“Lo inferno”, se l’eternità fa paura

A concludere la rassegna “I diversi volti del teatro” è andato in scena, al Teatro La Ribalta di Salerno, “Lo inferno”, della compagnia torinese Livingston teatro. Occasione perfetta per conoscere il lavoro di due ottimi attori, Narhalie Bernardi e Claudio Sportelli, ed un testo raffinato, mai banale, che offre diverse chiavi di lettura. Il tema è lo scorrere del tempo, cristallizzato nei gesti meccanici dei due protagonisti, marito e moglie, di cui sappiamo poco, e quel poco deve bastare. Quello che arriva, e arriva potente, è il senso – in fondo terrificante – dell’eternità. Una condanna che può portare claustrofobia, nella quotidianità stantia di gesti ripetuti, di meccanismi collaudati e, appunto, infernali. Ma cambiare, in fondo, si può. La Bernardi e Sportelli, anche regista dello spettacolo, magnetizzano l’attenzione, con tempi da metronomo e pochissimi elementi scenici. Tanto basta per emozionare. Tra ricordi, specchi e accenni beckettiani, “Lo inferno” scorre sinistro e inquietante, assolvendo in pieno alla missione del teatro: destabilizzare.
Anna Gammaldi

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