Roberta Misticone”,I bivi del destino

Se c’è una combinazione davvero difficile da ottenere, è quella che fonde la bellezza e la simpatia, specie in campo artistico. A Roberta Misticone l’impresa riesce. Sulle scene dal ’94 (anche se è del ’79), parla del suo debutto con autoironia. “Ho partecipato al discusso “Pianese Nunzio” di Capuano, ero davvero molto piccola. Ricordo tutto con grande emozione, ma l’unica battuta che dovevo pronunciare è stata poi tagliata nel montaggio! Ma con Antonio abbiamo poi lavorato tanti anni dopo, e dunque tutto torna”. Se il cinema non le ha regalato momenti d’oro (era la profumiera nel “Principe abusivo” di Siani) la televisione e soprattutto il teatro le hanno dato tanto. “Ho incontrato – ricorda – tanti maestri, caratteri non facile che mi hanno forgiata, ma anche – spesso – sfiancata. Ho avuto il coraggio di andarmene, anche da situazioni molto vantaggiose, quando ho capito che il mio benessere si stava logorando”. Ed ecco dunque l’esperienza con Luigi De Filippo (“Un maestro, a suo modo. In scena ti lascia molta libertà, mi ha insegnato ad autodirigermi”), Alessandro D’Alatri (“Un altro maestro, mi ha dato l’opportunità di lavorare con Gianfelice Imparato. Mi ha fatto capire il valore della verità in teatro, come “non” recitare”) e Carlo Giuffré (“Meticoloso, preciso, professionista, ti dice tutto, ma proprio tutto, quello che devi fare in scena”). Reduce dal successo de “La dance des amantes” a Villa Pignatelli e a Valva, nel cilento, diretta da Sara Sole Notarbartolo, nel ruolo brillante di una donna di paese (spettacolo che approderà al Festival di Liegi), Roberta non ha dubbi nell’indicare il suo teatro preferito: “Quello che ho fatto con Mimmo Borrelli, l’apice della mia espressione artistica. In “Sepsa” ero la moglie dello zingaro Petru, il musicista ucciso nella stazione della Cumana. E’ stata un’esperienza in cui emotività e tecnica si sono unite perfettamente, anche grazie al sostegno di un gran testo”. I premi Nike per il teatro, l’affetto del pubblico, la bellezza (“mi ha aiutato, inutile negarlo. Ma ho amato anche imbruttirmi, ad esempio in “Bambine birichine”, ed è stato liberatorio”), la Misticone ha precisi punti di riferimento artistici: “Anna Magnani in primis, ma perché no, anche la Gina Lollobrigida de “La donna più bella del mondo”…”. E a proposito di Roma, un’esperienza dolceamara: “A Roma per mantenermi facevo un’altro lavoro, ma è stato proprio in quel frangente che sono stata notata da Avallone e si sono aperte diverse porte. Forse avrei dovuto insistere sul lato diciamo così, delle public relations, su cui non sono forte, ma tutto sommato non ho grandi rimpianti. Ho detto no a proposte che non mi convincevano, tipo Un posto al sole, ma Roma mi ha dato anche tanta solitudine. Sono tornata a Napoli, che un tempo vedevo pericolosa ed ostile, e che invece ora mi protegge. E, stanca di girare per l’Italia in tournée, ho trovato la mia dimensione nell’insegnamento, specie ai ragazzini, all’Airots di Salvatore D’Onofrio, un nuovo spazio davvero interessante, e al Diana. Ma a Napoli ci sono ottime scuole, come l’Elicantropo ad esempio, per i più grandicelli”. La televisione, poca ma incisiva: è stata Patrizia, la madre di Diego in Gomorra, e Maria, la miglior amica di Bianca Guaccero in “Capri”. E poi, i classici ringraziamenti: “A Lucio Allocca, un maestro anche di umanità, e ai miei. Mio padre poteva essere un grande attore, la gelosia di mia madre l’ha frenato – sorride – ma mi piace ricordare anche Ciro Sabatino, con cui mi diverto molto ad interpretare le cene con delitto, Paolo Spezzaferri, ottimo formatore, ed Antonello Avallone, proprietario del Teatro dell’Angelo che un giorno, a Roma, mi indicò la strada”. I bivi del destino, che non finiscono mai.
Antonio Mocciola

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