“Dating house”, in un cortometraggio
la mancanza di riferimenti familiari

Nella splendida cornice di Palazzo Venezia, all’interno della civettuola Casina Pompeiana, è stato presentato agli addetti ai lavori il cortometraggio “Dating house”, su soggetto e regia di Diego Sommaripa, fondatore di Cicala Film assieme allo sceneggiatore Antonio Mocciola.

Dopo “Ti lascio la luce accesa”, e nell’attesa del terzo cortometraggio (“Squarciagola”, in arrivo in autunno), è dunque la volta di “Dating house”, che mette al centro l’universo maschile secondo due opposte visioni del mondo: in una “dating house” dove domina l’elemento femminile (ma comanda un uomo) non c’è amore, in una casa senza donne (la madre scomparsa, un padre con due figli maschi problematici) le tensioni non riescono ad esprimersi. Finchè proprio l’elemento debole non prende in pugno la situazione, con la forza dell’amore. Un gestore di una casa d’appuntamenti e un ragazzo dagli irrisolti conflitti familiari entrano in rotta di collisione, mettendo le loro vite (e le loro certezze) a soqquadro.

Un cast ricco e variegato, in cui svetta la presenza di Peppe Celentano, padre tormentato e amareggiato dalla vita, costretto ad assistere allo sfascio della famiglia e di due figli in conflitto (l’intenso Luigi Shika col promettente Salvatore Ciurlo). Il primo s’innamora di un tenutario di un bordello (il sempre impeccabile Diego Sommaripa), incrinandone – ma non fino in fondo – le certezze). Molto efficaci le atmosfere musicali create da Gianluigi Capasso, e piacevolmente spiazzanti le due sfolgoranti figure femminili (la briosa Marianna Brunetti e l’ipnotica Maria Basilicata). I momenti brillanti sono affidati a Peppe Ariano, Gennaro D’Alterio, il piccolo Emanuel Mauriello e i tre giovani Marco Esposito, Francesco Pio Aiello ed Arcangelo Orefice, che aprono il film introducendoci nell’atmosfera della “dating house”.

Un bel lavoro, dalle tante possibili letture, che regala uno squarcio di Napoli non banale e che ha buone possibilità di lasciare una traccia anche in percorsi festivalieri, specie sulle crisi d’identità delle famiglie.

Emil Caruso

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