblico assiste, nelle Vecchie Segherie Mastrototaro di Bisceglie, alla performance Dissonorata – Un delitto d’onore in Calabria.

Lo spettacolo (Premio UBU 2007, Premio Hystrio alla Drammaturgia 2010, Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro 2007) è scritto e interpretato da Saverio La Ruina – drammaturgo, attore e regista calabrese di origini lucane, tra i più importanti e interessanti interpreti italiani – che entra in scena completamente al buio. Ad accoglierlo sul palcoscenico, solo una sedia. L’ambiente circostante verrà gradualmente illuminato: non molto distante c’è Gianfranco De Franco, che si occupa della musica dal vivo. Con l’inizio delle prime note comincia anche la storia di Pasqualina, una donna calabrese dalla voce sommessa e dai gesti delicati. La protagonista accompagna il pubblico nel mondo della vita rurale calabrese, lì dove non si andava a scuola e gli unici insegnamenti che si ricevevano erano legati alla campagna: portare al pascolo le pecore, le mucche, piantare fagioli, preparare il pane. Lo spettatore viene così introdotto in questo mondo dove le donne non camminavano sole per la città se non erano sposate, pena l’esser additate e considerate delle “poco di buono”. Qui, le donne – in niente diverse dalle vicine mediorientali con il loro burqa – portavano il lutto per tutta la vita, indossando abiti neri dalle lunghe maniche coprenti senza mai scomporsi, neanche di fronte al caldo afoso della bella stagione. In quell’epoca, vigeva la legge del più forte, e quindi dell’uomo, del padre-padrone. Una legge secondo la quale le donne camminavano “cu a capa vasciata a cuntà i petri pi nterra”. Perché è così che Pasqualina racconta la sua storia, nell’unica lingua che le è stata insegnata: il dialetto calabrese, con lievi sfumature di lucano. E la lingua, seppur inizialmente colga lo spettatore di sorpresa, altro non fa che rafforzare e definire i contorni di un ambiente volutamente oscuro.

Veniamo così a sapere che la protagonista, giovane donna che sogna il grande amore, rimane sedotta dall’uomo-promesso sposo e a lui si concede, anima e corpo, con la promessa che presto si sarebbero sposati. Ma come in ogni tragedia che si rispetti, lui parte lontano, lasciandola con un ventre che cresce pian piano. Quando diventa impossibile nasconderla, la famiglia della giovane donna decide di “pensare a lei”, cospargendola di petrolio e dandole fuoco. Perché il paese parla e l’onore della famiglia va salvato a qualsiasi costo, anche della vita.

Attraverso le vicende della vita quotidiana della protagonista, Saverio La Ruina dipinge un quadro generale della condizione femminile. Con un testo delicato e dei movimenti studiati al millimetro (nonostante la grande naturalezza e quel bisogno di esplodere dei sentimenti – felicità, paura, incomprensione, rabbia, orgoglio materno – che accompagnerà il personaggio per tutto lo spettacolo), l’autore concede al suo personaggio la forza vitale, tipica delle donne. Dissonorata parla di quella forza che emerge nella donna soprattutto in grandi momenti di difficoltà, facendola piegare alle leggi imposte da chi è più forte di lei, dalla società, dai pregiudizi, senza distruggerla mai del tutto, anzi fortificandola nel suo composto dolore. Emblematico è infatti l’aiuto che Pasqualina riceverà dalla zia, a sottolineare come la solidarietà, in questi casi particolari, possa venir solo da un’altra donna. La tragica vicenda viene raccontata in un monologo tra ironia e delicata comicità, potenza delle immagini suggerite e grottesca realtà, da una vecchia signora che ricorda la sua storia, quasi il pubblico fosse insieme a lei intorno al focolare, in una stretta e complice confidenza.

In un’epoca in cui – purtroppo – i soprusi e le violenze sulle donne continuano ad essere così ricorrenti da non far quasi più notizia, spettacoli come questo bellissimo lavoro di Saverio La Ruina scuotono le coscienze e – si spera – sensibilizzano l’individuo sulla questione sempre più pressante dell’attuale condizione femminile.

 

Alessandra Lacavalla

 

DISSONORATA-UN DELITTO D’ONORE IN CALABRIA, visto il 19 novembre 2015, Vecchie Segherie Mastrototaro, Bisceglie

 

di e con Saverio La Ruina

musiche dal vivo Gianfranco De Franco

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