“La soggezione” approda al Nuovo Sancarluccio


NUOVO TEATRO SANCARLUCCIO

via San Pasquale 49, Napoli

SABATO 28 MAGGIO ore 21

DOMENICA 29 MAGGIO ore 18

LA SOGGEZIONE

di Antonio Mocciola

Con Giuseppe Carosella e Renato Fontanarosa

Regia Giuseppe Fiscariello

Aiuto-regia Livia Berté

Un allievo, un maestro, un convitato di pietra. Sentimenti opposti e lancinanti alla base di un legame troppo intenso per essere ipocrita, che deflagrano dopo anni di bugie. In uno spettacolo teso e tagliente, tutti i colori possibili di uno stato d’animo che raggela, e riscalda, senza trovare mai un baricentro: la soggezione

La soggezione é un sentimento nobile, nel provarla ci ricorda chi siamo, ci riporta sulla terra, ci rigenera umiliandoci, assestando un colpo al cuore all’autostima. La soggezione é comoda, delega ad altri il destino della nostra vita, giustifica la nostra assenza. Un allenatore di nuoto e il suo pupillo, intrecciati da troppi segreti e non-detti. Un legame di lavoro, che vive di regole, di confini, di perfetto squilibrio. Uno comanda, l’altro esegue. Nella meccanica perfetta qualcosa s’inceppa. Arriva il grande intruso: l’amore. E il gioco non vale più la candela. La soggezione é potente come un uragano ma fragile come un cristallo. Quando piomba nella nostra vita, si annuncia con un brivido di eccitata paura. E allora teniamocela stretta, innaffiamola come un fiore, con attesa e cura. Perché poi appassisce, e noi con lei. Incantesimo fugace, come la nostra vita. La soggezione é una sferzata di gioventù. Godiamocela.

NOTE DI REGIA

La Soggezione, sin dalla sua prima lettura, mi ha colpito particolarmente. È un testo densamente strutturato, che percorre nella sua narrazione, una linea temporale presente, in cui lo spettatore si fa proprio voyeur della vicenda, attraversando anche una linea temporale passata, dove i numerosi flashback raccontano ulteriori dettagli sulle vicende umane che abbracciano i due protagonisti, fino ad una futura, In un finale che scriverà le sorti dei due protagonisti. Come l’autore, Antonio Mocciola ci ha tenuto più volte a sottolineare, è un testo su l’essere ‘uomini’ , non nel senso di genere, ma nel senso di essere ‘esseri umani’.

In una affermazione di Jerzy Grotowski che mi piace sempre ricordare, è contenuto tutto il mio pensiero sulla regia di questo testo:

Eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato (il palcoscenico), senza gli effetti di luce e suono, etc. Non può esistere senza la relazione con lo spettatore in una comunione percettiva, diretta.”

Un testo così potente, a mio modesto parere non necessita di una rappresentazione ‘colorata’ con trovate sensazionali, o particolari fronzoli. Credo invece in una regia che accompagni il testo, in maniera discreta, che lo aiuti a venire ancora più fuori, grazie alle interpretazioni dei due protagonisti Peppe Carosella e Renato Fontanarosa.

Lo spazio scenico, senza alcun elemento sarà al servizio dei sentimenti dei due protagonisti attraversando tutte le fasi emozionali e temporali della vicenda, allargandosi e restringendosi a seconda delle loro interazioni. Il mio desiderio è quello di tenere incollato l’occhio dello spettatore allo spioncino della serratura di questa piscina immaginaria, Guardando solo i due protagonisti, e niente altro.

La soggezione, sentimento che dà nome al testo, non è da intendersi necessariamente in chiave negativa: è quello che proveremo a raccontare.

Giuseppe Fiscariello

Share the Post:

Leggi anche