Al Cimitero Evangelistico degli Allori di Firenze, NEM presenta lo spettacolo itinerante che rende omaggio a Oriana Fallaci nel nono anniversario dalla sua scomparsa.
«La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino». Sembra una contraddizione lo spettacolo che omaggia, a nove anni dalla scomparsa, la grande Oriana Fallaci, scrittrice, o meglio scrittore fiorentino – per usare la definizione arae perennius con cui ha voluto essere ricordata sulla sua lapide – venuta a mancare il 15 settembre del 2006. Nel cimitero evangelico degli Allori è stato presentato “Don’t cry”, non una semplice rappresentazione, ma un vero e proprio viaggio nell’inesauribile confronto tra la vita e la morte. Il luogo silenzioso e “disabitato” dell’eterno riposo è diventato così il palcoscenico delle coreografie di Roberto Sartori per Kaos Balletto di Firenze che, in collaborazione con Mario Setti, responsabile della messa in scena, e Paolo Magni, per le luci, ha realizzato un’esperienza itinerante per lo spettatore che si è lasciato fisicamente guidare in un percorso di progressiva scoperta e coscienza.
Non un teatro quindi, né platee per il pubblico che osserva staticamente ciò che avviene davanti a sé, ma un luogo ampio e silenzioso, colmo di lapidi e sculture commemorative nel ricordo di chi ha lasciato la vita terrena, quello in cui NEM – Nuovi eventi musicali ha voluto scommettere. Lo spettatore, per entrare in questa «nuova dimensione», è stato letteralmente invitato a “spogliarsi” delle cose di tutti i giorni, per compiere a piedi un viaggio che potesse coinvolgerlo totalmente. Una rappresentazione che si è servita tanto dei suoi interpreti, quanto del luogo fisico per esaltare alcune sensazioni che appartengono all’essenza stessa dell’uomo e che determinano la sua sostanza. Ognuno dei presenti a questo vero e proprio progetto artistico si è ritrovato a far parte, inconsciamente, di una processione che procedeva per tappe, sei in tutto, ognuna delle quali ha previsto un segmento coreografico in cui i danzatori, come fantasmi, sono apparsi, hanno raccontato un frammento di storia e poi sono di nuovo scomparsi come in dissolvenza, nella notte. “Don’t Cry”, attraverso questa narrazione per immagini, ha portato in scena l’amore, gli affetti, la passione, il sogno, la fantasia e tutti quegli elementi che permettono all’essere umano di sentirsi non solo materia, ma corpo che ha coscienza e soprattutto sente. Ciò che sembra un paradosso infatti, ovvero il fatto di voler esaltare le sfumature di certi impulsi e le emozioni in un cimitero che è per eccellenza il luogo della non-vita, non è altro che il modo più semplice per dimostrare che è possibile parlare di alcuni elementi solo attraverso il proprio contrario, come in un gioco di (in)esistenze.
L’atmosfera dei momenti di “sosta”, colorata anche dai chiaroscuri di luci che hanno lasciato in penombra la distesa di storiche tombe, è stata arricchita dalla musica di Bach fatta rivivere da Valeria Brunelli che in diretta ha suonato e riproposto la “Suite numero 1 per violoncello solo BWV 1007” su cui sono state elaborate le coreografie non tanto nell’esaltazione di una tecnica, quanto nella volontà di dare forma ai sensi e alle emozioni. Per questo motivo anche gli abiti delle ballerine erano essenziali, privi di orpelli e soprattutto bianchi, come una tela su cui poter dipingere qualsiasi tipo di sentimento. Ciò che davvero ha spiccato non con invadenza ma con la discrezione di un elemento indispensabile al racconto, è stata la presenza di un drappo rosso, attraverso cui è stato possibile rendere l’immagine di un legame: amoroso, affettivo, intimo, fervido o anche puro come quello tra madre e figlia, quindi di quei sentimenti che esistono dalla relazione con un altro da sé.
Il percorso ha inevitabilmente condotto al luogo a cui l’intero spettacolo ha voluto rendere omaggio: la lapide con la sola iscrizione «Oriana Fallaci – Scrittore». Tutta l’attenzione degli spettatori è stata richiamata dal simbolo che in quel momento ha rappresentato il concetto di memoria attraverso il ricordo, ovvero da ciò che rende in qualche modo eterno anche ciò che non esiste più fisicamente.
Numerose corone di fiori sono state sistemate ai piedi della tomba della giornalista più conosciuta e forse più apprezzata al mondo ed attraverso il suo ricordo è stato possibile riflettere sul fatto che «la vita ha 4 sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince».
Firenze – CIMITERO EVANGELISTICO DEGLI ALLORI, 15 settembre 2015
Laura Sciortino
DON’T CRY – Coreografie: Roberto Sartori; Maître de Ballet: Katiusca Bozza; Interpreti: Kaos Balletto di Firenze – Claudia Landone, Chiara Prina, Federica Capozzoli, Valentina Messieri, Christian Fara, Gianmarco Norse, Daniel Martinez; Luci: Paolo Magni; Violoncello: Valeria Brunelli; Messa in scena: Mario Setti; una Produzione: NEM- Nuovi Eventi Musicali per Fondazioni Pubbliche Assistenze e Comitato Consorziale delle chiese evangeliche.