“Cronaca di un amore rubato”: rappresentare il dolore attraverso la parola

Al Teatro Goldoni di Firenze l’intenso spettacolo-denuncia di Federica Di Martino tratto da un racconto di Dacia Maraini.

In vista della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” (25 novembre) Federica Di Martino ha proposto al pubblico del Teatro Goldoni di Firenze “Cronaca di un amore rubato”, intenso monologo tratto da un racconto di Dacia Maraini dal titolo “Cronaca di una violenza di gruppo”, edito nella raccolta “L’amore rubato”. Una nuova produzione della Fondazione Teatro della Pergola che inaugura così una serie di quattro drammaturgie declinate al femminile pensate dal direttore artistico Gabriele Lavia per il palcoscenico di via Santa Maria. Seguiranno “America” di Franz Kafka (20-25 gennaio 2015), “Gli Innamorati” di Goldoni (27 gennaio-1 febbraio 2015) e “Sette minuti” con Ottavia Piccolo (3-8 marzo 2015).

La storia, ispirata a una vicenda realmente accaduta a Montalto di Castro, assomiglia a tante, troppe vicende di cronaca nera che si leggono quotidianamente sui giornali: quattro liceali sequestrano una studentessa di tredici anni e, dopo averla violentata per ore, l’abbandonano, in fin di vita, in un casolare isolato. Uno stupro di gruppo mai condannato, con tutti i colpevoli assolti, malgrado la denuncia, malgrado i testimoni, malgrado ogni logica e buon senso.

Su di un palcoscenico nero, buio come la notte che la vittima, ancora bambina, è costretta a vivere, le parole scorrono veloci, taglienti come la lama di un coltello. Ci troviamo in un luogo fisico, certo, ma anche in uno spazio dell’anima, quell’anima ferita a morte, che rivive la violenza subita attraverso le parole degli altri. Il proscenio è ricoperto di terra, come il campo in cui è stata stuprata, e al posto degli alberi ci sono freddi tubi metallici che reggono dei fari puntati al centro: un atto di accusa, ma, come vedremo, non verso i responsabili di quella violenza. Una violenza ricostruita in scena attraverso vari punti di vista, quelli delle deposizioni rilasciate al commissariato. Una bravissima Di Martino, con un artificio tipico del teatro di marionette o dei pupi, utilizza un elemento presente in scena (un cappello, un bastone, una parrucca) e, lavorando su mimica e vocalità, caratterizza i vari personaggi: il prete che non conosce la carità, l’infermiera pronta ad accusare le gonne troppo corte, il preside preoccupato del buon nome della scuola, finanche il padre, concentrato più su se stesso che non sulla figlia. Le voci che parlano, dunque, sono quelle ipocrite e pavide dei suoi carnefici, ma anche di chi avrebbe dovuto proteggerla e che invece l’ha resa un oggetto scomodo: una parrucca rossa come i suoi capelli, distrattamente abbandonata e calpestata, di cui liberarsi al più presto. Una vittima prima. Una vittima dopo. Non è lei la protagonista, nonostante la forza dimostrata nel sopravvivere e il coraggio avuto nel denunciare.

E i pregiudizi degli adulti diventano quelli dei giovani, di adolescenti incapaci di capire la gravità delle proprie azioni. E, in fondo, lasciati soli anche loro. Anche loro vittime di una società che non sa riconoscere i propri fallimenti, pronta solo a dare la colpa al ‘diverso’, all’altro da sé. Fino alla scena finale della festa offerta al paese dal padre di uno degli aguzzini finalmente assolti. E la sua frase «sempre vince l’innocenza» piomba sul pubblico in platea come un macigno. Non resta che sperare che la polvere che si solleva quando l’attrice si muove in scena sia quella stessa polvere che un giorno si solleverà dalle coscienze di tutti noi.

Firenze – TEATRO GOLDONI, 18 novembre 2014

Lorena Vallieri

CRONACA DI UN AMORE RUBATOtratto dal racconto “Cronaca di una violenza di gruppo” di Dacia Maraini. Di e con Federica Di Martino; produzione: Fondazione Teatro della Pergola.

Foto: Filippo Milani.

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